Per la prima volta dopo circa 400 anni dalla sua scomparsa il castoro europeo torna a riprodursi a Londra. Un cucciolo e i suoi genitori sono infatti stati fotografati e filmati da una fototrappola a Enfield, un borgo situato nella parte più settentrionale della città. La bella notizia arriva ad appena 18 mesi dall'avvio di un ambizioso programma di reintroduzione della specie nella capitale inglese, cominciato lo scorso anno con il rilascio di una coppia riproduttiva in un ambiente controllato all'interno di un parco.
Il piccolo è stato filmato mentre trasporta insieme ai sui genitori del materiale per la costruzione di una diga, un comportamento innato e tipico di questi ingegneri ambientali che spesso cominciano a mettere in pratica a circa un anno di età. Questo cucciolo, quindi, sembrerebbe particolarmente precoce considerando che dovrebbe avere appena sei settimane di vita, come ha sottolineato in un post anche il Beaver Trust, il gruppo di esperti che da anni coordina i progetti di rewilding in Gran Bretagna che hanno come protagonista il castoro europeo.
Una tempo il castoro europeo (Castor fiber) era piuttosto comune e abbondante in tutta Europa, anche in Italia. Il suo areale si estendeva dall'Europa occidentale all'Asia centrale, ma è stato spazzato via a partire dal XVI secolo un po' dappertutto, a causa soprattutto della caccia per la carne, la pelliccia e il castoreo, una sostanza oleosa giallastra e dall'odore forte prodotta da una ghiandola situata tra l'ano e gli organi sessuali, molto utilizzata e apprezzata in passato soprattutto nell'industria dei profumi e in campo medico.
All'inizio del XX secolo erano rimasti a malapena poco meno di 1.200 esemplari, nascosti in pochi punti tra Europa e Asia. Ma grazie a numerosi progetti di riproduzione in cattività e reintroduzione, pian piano il castoro ha ricominciato a ricolonizzare i fiumi e i corsi d'acqua del Vecchio Continente. Nel Regno Unito, in particolare, questi roditori sono stati stati già reintrodotti in diverse aree tra Inghilterra, Galles e Scozia, come parte di una grossa campagna di rewilding, azioni di ripristino ecologico che puntano a ristabilire processi ecologici ormai persi a causa dell'estinzione di alcune specie chiave.
La scorsa estate, infatti, un gruppo composto da quattro castori erano stati liberati anche nella tenuta di Wallington del National Trust, nel Northumberland, mentre in seguito ai rilasci avvenuti ancora prima in Scozia si stanno già ottenendo i primi risultati in termini di ripristino ecologico. Il ritorno del roditore ha infatti aiutato a far crescere più forti e numerose le trote. Uno studio ha infatti dimostrato che grazie alle dighe costruite dai castori la disponibilità di habitat e cibo per i pesci è aumentata notevolmente.
Anche qui in Italia negli ultimi anni sono comparse dal nulla alcune piccole popolazioni di castori europei. Le prime segnalazioni sono arrivate dalla Toscana e dall'Umbria a partire dal 2021, in seguito alla liberazione in natura non autorizzata di alcuni esemplari, avvenuta probabilmente tra il 2017 e il 2018, non si sa bene come e a opera di chi. Successivamente, i castori sono poi comparsi anche in Abruzzo, Campania e Molise e anche in questo caso la loro origine resta sconosciuta. Questi rilasci non pianificati e non eseguiti quindi da esperti di settore, stanno facendo molto discutere sul possibile impatto di questi roditori sulle attività umane e sul destino di questi animali.
Tuttavia, come ci ha spiegato in un'intervista Andrea Viviano, ricercatore del gruppo Rivers with Beavers che studia e monitora i castori in Italia, al momento non sembrano esserci conseguenze negative su questo inaspettato ritorno. Anzi, come sta già accadendo nel resto d'Europa, le attività dei castori potrebbero avere effetti benefici sugli ecosistemi, favorendo per esempio il ritorno della biodiversità e creando micro-habitat, spazi, rifugi e risorse per anfibi, pesci, uccelli acquatici, rettili, pipistrelli e macro e microinvertebrati di acqua e suolo.