Un salvataggio che si è concluso, purtroppo, nel peggiore dei modi a causa di una patologia poco conosciuta che nei mammiferi ha esito letale: la malattia di Aujeszky, una malattia virale a diffusione mondiale che colpisce in particolare modo i suini. A contrarla, stando a quanto riferito dall’Enpa di Genova, una volpe soccorsa dai volontari nei boschi di Serra Riccò.
La vicenda è stata raccontata dalla stessa Enpa, e risale a qualche giorno fa. La volpe, un maschio adulto, è stata notata nell’entroterra di Genova da alcuni escursionisti che hanno immediatamente segnalato la sua presenza all’associazione. Gli operatori si sono precipitati sul posto e hanno individuato subito l’animale, notando una profonda ferita all’orecchio e lo stato confusionale ed estremamente debilitato in cui si trovava. Recuperarlo però non è stato semplice: «Al nostro arrivo è fuggito tra i rovi e a quel punto la faccenda si è fatta davvero complicata – hanno spiegato dall’Enpa – un vero e proprio groviglio di spine, cresciute incolte fino a ricoprire il fianco di una collinetta, in cui anche la volpe si muoveva a fatica. Con grande fatica siamo riusciti a individuarla, e solo perché di tanto in tanto si lamentava e si contorceva dal dolore».
Gli operatori dell’Enpa sono riusciti a raggiungere la volpe soltanto dopo due ore, e si sono subito diretti al Centro Recupero Animali Selvatici (Cras) di Campomorone. Dove la situazione è precipitata: «Dopo appena un paio d'ore, la volpe è deceduta tra spasmi e lamenti. Fino all'ultimo ha tentato disperatamente di grattarsi quell'orecchio, evidentemente in preda a un dolore e a un fastidio indescrivibili. A quel punto è stato chiaro che la volpe non aveva ricevuto morsi, ma si era ferita da sola l'orecchio grattandosi furiosamente».
Che cos'è la malattia di Aujeszky
Alla luce delle ferite e dei sintomi manifestati dall’animale, i veterinari del Cras hanno ipotizzato che avesse contratto la malattia di Aujeszky, di cui i suidi – maiali e cinghiali – sono ospiti naturali, unica fonte d’infezione della malattia per altre specie animali sensibili. Come spiega l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna, tutte le specie di mammiferi a eccezione dei primati e dell’uomo, sono sensibili al virus, ma fungono solo da ospiti accidentali e fondi ciechi epidemiologici perché quando si infettano sviluppano una forma nervosa mortale, ma non sono in grado di trasmettere l’infezione ad altri animali. L’uomo non è sensibile al virus, proprio come accade per la peste suina, ma il morbo di Aujeszky è letale per i carnivori selvatici, come appunto volpi, lupi e orsi, e per i cani.
«Il passaggio di questo virus ai carnivori predatori è possibile e potrebbe determinare la morte di specie di elevato valore protezionistico. Similmente, è possibile che i cani utilizzati per la caccia al cinghiale possano contrarre la malattia. Il contagio del cane avviene in generale per ingestione di visceri e/o per contatto diretto di ferite, tagli, graffi con un cinghiale infetto che però risulta difficilmente identificabile perché la forma clinica non è evidente – spiega l’Istituto Zooprofilattico – Nei cani si sviluppa una forma clinica molto grave preceduta da un periodo di incubazione che varia da 2 a 4 giorni. Gli animali presentano perdita di appetito, salivazione, vomito e difficoltà respiratoria, in generale senza febbre. I periodi di apatia si alternano a periodi di eccitazione. I cani mordono l’aria senza attaccare l’uomo. Diventano intimoriti e bevono eccessivamente acqua. In molti casi si possono osservare anche gravi forme di prurito accompagnato da automutilazione. La morte avviene in generale dopo 24-48 ore dall’inizio dei sintomi. I soggetti che hanno contratto il virus non possono però trasmetterlo ad altri cani».
A oggi non esistono cure per la malattia di Aujeszky, come hanno tristemente potuto constatare gli operatori che hanno recuperato la volpe: «Purtroppo, dopo aver fatto tanta fatica per recuperare la volpe, non abbiamo potuto fare altro che vederla morire e sentirci impotenti – concludono amareggiati dall’Enpa – Nonostante questi brutti momenti, andiamo avanti convinti di continuare a fare tutto il possibile per loro»