video suggerito
video suggerito
10 Ottobre 2022
16:28

Il furetto domestico: tanti gli animali che vengono comprati e poi abbandonati nei rescue

Il furetto è un piccolo mustelide carnivoro che ama trascorrere la vita in compagnia dei suoi simili. In Italia l'anagrafe ne registra circa 2000, ma cosa significa davvero accoglierli in casa?

297 condivisioni
Immagine

I furetti (Mustela putorius furo) sono piccoli mustelidi domestici selezionati dall'uomo a partire dalla puzzola europea (Mustela putorius).

Un tempo venivano allevati e venduti come compagni per la caccia alla lepre e per il controllo dei roditori nei granai, ma oggi sono elencati nel Regolamento (CE) N. 998/2003, come animali da compagnia e, secondo quanto pubblicato dall'associazione Furettomania, che si occupa di gestire privatamente un'anagrafe nazionale gratuita. Il numero di soggetti muniti di microchip in Italia si aggira intorno ai 2000.

Rimane impossibile, però, risalire al numero esatto di furetti che vivono nelle famiglie del nostro paese perché, nonostante l'esistenza di un'anagrafe, per i furetti il microchip non è ancora obbligatorio. «Per la legge italiana, solo il cane ha l'obbligo di microchip. Il consiglio generale, però, è di usufruire di questa possibilità anche in caso di convivenza con altre specie, in modo da poterli ritrovare in caso di smarrimento», spiega a Kodami Marzia Possenti, Medico veterinario esperta in comportamento, medicina e chirurgia dei piccoli mammiferi esotici e uccelli, della clinica veterinaria "L'Arca" di Cassano d'Adda.

Le Marshall farm e i collegamenti con l'allevamento Green Hill

Fino a pochi decenni fa, la maggior parte dei furetti presenti in Italia appartenevano alla categoria Marshall, proveniente dall'omonimo allevamento americano.

La cosiddetta Marshall farm, però, è a tutti gli effetti una multinazionale con sede a North Rose, nello stato di New York, che spedisce animali allevati in batteria in tutto il mondo e, da anni, numerose associazioni animaliste manifestano contro questo stile crudele di allevamento e invitano, inoltre, a boicottarne l'acquisto, denunciando le terribili condizioni di vita a cui sono costretti i furetti, ridotti a un'esistenza senza diritti né tutele e mantenuti, tra le altre cose, all'interno di gabbie minuscole.

La Marshall, inoltre, fino al 2016 era proprietaria dell'allevamento italiano di Green Hill, situato a Montichiari, in provincia di Brescia e divenuto famoso nel 2012, quando avvenne il sequestro da parte del Corpo forestale dello Stato e della Digos. All'interno dell'azienda, infatti, oltre 2000 cani, soprattutto Beagle, venivano allevati in condizioni pessime e destinati alla vivisezione.

«La sterilizzazione dei furetti di Marshall avviene in età molto giovane, con un conseguente aumento dell'insorgenza di problemi di salute, soprattutto di tipo ormonale – spiega Possenti – Fortunatamente, però, nel nostro paese si sta diffondendo sempre di più il furetto italiano, una varietà più grande e vivace, la quale ha anche un'incidenza più bassa di problemi genetici».

Dalla domesticazione ai delicati equilibri della convivenza in famiglia

Immagine

Il furetto domestico è nato dalla selezione della sua antenata selvatica, ovvero la puzzola europea, di cui viene considerato una sottospecie. Il processo di domesticazione iniziò ai tempi degli antichi Greci e al giorno d'oggi il furetto è scomparso in natura, fatta eccezione per alcune zone dell'Oceania e delle Azzorre.

Sebbene faccia parte della lista degli animali da compagnia, non bisogna in alcun modo sottovalutare l'impegno che comporta una vita condivisa con questi piccoli carnivori. I furetti, infatti, sono animali estremamente attivi che non vanno certo tenuti da soli in gabbia senza dargli la possibilità di esplorare e sperimentare l'ambiente che li circonda.

«Vivere con loro significa dedicargli almeno una stanza in cui possano muoversi liberamente, dove cimentarsi nelle attività più adeguate alla specie e in una delle loro passioni: trasportare e nascondere oggetti. Vivono volentieri in piccoli gruppi e sviluppano relazioni sociali anche molto interessanti e complesse  – spiega Possenti – Questi animali, infatti, esattamente come alcuni cani, hanno una forte motivazione sillegica che li porta a sentire il desiderio di riportare gli oggetti in luoghi più o meno nascosti e, talvolta, anche dimenticarli».

Sebbene possa sembrare un'esperienza "divertente", la scelta di adottare un furetto richiede però impegno e una grande capacità nel riconoscerne i bisogni della specie. Proprio per questo motivo, in Svizzera, ad esempio, per poter detenere i furetti, è richiesta un'autorizzazione dell’ufficio veterinario e un attestato di competenza.

L'ufficio federale che si occupa di animali da compagnia, inoltre, sottolinea la necessità di disporre, per loro, di uno spazio naturale apposito, coperto di terra, sabbia, ghiaia o materiali simili, dove possano raspare o scavare, come richiesto dalle loro necessità etologiche.

«Con loro si può anche esplorare l'ambiente esterno, ma passeggiare senza preoccupazioni non è sempre facile – spiega l'esperta – Chi ha la fortuna di disporre di giardini e ambienti adeguati, dovrà infatti prestare attenzione alle minacce, come ad esempio l'arrivo di cani o gatti e, in caso di necessità, bisogna essere sempre pronti a metterli in sicurezza».

Proprio la convivenza con le altre specie, infatti, è un'ulteriore tematica complessa che molte famiglie poi si trovano ad affrontare. «Nel relazionarsi con cani e gatti, in particolare, i furetti sanno essere molto insistenti, quindi è bene assicurare ad ogni specie che fa parte del gruppo, un ambiente in cui potersi esprimere senza interferire con gli altri – spiega la veterinaria – Gli ingredienti fondamentali per creare una relazione, però, sono il tempo e le proposte adeguate. Solo attraverso la condivisione di esperienze, infatti, possiamo dimostrarci come figure presenti e imparare a conoscerci reciprocamente. Altrimenti, per loro, saremo solo degli sconosciuti che li osservano».

L'adozione consapevole attraverso i rescue

Immagine

Negli ultimi anni le competenze riguardo questa specie si stanno diffondendo rapidamente e ciò avviene anche grazie ai numerosi rescue che si occupano di trovare nuove famiglie per i furetti vittime di abbandoni e maltrattamenti, diffondendo anche corrette informazioni sui bisogni e i desideri della specie e favorendo sempre di più una profonda conoscenza dell'animale già in fase pre adottiva.

L'esistenza stessa di rifugi dedicati a questa specie fa comprendere quanta superficialità ci sia da parte di chi decide di vivere con un furetto e quanto bisognerebbe sempre chiedersi perché si fa una scelta simile che sembra essere del tutto slegata al benessere dell'animale e al compiacimento di prendere un animale che appare esteticamente "carino".

«Bisogna assolutamente evitare di portare a casa soggetti troppo giovani e attendere, invece, che raggiungano circa i 3 mesi – spiega l'esperta – Nel periodo che i furetti trascorrono con i propri simili, infatti, osservano ed interagiscono con altri furetti adulti e imparano a relazionarsi di conseguenza».

Se proprio volete adottare un furetto, dunque, rivolgersi ai rescue è il nostro consiglio e comunque bisognerebbe conoscere la qualità dell'ambiente che era stato offerto nei primi mesi di vita. «Come ogni animale non umano, il furetto non impara o insegna a interagire attraverso l'utilizzo della parola, ma svolgendo attività e provando a fare cose – conclude Marzia Possenti – Gli adulti devono quindi avere a disposizione oggetti, spazi e arricchimenti ambientali che favoriscano nei piccoli l'interazione, la scoperta e la sperimentazione. Questo bagaglio esperienziale sarà ciò che porterà con sé dopo l'adozione e per tutta la vita in famiglia».

Avatar utente
Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
Sfondo autopromo
Segui Kodami sui canali social