Dal 2016 Patrick Kilonzo Mwalua ha cominciato a noleggiare a sue spese un furgone che utilizzava per il trasporto di 11 mila litri di acqua. Quattro volte a settimana, Patrick percorreva circa 50 km per portare da bere a bufali, zebre ed elefanti, animali che vivono nel Parco nazionale dello Tsavo, in Kenya. Questo era l’unico modo per permettere loro di superare uno dei più gravi periodi di siccità. Senza l’aiuto di volontari come Patrick, questi animali sarebbero quasi certamente morti. Come era accaduto nel 2009, quando una forte siccità aveva causato la fine del 40% degli esemplari del parco.
«Un giorno – ha ricordato Patrick – ho visto un bufalo che cercava di abbeverarsi a una pozza d’acqua vuota. Quella scena mi ha spezzato il cuore. Io, in quanto essere umano, potevo procurarmi l’acqua da qualche altra parte, gli animali no. Nel parco non ce n’era più, da nessuna parte. Per questo ho deciso di portarla io». Il suo lavoro è stato notato sui social, dove ha acquisito sempre più popolarità. Grazie a una raccolta fondi ha avuto la possibilità di acquistare il furgone e di trasformare la sua missione d’amore per quella terra in un impegno a tempo pieno. La carenza d’acqua è una diretta conseguenza del cambiamento climatico di cui Patrick ne osserva gli effetti giorno dopo giorno. «Prima le piogge arrivavano con regolarità – ha detto Patrick – Ora capita che rimaniamo completamente senz’acqua». Nel Nord Africa, in soli vent’anni, la quantità di acqua potabile pro capite è diminuita del 30%. La crisi climatica e la cattiva gestione delle risorse ne sono la causa principale. Patrick, con i soldi raccolti, ha costruito dighe per accumulare acqua piovana e ha installato pompe idriche che funzionano a energia solare. Così ha potuto fondare la sua organizzazione, la Mwalua Wildlife Trust, che ricerca strategie sostenibili per la gestione delle poche fonti d’acqua con lo scopo finale di tutelare la biodiversità del Kenya.
Patrick è tuttora molto determinato nel garantire la coesistenza armoniosa tra la fauna locale e gli uomini: quando gli elefanti hanno cominciato ad avvicinarsi ai villaggi attirati dalle piantagioni di mais, nel procacciarsi il cibo distruggevano intere fattorie, insieme al lavoro di mesi. Così ha deciso di piantare girasoli, fiori di cui non si nutrono, per tenerli lontano e allo stesso tempo attirare le api, in modo da poterle allevare e garantire la loro salvaguardia.
Oggi Patrick, insieme alla Mwalua Wildlife Trust, continua a portare avanti la sua missione con lo scopo di mostrare le conseguenze del cambiamento climatico e con la speranza che il suo esempio diventi una motivazione anche per gli altri: «All’inizio in molti mi dicevano di lasciar perdere – ha concluso – ma la siccità non è causata da un evento naturale: è il riscaldamento globale e noi ne siamo la causa principale, per questo abbiamo il dovere di agire».