Quando sono diventata un medico veterinario, una ventina di anni fa, e ho iniziato a lavorare, mi sono accorta di quanto la popolarità del coniglio come pet fosse più che mai in crescita. Stando alle statistiche, la tendenza osservata allora non ha tradito le aspettative: sebbene i cani e i gatti, in tutto il mondo, restino gli animali domestici più apprezzati, i conigli non sono da meno. Attualmente, si stima che circa il 5,2% delle famiglie italiane abbia almeno un coniglio da compagnia. Insieme ai criceti, in Italia se ne contano più o meno 1,8 milioni.
In tanti pensano che il coniglio sia un roditore, invece appartiene all’ordine dei lagomorfi. Quello domestico discende dal coniglio europeo Orycolagus cuniculus, e ci fa compagnia in casa su per giù dal 1500. La storia del suo processo di domesticazione, quindi, è davvero molto breve e forse per questo il coniglio domestico ha conservato la maggior parte del repertorio comportamentale della controparte selvatica.
Un piccolo mammifero tutto pepe
In natura, i conigli vivono all’interno di tane o cunicoli che scavano nel terreno sabbioso. Nel tardo pomeriggio, e fino alle prime ore della notte, si allontanano per andare alla ricerca di cibo. Sono animali notturni, e questo è un tratto che può persistere anche nei conigli domestici. Solitamente si riuniscono in grandi gruppi, che occupano ampi territori e hanno una struttura sociale complessa.
In barba all’immeritata fama di animale non coraggioso, il coniglio è una specie di preda che si è evoluta per combattere più che per fuggire davanti ai pericoli! I maschi sono molto territoriali, e le femmine possono diventare molto aggressive quando si tratta di difendere i propri nidi. Hanno l’abitudine di allestirli lontano dalle tane comuni per sottrarre i piccoli alle grinfie dei maschi, noti in tutto il regno animale per le attitudini infanticide.
Coniglio, un animale socievole e giocoso
La principale differenza nel comportamento del coniglio domestico da quello selvatico risiede nel modo in cui risponde al confinamento. Al pari di altri lagomorfi selvatici, come le lepri, i conigli selvatici fanno molta fatica ad adattarsi alle gabbie e per questo ogni tentativo di addomesticarli va evitato perché diventa molto stressante per loro.
I conigli domestici si adattano meglio ma, per dirla con le parole del grande etologo Danilo Mainardi:
Se si pensa, il coniglietto, di farlo vivere eternamente in gabbia, allora date retta a me. Meglio non comprarlo.
A causa della sua natura altamente sociale, il coniglio dovrebbe vivere in gruppi di due o tre consimili. L'isolamento sociale è uno dei principali fattori di stress per i conigli domestici e alti livelli di stress sociale possono portare questi animali a manifestare comportamenti agonistici difensivi. Come ho avuto modo di verificare personalmente in uno studio condotto all’Università degli Studi di Milano, il coniglio che vive in gabbia da solo può diventare più pauroso e diffidente verso i conspecifici e le persone, sviluppando, col tempo, strategie di coping* aggressive, anche nei confronti della persona.
I conigli creano una relazione intensa con l'umano
Se gestiti correttamente, invece, riconoscendone e rispettandone il comportamento naturale, gli stati soggettivi e le abilità mentali, i conigli sono in grado di sviluppare una relazione molto forte con l'umano. Con lui amano giocare, avviando inseguimenti, passando la palla con le zampe anteriori o recuperando oggetti lanciati in aria.
Se volete fare felice il coniglio di casa, regalategli ceste di paglia, rotoli di carta igienica, scatole di legno e di cartone (non trattati) da rosicchiare, ma anche tunnel e sacchetti di carta i cui nascondersi…li adorano! Mi raccomando, però: quando giocate con lui, avvicinatevi piano, sedetevi a terra, e parlategli dolcemente. I conigli non amano essere presi in braccio: possono spaventarsi e reagire aggressivamente, difendendosi, come si suol dire, con le unghie e coi denti (ricordate: meglio la lotta che la fuga).
Siate gentili con il vostro coniglio: non toccatelo sul muso
C’è ancora un’accortezza che bisogna avere per essere gentili con il coniglio: non toccargli mai il naso! Per due ragioni: perché lì vicino ha vibrisse molto sensibili, che gli permettono di riconoscere i vari tipi di alimento, e perché è un animale che respira solo col naso, e quindi il passaggio per l’aria deve rimanere libero. Non gli piace nemmeno essere toccato sotto il mento, come invece faremmo per salutare un cane: questo tipo di contatto lo spaventa, al punto da farlo sobbalzare.
Insomma, il coniglio è un animale socievole e giocherellone, di carattere ma allo stesso tempo delicato, e, scomodando ancora una volta Mainardi, aggiungerei:
Un intelligente folletto, che ha appreso ciò che gli serve per vivere felici in quel suo strano mondo.
Bibliografia
Bradley Bays T, Lightfoot T, Mayer J. Saunders. Exotic Pet Behavior — Birds, Reptiles, and Small Mammals Elsevier, St. Louis, Missouri, USA, 2006, pp. 458.
Verga M et al. (2007). Effects of husbandry and management systems on physiology and behaviour of farmed and laboratory rabbits Horm Behav 52: 122-129.
*Coping: strategie volte a ristabilire l’equilibrio (il termine coping deriva dall’inglese “to cope with” che in italiano si traduce con “far fronte a”).