Era nascosta tra la vegetazione accanto a una pista ciclabile. Sarebbe probabilmente morta lì se una signora di buon cuore, a spasso con i suoi cagnolini, non l’avesse notata cercando immediatamente dei soccorsi. Una volpe ferita è stata recuperata a Monteroni di Lecce, a pochi passi dalla Strada Provinciale 6 che dal paese arriva in città. A venire in supporto dell’animale ci hanno pensato le guardie zoofile del NOGRA, arrivate in breve tempo nel piccolo comune del Parco del Negroamaro.
«Abbiamo ricevuto la chiamata da questa signora gentilissima – ha spiegato a Kodami la guardia zoofila Enrico Danese – ci ha subito detto che sarebbe rimasta vicina alla volpe fino al nostro arrivo. Ed effettivamente così è stato. Era un esemplare femmina giovane, sicuramente investita. Se non fosse stato per il trauma sarebbe apparsa come un animale in salute, senza segni di rogna (come spesso capita con le volpi, ndr) e con un pelo bellissimo. Però non riusciva a stare in piedi. Si alzava, faceva un metro e mezzo e poi cadeva di nuovo».
Con l’esperienza di svariati di recuperi di questo tipo, la guardia zoofila ha provato prima di tutto a distrarre l’animale con un telo per evitare che reagisse al contatto con l’uomo. Spaventata dalle ferite avrebbe potuto facilmente mordere per legittimo istinto di difesa. Dopo alcuni tentativi, l’uomo è riuscito a farla entrare in una gabbietta per trasportarla nel più breve tempo possibile dai veterinari. La volpe, così, è stata trasferita al CRAS di Calimera per ricevere tutte le cure del caso.
Al momento le notizie sulle sue condizioni non sono confortanti: «Ha ricevuto un trauma al treno posteriore e alla colonna vertebrale – ha spiegato a Kodami la responsabile per la fauna selvatica del Centro – Arrivata in ipotermia e con un’emorragia addominale, la giovane volpe è stata stabilizzata dal nostro veterinario Gianluca Nocco e ora lotta per la vita. Le volpi quest'anno sono tantissime, purtroppo».
Solo nelle ultime settimane episodi di questo tipo si sono ripetuti più e più volte. In Puglia abbiamo raccontato di esemplari che si sono avvicinati al centro abitato a Molfetta e a Brindisi. Ma i casi simili si ripetono in tutta Italia, per esempio a Roma dove pochi giorni fa una volpe zoppicante è stata avvistata sui binari della metro C. Sarebbe opportuno interrogarsi sulle ragioni di un incremento così significativo dei recuperi e, purtroppo, anche delle mere constatazioni di decesso.
«Ne vediamo tante morte sulle strade statali – ha proseguito la guardia zoofila del NOGRA – vengono spesso investite. Quest’anno, poi, ce ne sono veramente tante. Non sappiamo ancora come mai. C’è un altro tema, il fatto che chi investe non chiama i soccorsi e va via. Succede tanto per la fauna selvatica quanto per i gatti e i cani. Ed è una cosa bruttissima. Non si chiede a chi si ritrovi in una di queste situazioni di scendere dall’auto per prestare soccorso. Sicuramente mancherebbero le competenze e le attrezzature adatte. Oltretutto non si deve assolutamente intervenire direttamente perché l’animale ferito può reagire in modo aggressivo. Devono solo chiamare gli organi competenti. Anche perché dallo specchietto retrovisore lo vedi che cosa gli hai fatto, magari senza colpe. Lo stai guardando buttato in un angolo o che si sta contorcendo dal dolore. Si può essere tanto insensibili? Se quella signora non avesse visto la volpe, la poverina sarebbe morta lì. Magari soccorrendola prima le sue speranze di farcela sarebbero state migliori».
Ribadiamo, dunque, l’importanza di chiamare immediatamente i numeri delle forze dell’ordine preposte in caso di investimento di animale. A prescindere dal fatto che si tratti di un selvatico o di un animale domestico, è doveroso non andare oltre sia per motivi etici che per indicazioni di legge. L’omissione di soccorso rappresenta un illecito amministrativo punito con una sanzione pecuniaria. Sebbene la condotta non sia ritenuta penalmente rilevante, fermarsi per prestare aiuto resta obbligatorio. D’altronde la storia recente ci insegna che di casi come quello di questa volpe ce ne sono tanti. Ultimo quello del lupo Liko, morto dopo che proprio il personale del Cras di Calimera aveva fatto di tutto per restituirgli la vita. La stessa vita che qualcuno sulla strada gli stava togliendo. Un tentativo che, almeno in quel caso, purtroppo, non è andato a buon fine.