L’orso marsicano Juan Carrito ripreso alla stazione di Roccaraso, l’Ispra: «Sarà trasferito in un’area protetta»

L'orso marsicano Juan Carrito sarà trasferito all'interno dell'Area faunistica del Parco della Majella. L'uomo ha messo fine nella maniera più brutale alla vita libera di Carrito.

6 Marzo 2022
9:03
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«Non urlate! Se potete non urlate. Signore si allontani! Dovete andare via». Ma la folla alla stazione di Roccaraso non si dirada: tutti vogliono uno scatto dell’orso Juan Carrito da postare sui social.

Queste sono probabilmente le ultime immagini in libertà dell'orso marsicano (Ursus arctos marsicanus) diventato una celebrità suo malgrado a seguito delle sue passeggiate a Roccaraso. Una nota dell'Ispra ha infatti confermato che l'orso M20, meglio noto come Juan Carrito, sarà trasferito presso l'Area Faunistica dell'Orso di Palena, nel Parco della Majella, allo scopo di essere rieducato.

L'Area Faunistica di Palena, in provincia di Chieti, si estende per 10.770 metri quadrati ed è caratterizzata da un bosco di abeti, cespugli, alberi da frutto e aree di pascolo che rispecchiano l’habitat naturale dell’orso marsicano. Una estensione irrisoria se si pensa che il Parco nazionale dell'Abruzzo, del Lazio e del Molise (Pnalm) ha una superficie di 496.800 metri quadrati e che la popolazione di orsi marsicani, compreso ovviamente Carrito, è abituata a spingersi molto al di fuori del perimetro del Parco.

La decisione, giunta dopo un precedente, infruttuoso, tentativo di riportare Carrito sui monti della Marsica, è stata accolta dalle associazioni animaliste con grande amarezza. Il vicepresidente del WWF Italia, Dante Caserta, ha dichiarato: «L'orso o lo vogliamo o non lo vogliamo. Se decidiamo di volerlo, dobbiamo fare di tutto perché possa frequentare in maniera sicura e naturale i nostri territori, senza farne un animale da circo  attratto nei paesi affinché i turisti possano fotografarlo co i telefonini. Altrimenti significa che non lo vogliamo».

Anche l'associazione Salviamo l'Orso, una delle più attive del territorio abruzzese ha espresso grande contrarità segnalando che «Roccaraso ha avuto il suo orso che l'ha portata sulle prime pagine di tutta la stampa italiana ma non ha mosso un dito per evitargli la prigionia a vita».

L'associazione si è quindi rivolta direttamente al sindaco di Roccaraso, Francesco Di Donato, il quale «in sei mesi non ha fatto nulla per eliminare l’immondizia in paese o per applicare l’ordinanza che vietava la presenza dei bidoni all’aperto prima del passaggio dei camion smaltitori, salvo però poi annunciare che ha chiesto 800.000 euro per installare le isole ecologiche». Iniziative legate all'arrivo dei fondi messi a disposizione dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che non saranno disponibili prima di diversi mesi.

Il trasferimento di Carrito nel perimetro dell'Area Faunistica del Parco della Majella è letto come un fallimento per le comunità umane che non hanno saputo rispettare l'orso – facendolo diventare un fenomeno del web – ma anche per le istituzioni che non si sono dotate con tempestività di cassonetti anti-orso. Invece della rimozione dell'orso dal suo ambiente naturale si sarebbe dovuto provvedere alla rimozione delle risorse alimentari umane, lasciate in cassonetti aperti e facilmente raggiungibili. E' questo, infatti, il motivo principale che ha spinto Juan Carrito a legarsi tanto proprio alla città di Roccaraso. Un problema che il Pnalm aveva già segnalato senza successo al Comune.

Orsi e cani: non è un gioco

Al contrario di Juan Carrito gli altri individui della sua specie  si tengono sempre ben lontani dai centri più grandi e soprattutto dall'uomo. La fauna selvatica, infatti, ha una naturale ritrosia nei confronti dell'essere umano e di tutto ciò che fa parte del suo  mondo, animali domestici compresi.

Lo stesso però non si può dire per l'orso Juan Carrito che in più occasioni è stato ripreso con cani di ogni razza nei dintorni di quella che, purtroppo, era diventata la sua Roccaraso.

Incontri che erroneamente sono stati definiti dai media come "giocosi" ma che invece rappresentavano una interazione molto stressante per i cani coinvolti, come quando a Villalago Carrito si è trovato faccia a faccia con un Pastore tedesco senza guinzaglio, con i suoi umani poco lontani a riprendere la scena.

Una circostanza che è culminata in una denuncia contro ignoti da parte dell'Enpa. L'Ente nazionale di protezione animali sperava di dare un segnale, un monito che invitasse i cittadini a prestare maggiore attenzione. Ma non è servito.

Da diverse settimane, infatti, girano sui social numerosi video in cui Carrito è ripreso con diversi cani. In uno di questi è inquadrato insieme a un Border Collie ed è addirittura definito "cagnolone" dall'uomo che riprende il tutto, ad una distanza di appena dieci metri.

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In altri video ancora si vede Juan Carrito avvicinarsi ad alcuni cani, questa volta dietro un cancello. L'etologa Federica Pirrone, membro del comitato scientifico di Kodami, osservando le immagini spiega che: «I cani dietro al cancello sono in allarme. Al contrario, l'orso è neutro e dopo aver visto la situazione si allontana con calma senza scappare. Si allontana, allungando la distanza, perché per lui non sono una reale preoccupazione».

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Nessun gioco, né da parte dell'orso, e tantomeno da parte dei cani. Discorso molto simile per un altro video molto popolare ritenuto dagli utenti del web un segnale del gioco e dell'amicizia tra Juan Carrito e i cani di Roccaraso. Niente di più sbagliato.

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Anche guardando queste immagini l'etologa Pirrone sottolinea: «Non c'è alcun segno di gioco, non è neanche certo che l'orso stia seguendo il cane, quest'ultimo potrebbe semplicemente essersi venuto a trovare casualmente sul percorso dell'orso. L'orso non ha motivo di cambiare strada, non percepisce l'altro come una reale minaccia. Juan Carrito è neutro rispetto al cane e all'ambiente che lo circonda, mentre il cane è mediamente preoccupato, non è tranquillo».

Il grado di confidenza raggiunto da Carrito indica che ha perso quell'innato timore verso l'ambiente antropico. Ciò non significa cha l'orso desideri un contatto con l'essere umano, semplicemente non lo percepisce come un pericolo. I motivi che hanno condotto Juan Carrito a questo comportamento sono molti, non esclusa anche una propensione personale. Pur essendo figlio della già famosa orsa Amarena, Carrito è l'unico della sua cucciolata ad avvicinarsi così tanto ai centri abitati, superando persino la madre.

Tuttavia se si cerca una risposta è principalmente in immagini come queste che deve essere trovate: ogni volta che un essere umano si avvicina a un animale selvatico gli arreca un grande danno. «I rischi connessi alla confidenza di un grande carnivoro, come un orso, sono legati al progressivo accorciamento della distanza di fuga, cioè la distanza minima che l'animale è disposto a mantenere prima di fuggire da un possibile predatore, quale dovrebbe essere appunto anche l'uomo – chiarisce Pirrone – Carrito ha azzerato la sua distanza di fuga, ciò significa che si avvicina molto, troppo, a tutto ciò che riguarda l'essere umano, e quindi anche gli animali domestici».

La tensione provocata dalla sovraesposizione di Carrito era stata già segnalata dalla Comunità del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, l'organo che riunisce sindaci e regioni del territorio del Parco: «in un diverso contesto, anche di comunità, cittadinanza e territorio, probabilmente i destini di un orso come Juan Carrito sarebbero stati differenti, e se questo ha ancora una possibilità di condurre una vita libera e in natura lo si deve anche alle persone che vivono nel Parco, e che ne hanno preso a cuore le sorti».

Ora quella vita libera e in natura per Carrito è probabilmente giunta al termine. Sarà condotto nell'Area Faunistica del Parco della Majella dove vivono stabilmente Caterina, Iris e Margherita, tre orse brune euroasiatiche, una sottospecie distinta da quella marsicana, che al contrario di Carrito sono nate e vissute in cattività.

La riduzione in cattività è contemplata all'interno del Piano d’Azione per la tutela dell’Orso marsicano (PATOM) come «ultima ratio». Questo perché «la rimozione dell’individuo dall’ambiente naturale, ha un effetto demografico pari a quello della mortalità», si esplicita nel Protocollo orsi confidenti del Progetto Life Arctors.

Attualmente la popolazione di orsi marsicani, endemica dell'Appennino italiano, conta circa cinquanta individui. In un simile contesto la rimozione di un esemplare di appena due anni che non ha ancora raggiunto la maturità sessuale è molto grave, anzi, rappresenta la «testimonianza dell’incapacità gestionale di anticipare e risolvere il problema con azioni più idonee allo status di conservazione della popolazione», si legge nel Protocollo.

L'uomo ha così messo fine nella maniera più facile e brutale alla vita in natura dell'orso nato libero Juan Carrito, e forse, anche alle operazioni di ripopolamento dell'Ursus arctos marsicanus.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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