La storia di Tito: trovato da cucciolo spaventato e schivo, si fa accarezzare dopo 7 anni

Tito è un gatto schivo e timido che per 7 lunghi anni ha rifiutato qualsiasi tipo di contatto con i suoi umani di riferimento. Per fortuna, ha trovato in famiglia Gatù, un micio socievole che gli è stato vicino sin dal primo istante e che lo ha aiutato a superare le sue paure.

16 Febbraio 2022
16:05
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«Ciao! mi chiamo Emma, ho diciannove anni e con la mia famiglia ormai dal 2014 abbiamo adottato un gatto rosso di nome Gatù. Dopo un anno da figlio unico, essendo un gatto estremamente allegro e vivace, abbiamo deciso di prendergli un "fratellino"».

Comincia così la storia che Emma ha raccontato a Kodami. Potrebbe sembrare una storia come tante − ed effettivamente, di storie così ce ne sono da poter riempire pagine e pagine di interi libri − ma Emma e la sua famiglia non avevano fatto i conti con quello che il destino aveva in serbo per loro.

Una volta presa la decisione di allargare la famiglia e accogliere un nuovo micio in casa, Emma e sua madre si sono recate al canile più vicino: «Abbiamo notato questi gattini di due mesi, un maschio e una femmina. La proprietaria del canile conosceva mia mamma da tempo, si fidava della nostra famiglia e proprio per questo le ha chiesto se potevamo prendere noi il maschio che era molto spaventato, con problemi alle zampe e non si faceva avvicinare da niente e da nessuno. La sorella al contrario era molto tranquilla e per questo aveva più probabilità di adozione», spiega Emma.

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Così, la famiglia di Emma ha accettato di adottare quel cucciolo grigio e bianco, timido e schivo, con la speranza che con il tempo sarebbe riuscito a uscire dalla corazza che aveva per proteggersi da tutto ciò che lo circondava.

Tito, così hanno deciso di chiamarlo, ha sempre avuto paura di tutto. Come racconta Emma: «Ogni volta che entra qualcuno in casa si nasconde. Al minimo rumore corre sotto al divano, ha paura delle persone (non sappiamo cosa abbia passato ma sicuramente qualcosa di terribile), miagola pochissimo e in modo insicuro, sottile, quasi un miagolio rotto». E le cose, con il passare degli anni, non sono migliorate molto.

C'è un però, e questo "però" prende il nome di Gatù. Sembra che a Tito piaccia il suo compagno felino tutto rosso e bianco da subito tanto che «usa la voce solo per chiamare l’attenzione di Gatù, che in tutti questi anni è stato il suo custode, la sua spalla, un fratello e un padre», racconta Emma.

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«Hanno due caratteri opposti: Gatù è estroverso, ama le persone e le attenzioni. Tito è timidissimo, costantemente spaventato e schivo. L’unico da cui si è fatto toccare e avvicinare è lui. Giocano spesso insieme, si rincorrono, si mettono sempre vicini, si coccolano, si lavano a vicenda e guardarli è uno spettacolo, un’esplosione di amore e affetto che non siamo più abituati a vedere nel mondo esterno», continua la ragazza.

Eppure, nonostante Tito penda dalle labbra di Gatù, dei suoi umani di riferimento proprio non riesce a fidarsi. Non ha mai cercato il contatto fisico con loro, anzi «fa di tutto per non essere toccato da noi umani ma noi abbiamo imparato a rispettare i suoi spazi, i suoi silenzi e i suoi confini».

Un rispetto dovuto, ma per i più non scontato, che alla fine ha dato i suoi frutti. Complice un trasloco, Tito − che adesso ha sette anni − ha messo il muso fuori dal guscio.

«Solo da poco ci siamo stanziati nella nostra attuale casa: silenziosa, con grandi finestre, luminosa e con tanti posti dove rifugiarsi soprattutto. Da quando ci siamo trasferiti, abbiamo notato un grande cambiamento nei comportamenti di Tito: la notte si mette sul divano o sul tavolo da pranzo a dormire; se ti avvicini non ti soffia e non scappa: al contrario ti annusa la mano e se ha voglia te la spinge sulla sua testa con il muso per ricevere le carezze», sottolinea Emma, commossa da un cambiamento tanto sperato quanto inatteso.

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E non è tutto: «Se ci sono degli ospiti osserva da lontano, ma riesce a passare davanti a tutti. Un gran traguardo considerato che fino a un anno fa i miei amici mi chiedevano come fosse fatto “l’altro gatto” perché non l'avevano mai visto, tanto aveva paura delle persone − spiega Emma − In questi ultimi giorni si è fatto coccolare in un angolino del divano dalla mia ragazza (persona esterna alla famiglia) per cinque buoni minuti».

Il cambio di appartamento ha sicuramente contribuito alla possibilità di Tito di sentirsi più libero di esprimersi anche con gli esseri umani e di entrare in contatto con loro quando e se lo desidera: «Sta con noi sullo stesso divano se guardiamo un film. Ieri mattina, mi sono alzata e ho salutato entrambi i gatti che erano sul sofà a sonnecchiare: Gatù come al solito si è alzato, stiracchiato e mi è subito venuto incontro miagolando e richiedendo le carezze e i grattini. Tra tutti i miagolii del gatto rosso, non ne riconoscevo alcuni, quindi sposto lo sguardo su Tito che si stava alzando e, con tutta la cautela del caso, si è avvicinato anche lui a me, continuando a guardarmi e strusciando la sua testa sul mio polso, per chiedere le carezze. È stata un’emozione fortissima, mi si è riempito il cuore, e mi sono scese due lacrime di gioia. Mi sono messa a sedere per terra e lui ha continuato a strusciarsi, e così per circa cinque minuti».

Un vero traguardo per gli umani, non solo per il gatto: «Vederlo così sereno a farsi toccare e coccolare è stato surreale e meraviglioso allo stesso tempo. Penso che questi traguardi non sarebbero mai stati raggiunti da Tito senza Gatù. Il loro è un rapporto inseparabile e profondo che ha insegnato molto a tutti in questa casa», conclude Emma.

Fonte | Emma Sbaragli

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