La tendenza a essere sociali è uno degli aspetti più notevoli degli esseri animali. E non si deve pensare solo alle specie altamente sociali. Esempi di organizzazione sociale arrivano dai gatti selvatici, che vivono e cacciano solitari, evitando il contatto con altri individui, a parte quando è il momento di riprodursi, come anche dalle formiche, che trascorrono tutta la vita vivendo in colonie affollate.
Il termine “organizzazione sociale” si utilizza per definire, a livello di popolazione, le modalità di interazione reciproca fra i membri di una specie. Nel regno animale, l’organizzazione sociale può assumere forme molto diverse. Come ho già avuto modo di raccontare, le femmine di orca assassina possono vivere nella stessa unità famigliare, chiamata pod, anche per decine di anni, facendo le nonne. I pod sono un classico esempio di società animale. Non sempre, però, l’organizzazione sociale è così stabile e complessa. A volte, come avviene in alcuni stormi di uccelli, gli individui restano insieme solo alcuni mesi all’anno, durante i quali sviluppano interazioni sociali inter-individuali; in altri casi, come per le drosofile della frutta, gli individui si aggregano solo in presenza di fonti di cibo interessanti.
I canidi: una famiglia biologicamente affascinante
Pressoché tutti gli animali, comunque, almeno in alcune fasi della vita, vivono in coppie o in gruppi, creando interazioni sociali. I tipi di organizzazione sociale possono variare notevolmente anche all’interno della stessa famiglia. Prendiamo, ad esempio, i canidi.
Con 36 taxa classificati in 13 generi, diffusi quasi in ogni parte del mondo, i canidi rappresentano una delle famiglie più importanti di carnivori. Volpi, dingo, lupi, sciacalli, coyote, cuon alpini e vari altri cani selvatici, che compongono questa famiglia, occupano infatti tutti i continenti tranne l'Antartide. Il lupo grigio (Canis lupus), da solo, era in origine il mammifero terrestre più diffuso; più recentemente ha poi dovuto cedere il trono alla volpe rossa (Vulpes vulpes). Dal punto di vista biologico, la famiglia dei canidi è molto affascinante. Al suo interno, ad esempio, include specie di dimensioni molto variabili: si va dalla volpe di Blanford (Vulpes cana) e dal fennec (Vulpes zerda), o volpe del deserto, che possono pesare meno di 1 kg, al lupo grigio che supera i 60 kg.
La disponibilità di cibo influenza la distribuzione e le dinamiche delle società dei canidi
La variabilità geografica dei canidi è associata alla variabilità delle dimensioni corporee, la quale, a sua volta, varia in funzione della diversa disponibilità di cibo: i canidi piccoli, come il fennec, vivono in habitat aridi e poveri, che sono sostenibili solo per animali con una piccola massa corporea. I grandi canidi, invece, come il lupo etiope (Canis simensis) e il licaone (Lycaon pictus), popolano habitat in cui vi è abbondanza di prede. Secondo Geffen et al. (1996), però, la scarsa disponibilità di cibo può condizionare le loro dinamiche sociali, rendendole talvolta insolite. Il lupo etiope, ad esempio, che si ciba quasi esclusivamente di piccole prede, vive in gruppo, ma caccia prevalentemente da solo. Similmente, il lupo dalla criniera (Chrysocyon brachyurus), o crisocione, che abita nelle savane sudamericane e si nutre principalmente di roditori e di frutta, vive addirittura isolato. Sembra essere facoltativamente monogamo, e le coppie, che si formano quando vi sono piccoli da accudire, non si vedono spesso insieme.
Caccia in gruppo o in solitaria: tutta una questione di dimensioni
I canidi appartenenti alle specie più piccole sono cacciatori solitari mentre quelli di media taglia a volte cacciano in gruppo. Con qualche eccezione, come quelle che abbiamo appena visto, la caccia in gruppo diventa la regola, invece, per i grossi canidi. I licaoni, ad esempio, sono predatori che cacciano in gruppo, utilizzando diverse strategie. Capita che alcuni individui si nascondano, mentre gli altri spingono la preda prescelta nella loro direzione; oppure, che i partecipanti alla battuta di caccia si diano il cambio nel rincorrere un’antilope, alternandosi in una sorta di staffetta fino quando non riescono a sfinirla. Le iene maculate, carnivori che assomigliano molto ai canidi, pur non essendolo, cacciano in gruppi di dimensioni che variano a seconda della taglia della preda: bastano una o due iene quando la preda è una gazzella, mentre servono 10-11 individui se l’obiettivo è una zebra. La cosa interessante è che, come lo sappiamo noi, lo sa anche la zebra! Le zebre, infatti, ignorano una iena solitaria, mentre si allarmano moltissimo solo quando le vedono sopraggiungere in folti gruppi.
Le “quote rosa” nelle società dei canidi
La parità di genere, almeno in termini numerici, varia tra i canidi in relazione alle dimensioni corporee. Quando vivono in gruppo, nelle specie piccole, come la volpe rossa, si osserva una dominanza delle quote rosa: sono più le femmine dei maschi. Per le specie di medie dimensioni, come gli sciacalli, il rapporto tra i sessi è invece di 1:1, mentre in quelle più grandi, come il licaone, nel gruppo prevalgono i maschi. Questo è forse correlato con il sistema nuziale da loro adottato. Pur essendo monogami, infatti, nei licaoni esiste una certa tendenza alla poliandria: capita, cioè, che nello stesso ciclo riproduttivo le femmine si accoppino con più maschi.
Insomma, l’organizzazione sociale che siamo abituati a vedere nei nostri cani di famiglia non trova riscontro in tutte le specie di canidi selvatici. Vivere e cacciare in gruppo ha certamente i suoi vantaggi, ma attenzione, perché non è tutto oro quello che luccica: può anche voler dire competizione, maggior rischio di trasmissione di malattie o infedeltà coniugale.
Bibliografia
Sillero-Zubiri, C., Hoffmann, M. and Macdonald, D.W. (eds) (2004). Canids: Foxes, Wolves, Jackals and Dogs. Status Survey and Conservation Action Plan. IUCN/SSC Canid Specialist Group. Gland, Switzerland and Cambridge, UK. x + 430 pp.
Geffen, E., Gompper, M.E., Gittleman, J.L., Luh, H.K., Macdonald, D.W. and Wayne, R.K. (1996). Size, life- history traits, and social organization in the Canidae: a reevaluation. American Naturalist 147:140–160.