Non è più tempo di fare polemiche ma di tirare le somme e fare sì che le cose cambino. L'argomento sulla bocca di tutti è quello legato a fatti orribili di cronaca recenti che hanno portato alla morte di due bimbi, uno a Eboli in provincia di Salerno ed un altro a Palazzolo Vercellese in provincia di Vercelli. Lasciamo a voi lettori seguire, qualora vogliate, i link agli articoli che approfondiscono questi due casi e gli aspetti legati alla tipologia di cani coinvolti. Perché ora invece, ci concentriamo su quello che ci sembra più mancare: la lucidità necessaria per arrivare a stilare delle azioni concrete e ottenerle da parte di chi di dovere perché vi sia una nuova regolamentazione sulla convivenza con un cane, a prescindere dalla tipologia però.
In questa premessa, infatti, ci teniamo a dire che lì dove è evidente che la morte di un essere umano è quanto di più grave possa accadere nel rapporto con un animale che ci è accanto dalla notte dei tempi, ciò che emerge quando accadono questi episodi però è sempre limitato a fissare l'attenzione sulla tipologia appunto del cane mentre si perde di vista il dato di fatto che ogni giorno avvengono aggressioni da parte di cani e che nella quasi totalità dei casi ciò dipende soprattutto dalla inconsapevolezza con cui gli esseri umani trattano questi animali.
Questa mancanza di conoscenza dell'animale cane, nella convinzione che solo perché siamo abituati ad averli accanto da migliaia di anni allora "li conosciamo", porta a episodi terribili come quelli accaduti recentemente. E a maggior ragione poi se l'individuo che arriva in una famiglia ha motivazioni e genetica che sono state spinte dalla nostra selezione e vive nel contesto sbagliato, ecco che il problema si concentra sul cane e non su come noi continuiamo a non porre rimedio alla nostra ignoranza.
Dunque, ciò che vogliamo ora proporre su Kodami per passare a un piano pratico, che metta al margine le polemiche e produca un risultato concreto davvero, è un appello in dieci punti da sottoporre all'attenzione della società civile tutta ma che si concretizza in una chiamata alla responsabilità da parte di di chi ha la professionalità per agire e di chi ha l'obbligo di attuare una legislazione in merito che riguarda la relazione tra esseri e umani e cani in toto.
C'è bisogno di rivedere completamente, infatti, la visione attuale della relazione uomo – cane nel nostro Paese e ciò è possibile solo se si arriva a normarla con il supporto e la consulenza degli attori principali di una filiera che vede poi a valle il rapporto quotidiano tra persona e animale domestico. E' tempo di un necessario cambiamento che deve essere indirizzato da chi opera nel campo della cinofilia (volontari, educatori, istruttori e addestratori), della cinotecinica (allevatori in primis), dei veterinari (soprattutto esperti in comportamento e professionisti che operano tanto nel pubblico che nel privato) e delle istituzioni in tutte le emanazioni (Asl, Forze dell'ordine, Comuni e Regioni).
I dieci punti di riflessione da cui possiamo partire insieme per sviluppare una proposta concreta:
- Chiunque abbia un cane deve essere edotto delle caratteristiche etologiche della specie. Obbligo di frequentazione di un percorso di educazione di base prima dell'adozione o dell'acquisto, qualsiasi razza (o meticcio) si tratti.
- Incentivi e sostegni alle famiglie che adottano da canile previo comprovato percorso di adozione responsabile.
- Rivedere l'attuale normativa sugli allevamenti professionali al fine di garantire ulteriori tutele sulla salute psicofisica dei cani (si pensi ai cani brachicefali, per fare un esempio, e non solo a tipologie con eventuali derive dal punto di vista strettamente comportamentale).
- Stop definitivo all'allevamento non professionale di qualsiasi tipologia di cane: dalle cucciolate casalinghe ai venditori di animali che ne fanno business e dunque controllo anche delle piattaforme online dove l'offerta, del resto, risponde a una domanda costante in cui le persone cercano cani come oggetti al prezzo più basso.
- Obbligo di formazione riconosciuta a livello nazionale a carico dei formatori stessi e dunque degli esperti del settore: dalle Asl alle Forze dell'ordine addette al campo della fauna in generale passando per volontari, addestratori, educatori, istruttori, veterinari e tutte le categorie coinvolte nella filiera del rapporto tra animali e umani.
- Istituzione di una black list nazionale, ad accesso consentito solo a operatori qualificati e dunque tutelando la privacy, non dei "cani pericolosi" ma di coloro che abbiano accertati precedenti di maltrattamento animale.
- Rivedere la normativa, ad oggi ancora poco efficace, dell'applicazione dell'obbligo di microchip e dell'iscrizione all'anagrafe canina che solo attraverso l'emanazione di sanzioni non ha prodotto risultati utili.
- Divieto assoluto di vivere con un cane a seguito di sentenza di terzo grado di giudizio in cui si è stati condannati per maltrattamento animale o reati che hanno portato a lesioni e fino a ipotesi di omicidio. E comunque divieto di adottare/comprare un cane fin quando non sono finite tutte le fasi del processo.
- Campagne di sensibilizzazione da parte delle istituzioni: i soldi dei cittadini vanno spesi non solo per segregare i cani in canile e toglierli dalla nostra vista ma per creare consapevolezza.
- Ciò a cui non abbiamo pensato: tocca a voi.
I punti che abbiamo stilato, dopo averne discusso e ragionato insieme in redazione, non hanno la pretesa di essere esaustivi né di essere "perfetti", per questo il decimo è del tutto aperto alla raccolta di spunti di ulteriore riflessione. Noi non pensiamo, infatti, che quelle elencate siano le uniche cose da fare e nemmeno che siano anche esposte nel modo più completo: siamo consapevoli che ognuna apre il fronte a necessarie spiegazioni e precisazioni ulteriori da dare.
Le nostre riflessioni nascono oggi dall'attenzione e la cura che abbiamo sempre messo per provare a fare una informazione attenta e rivolta a una sana divulgazione in cui il confronto è fondamentale.
Vi chiediamo dunque sia di condividere questo appello che di contribuire alla discussione.
Il nostro appello, come abbiamo scritto sin dal principio, è rivolto a tutta l'opinione pubblica ma chiama in causa soprattutto gli "esperti" a cui altrettanto ci rivolgiamo sperando di poterci mettere al servizio della causa, fornendo quello che può essere il nostro contributo, basato su quella professionalità che ognuno ha nel suo ambito a cui abbiamo fatto subito riferimento: ognuno può fare la sua parte, noi vorremmo metterci a disposizione per fare da cassa di risonanza perché poi qualcosa, davvero, cambi.