Maiali salvati da un allevamento abusivo in Lombardia: ora vivono in un santuario

A Cilavegna, in Lombardia, centinaia di maiali sono stati salvati da un allevamento abusivo. Ora le associazioni LAV e Vitadacani stanno cercando di occuparsi di questi animali, nonostante le numerose difficoltà.

14 Aprile 2023
18:25
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«Era un allevamento completamente abusivo. Un concentramento di circa 117 maiali senza alcun riparo, senza acqua, senza cibo sufficiente: non c’era nessuna autorizzazione e venivano macellati sul posto», racconta Sara D'Angelo, presidente dell'associazione Vitadacani, parlando di un allevamento sequestrato a Cilavegna, in provincia di Pavia. La maggior parte dei maiali era affetta da rogna e tutti vivevano in un recinto pieno di rifiuti speciali come l’amianto: nonostante ciò, venivano macellati e venduti ai mercati locali. L'attività abusiva è andata avanti fino a che i Carabinieri e le associazioni animaliste non sono intervenute per salvare questi animali.

L'allevamento illegale ha continuato a funzionare a lungo, nonostante il numero considerevole di animali avrebbe dovuto rendere evidente cosa stesse accadendo: «Non è possibile che le autorità che controllano il territorio non ne fossero al corrente», dice D'Angelo. Le prime segnalazioni dei cittadini sulla struttura abusiva di Cilavegna, in provincia di Pavia, erano arrivate nel 2017, ma le Forze dell’Ordine sono intervenute solo nell’agosto 2021, dopo numerose insistenze di privati e associazioni.  La procura di Pavia ha poi messo sotto sequestro l’allevamento e tutti gli animali che si trovavano lì, ma è stato solo grazie alle associazioni LAV e Vitadacani che questi animali hanno avuto le cure necessarie, evitando così che finissero all’asta o venissero abbattuti.

Il passo successivo è stato spostare queste decine di maiali da Cilavegna, garantendo il loro benessere. Queste due associazioni, nell'arco del 2022, si sono occupate di trovare al più presto una sistemazione per i maiali più piccoli, 61 individui tutti malati e che necessitavano di cure urgenti. Restava però un altro problema: la gestione dei maiali adulti rimasti, che hanno continuato a riprodursi. A causa dell'attuale epidemia di peste suina africana, una malattia mortale e incurabile che contagia solo gli animali, le autorità sanitarie hanno bocciato l’ipotesi di dare in adozione questi maiali, per evitare contagi. Quindi la loro gestione è ricaduta sulle sole associazioni.

Così, a inizio febbraio 2023, Vitadacani ha preso in affidamento le prime dieci femmine adulte accogliendole nel proprio santuario Porcikomodi, poco distante dall’aeroporto di Milano Malpensa, dove i volontari cercano di restituire una vita dignitosa e libera ad animali salvati dalla macellazione. Solo dopo è stato scoperto che i maiali da gestire erano in realtà molti di più: «Le prime dieci femmine arrivate presso il rifugio Porcikomodi erano tutte incinte. Hanno iniziato a nascere, ne sono nati per il momento 18». Ogni cucciolata conta in media 10-12 maialini, quindi dopo che tutte le femmine avranno partorito, il numero di maiali potrebbe arrivare a cento, una cifra difficile da gestire senza ulteriori aiuti all’associazione e che renderà necessaria la costruzione di una nuova struttura per prendersi cura di questi animali.

Per evitare che si raggiungessero questi numeri, sarebbe bastato separare i maschi dalle femmine mentre i maiali erano ancora a Cilavegna. Ma nonostante i solleciti e gli avvisi dei volontari, queste precauzioni non sono state prese. Le associazioni stanno contando solo sulle proprie forze per provvedere a tutti questi maiali, pagando le spese mediche e alimentari, nonostante avrebbero diritto agli oneri di custodia, ovvero i fondi che lo Stato deve garantire a chi si occupa di animali che sono stati messi sotto sequestro. «Molto spesso – aggiunge D'Angelo – le istituzioni affidano questi animali ad allevatori pensando di non corrispondere gli oneri e di lasciare poi gli animali come risarcimento, non solo gli animali adulti ma anche i piccoli».

Associazioni e santuari danno un contributo fondamentale per assicurare il benessere degli animali, ma il loro intervento non può sostituirsi a quello dello Stato, che dovrebbe occuparsi di situazioni di illegalità a prescindere dalle azioni di volontariato di chi cerca di garantire a tutti gli esseri viventi la miglior vita possibile.

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