Nel corso del 2020, presso un canyon a 600 metri di profondità, a largo dell'Australia occidentale, una equipe di biologi marini riuscirono a catturare le prime immagini di un animale esotico, che mai era stato avvistato da una missione sottomarina. Il video dell'animale, che incuriosì tanto il pubblico, fu rilasciato su Twitter dalla Schmidt Ocean, una fondazione operativa senza scopo di lucro fondata nel marzo 2009 da Eric Schmidt e Wendy Schmidt.
L'animale scoperto apparteneva alla fauna abissale e per quanto il concetto di essere vivente può essere messo in crisi da parte della mente di uno spettatore terrestre di seguito alla visione del video, da pochi giorni abbiamo avuto la conferma, attraverso le parole di Nerida Wilson del Western Australian Museum sul Guardian, che l'animale ripreso quel giorno è il più lungo del mondo, soprattutto grazie ai suoi numerosi tentacoli pungenti che lo portano a misurare anche oltre 45 metri.
Un parente delle meduse
L'animale in questione è un sifonoforo ed appartiene al genere Apolemia.
I sifonofori sono un ordine di idrozoi, una classe di invertebrati marini appartenenti allo stesso phylum delle meduse. Sono animali olopelagici e presentano le stesse caratteristiche degli altri Cnidari. Presentano ovvero sul loro organismo delle cellule che possono produrre una fioca luminescenza, utile ad attrarre eventuali prede (fotofori), e le pericolose cnidocisti, le pericolose armi pungenti che sono l'incubo di tutti i bagnanti e che spingono molti a rifiutarsi di un farsi un bagno al mare, se sono presenti le meduse.
Più che semplici organismi, i sifonofori sono colonie di zoidi, con un'elevata differenziazione morfo-funzionale che li ha spinti ad assumere morfologie simili a quelli di specie più complesse, tanto che alcuni autori hanno definito gli organismi più grandi come la caravella portoghese (Physalia physalis) come superindividui.
Nessuno dei sifonofori conosciuti raggiungeva però le dimensioni notevoli dell'animale catturato nel video del 2020. Un vero e proprio record, che ha mostrato anche le potenzialità dell'esplorazione oceanica delle aree abissali, per quanto riguarda il riconoscimento di nuove specie.
Il sifonoforo australiano, scovato all'interno del Parco Marino di Ningaloo Reef, infatti presenta dei tentacoli simili a dei veli, utili per catturare tutte le particelle di cibo e le prede come una maglia urticante, capace di imprigionare qualsiasi porzione di nutrimento disponibile. Il corpo dell'animale secondo alcune stime supera i 45 metri e in maniera molto furba è semiavvolto su sé stesso, per costituire una sorta di muro che impedisce alle prede di sfuggire.
«Era come una corda all'orizzonte. Non potevi perderlo» ha affermato Nerida Wilson. La disposizione a spirale era già nota alla scienza per essere una postura di alimentazione nelle specie più lunghe di sifonofori. In questo caso però i numerosi tentacoli pungenti creano un muro di morte nell'acqua, riuscendo ad intrappolare piccole prede, inclusi crostacei e pesci, tanto da apparire come una delle specie più pericolose per la fauna abissale.
All'inizio del suo avvistamento neppure i biologi comprendevano cosa fosse: «Tutti sciamarono nella sala di controllo per vedere meglio. "Era un'energia così bella" affermavano tutti. Poi però sorse una domanda "Cos'è questo?" Ecco, allora non lo sapevamo» ha raccontato WIlson
L’obiettivo degli scienziati quel giorno era quello di studiare le forme vita presenti sul fondo del mare, quando si sono imbattuti in questa nuova specie di sifonoforo, ancora da studiare e classificare, mentre il loro sommergibile veleggiava per tornare alla nave da ricerca Falkor, base per future esplorazioni.
Compito ora della Wilson e degli altri ricercatori è comprendere quale potenzialmente sia il limite di crescita dell'animale. Non è tra l'altro un compito facile estrarre informazioni tridimensionali da un unico esemplare presente in un unico video, perché il sifonoforo si è mosso sulla scia dei propulsori del sommergibile, rendendo difficile persino applicare la fotogrammetria per ottenere una stima delle sue dimensioni. «Normalmente con la fotogrammetria, vai avanti e indietro su un oggetto fisso. Questo caso è tecnicamente un po' più impegnativo» ha concluso la Wilson.
L'animale risulta essere così tanto alieno rispetto alle attuali conoscenze che oggi disponiamo di fronte alla biodiversità della fauna abissale, che probabilmente se avessero inserito il suo video dentro un film di fantascienza – come Avatar – e non su Twitter, la creatura sarebbe stata accettata meglio e più facilmente dal pubblico, come fauna appartenente ad un mondo fantastico. James Cameron – il regista di Avatar – d'altronde, essendo appassionato di esplorazione abissale, tanto da essere l'unico essere umano ad essere stato sulla Fossa delle Marianne, può davvero essersi ispirato alla fauna delle profondità del mare per creare gli animali del suo prossimo film, ambientato fra gli oceani di Pandora.
Chissà dunque se il prossimo 14 dicembre, data di uscita del film, non potremo sorprenderci trovandoci di fronte a dei sifonofori spaziali, così simili a quelli reali da meritarsi l'attenzione degli zoologi. Non sarebbe alla fine la prima volta che una creatura inventata da Cameron venga "onorata", divenendo parte del nome latino di una specie realmente esistita.