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Ora vive a Monte Adone, in un Centro di recupero per animali selvatici. La sua fortuna è stata l’arrivo nel giardino della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Bologna, dove si aggirava da martedì scorso. Al centro di questa storia c’è una volpe affetta da rogna. Ormai era senza pelo e piena di piaghe, in condizioni particolarmente critiche.
L’animale, un po’ sospettoso, non voleva farsi accalappiare. Gli agenti della Polizia locale della Città metropolitana sono stati in grado di prenderla dopo quattro giorni e attraendola con un po’ di mortadella. I poliziotti l’hanno poi consegnata ai veterinari dell’ambulatorio Levante per le prime cure e poi consegnata al Centro di recupero: lì la cureranno e cercheranno di riportarla, nel più breve tempo possibile, nel suo habitat naturale.
La rogna di cui soffre la volpe è causata dall’acaro Sarcoptes scabiei. È lui a scavare vere e proprie gallerie sotto la pelle dell’animale e a deporre lì le uova, che si schiudono in un paio di giorni (fino a diventare completamente maturi dopo due o tre settimane). L’acaro della scabbia si nutre della pelle e può arrivare fin negli strati profondi.
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I sintomi che colpiscono l’animale sono la classica perdita del pelo, le croste sulla pelle, l’inappetenza, il prurito. Proprio quando inizia a grattarsi, la situazione peggiora, con sanguinamento e infezione. Sono il gomito, le orecchie e il muso le parti più critiche per l’animale, a tal punto che può morire nell’arco di un trimestre.
La malattia è trasmissibile sia agli animali domestici sia, ma in modo molto meno frequente, agli umani. Nel caso in cui ci si dovesse imbattere nel proprio cane con una sintomatologia simile (e che è entrato in contatto con una volpe malata), è fondamentale contattare un veterinario che saprà dare il trattamento per le cure più adeguate.
