Un video che circola da giorni sul web, l’allarme ingiustificato per quella pinna che esce dall’acqua. Alcuni giorni fa è stato avvistato uno squalo elefante nelle acque di Polignano a Mare. A vederlo e a riprenderlo con il suo smartphone ci ha pensato un pescatore, chiaramente sorpreso per questo pesce dalle enormi dimensioni. L’enorme pesce ha cominciato a gironzolare lentamente attorno alla barchetta dell’uomo, mostrando a pelo l’acqua la sua straordinaria corporatura.
Nessun timore, però. Lo squalo elefante non rappresenta un pericolo per le persone: non a caso viene definito spesso “il gigante buono”. La sua lunghezza può raggiungere i 12 metri ma basta guardarne i movimenti per capire che il suo atteggiamento non è aggressivo. Il suo nome scientifico è Cetorinus maximus e infatti spesso viene chiamato anche cetorino o squalo pellegrino.
«Si tratta di una specie innocua – spiega a Kodami la Letizia Sion, professore associato di Ecologia presso l’Univeristà degli Studi di Bari Aldo Moro – è la dimensione che spaventa ma si nutre di zoooplancton, organismi di piccole dimensione che ritrova nella colonna d’acqua. Di solito si muove a mezz’acqua facendo delle immersioni poi risalendo. Appare molto goffo proprio per questa sua lentezza nei movimenti». Fisicamente lo si riesce a riconoscere per il muso abbastanza allargato nella parte frontale e la pinna dorsale sempre triangolare ma non molto lunga e a punta (come per esempio quella dello squalo bianco). Ha cinque fessure branchiali ed è di dimensioni notevoli. Non a caso viene definito maximus.
I suoi avvistamenti non sono così rari. Soprattutto nella zona jonica, nella zona del Golfo di Taranto, è stato più volte rilevato. Nel 2021 un esemplare era finito in alcune reti da pesca in Salento: «Segue il flusso dei piccoli pelagici, come sardine e alici. Anche grazie ad alcuni progetti di citizen science la sua presenza è stata segnalata più volte. C’è un progetto che si chiama MEDLEM (Mediterranean Large Elasmobranchs Monitoring) che si arricchisce dei report dei cittadini e di noi ricercatori. Originariamente è stato avviato dall’ARPAT Toscana e adesso è costituito da un importante database che comprende avvistamenti e dati biometrici molto importanti».
Va detto infine che quella dello squalo elefante è una specie inclusa nella red list della IUCN ed è valutata come "Vulnerabile", il che vuol dire che il suo declino è considerato superiore al 30% in un periodo di 10 anni o 3 generazioni. È importante dunque seguire tutte le segnalazioni e monitorarne la presenza nelle nostre acque per valutare eventuali evoluzioni in negativo relative alla sua presenza.