CHE RAZZA DI STORIA
episodio 1
5 Maggio 2022
13:04

La storia del Pitbull e del suo rapporto con l’uomo

In Italia abbiamo un problema molto serio: i canili sono pieni di Pitbull che nessuno vuole più. Le cose stanno più o meno in questo modo. Prima li compriamo dagli allevamenti per portarli in giro come “trofei” e mostrare il cane “palestrato” ai nostri amici e poi iniziamo a dire che questo cane è troppo pericoloso e decidiamo che non possiamo tenerlo più, liberandocene e lasciandolo così a “marcire” in canile. Come se la colpa fosse dei cani e non nostra...

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Se scriviamo "Pitbull" su Google ci possiamo rendere conto che le domande più ricercate dagli italiani sono "perché i Pitbull sono pericolosi?", "perché i Pitbull impazziscono?" e "i Pitbull sono aggressivi?". Ma forse, la vera domanda da porsi è se conosciamo sul serio i Pitbull, se possono davvero adattarsi così facilmente alle nostre vite. Qui proveremo a fare un po’ di chiarezza su questo cane così particolare e controverso, per due motivi fondamentali. Il primo è che tutti dobbiamo imparare a essere più responsabili. Avere un cane, specialmente un Pitbull, non può essere uno sfizio, una moda, un gioco. Il secondo motivo è per dare una possibilità a quei Pitbull abbandonati al loro destino nei canili.

La storia del Pitbull

Per capire il Pitbull è necessario conoscere innanzitutto la sua storia. Pitbull viene da “pit”, che vuol dire fossa, e “bull” che deriva da “bull-baiting”, un’attività di intrattenimento molto cruenta che andava di moda in Gran Bretagna nel 1200, in cui dei cani predisposti al combattimento venivano fatti scontrare con i tori in queste fosse, appunto dette “pit”.

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CREDIT: Francis Barlow via Wikimedia

Il Pitbull è fatto più o meno così: testa grossa, orecchie piccole, bocca spalancata e una massa muscolare portentosa. Nel corso degli anni, infatti, attraverso gli incroci di esemplari simili, gli uomini hanno selezionato un cane con queste caratteristiche per uno scopo ben preciso, ottenere, in potenza, una perfetta macchina da combattimento. La pratica del bull-baiting, infatti, non solo era del tutto legale, ma era anche molto seguita. Immaginate orde di spettatori paganti, scommettitori e allevatori che si riunivano più o meno con lo stesso trasporto che oggi si mette nel calcio, proprio come se fosse una competizione sportiva. Ogni città britannica aveva la sua arena, la sua fossa.

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Credit: Stephencdickson via Wikimedia

Fino al medioevo, prima dei Pitbull, i cani più usati nei combattimenti erano i Molossi. Poi, però, per rendere lo spettacolo più avvincente, si cominciò a incrociare i Molossi con i Terrier, cani più piccoli ma molto determinati abitualmente usati per la caccia ai roditori e alle volpi. I Terrier sono cani così testardi che starebbero ore a scavare per stanare un ratto dal suo buco! Il risultato di questa operazione – a tutti gli effetti commerciale – fu il primissimo antenato del Pitbull. Le sue caratteristiche dovevano essere molto precise: i muscoli del collo dovevano essere massicci, per resistere all’urto dei colpi, doveva essere particolarmente agile e doveva stare basso, in modo da infilarsi tra le gambe degli animali che affrontava (soprattutto contro i tori, infatti, doveva sfuggire a calci letali e riuscire ad anticipare le loro mosse per poterli sorprendere e morderli nelle zone più vulnerabili).

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Credit: HLeeRobinson via Wikimedia

Quando finalmente nel 1835 vennero dichiarati illegali i combattimenti, a pagarne le spese furono ancora una volta i cani. Moltissimi Pitbull vennero uccisi solo perché non servivano più a guadagnare soldi. I più fortunati di loro vennero scelti per cominciare a creare una nuova razza, lo Staffordishire Bull Terrier, mentre gli altri, quelli sopravvissuti, divennero i cani dei poveri e degli emarginati, i cosiddetti band dogs. Il loro aspetto prese le sembianze che conosciamo oggi e presto si diffusero in tutta Europa. Anche se vietati dalla legge i combattimenti in realtà non sono mai finiti perché, oltre a soddisfare un divertimento sadico, muovono moltissimo denaro. I Pitbull sono stati “forgiati” per combattere e continuano a essere allevati come cani da combattimento. Dunque quando ci chiediamo perché il Pitbull impazzisce, in realtà, alla luce del suo passato, dovremmo capire che difficilmente può adattarsi a un contesto a misura di uomo. Per questo motivo il Pitbull è il cane contro cui è stato emesso il maggior numero di leggi nel mondo.

Perché ci sono così tanti Pitbull abbandonati?

In molti Paesi europei esistono leggi restrittive nei confronti del Pitbull. Nel Regno Unito, ad esempio, è vietato detenere un Pitbull poiché si rischiano l’arresto e multe salatissime. In Italia, invece, non c’è una legge che vieta di tenere un Pitbull, cosa che ha causato la sua diffusione nel contesto familiare e il conseguente sovraffollamento nei canili. Oltretutto occorre chiarire una cosa su questa razza canina. Nonostante l'ampia diffusione nel nostro Paese, in realtà il Pitbull non è a oggi riconosciuto dalla Federazione Cinologica Internazionale (FCI) né dall'Ente Nazionale Cinofilia Italiana (ENCI) come una vera e propria razza.

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Per questo motivo non ha uno standard definito, non esistono allevatori riconosciuti e non ha un pedigree, ovvero quel documento genealogico che certifica la discendenza. Quindi quando acquistate un Pitbull dovete tenere conto di due cose:

  • se ve lo vendono come “cane di razza” in realtà stanno commettendo un illecito nel quale voi risultereste complici. Tenete presente che molto probabilmente vi trovereste a sostenere inconsapevolmente un mercato di compravendita illegale;
  • non potrete mai sapere se il Pitbull possa aver ereditato geni da antenati o parenti combattenti.
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Credit: Nothing Before Family Bullys via Youtube

Forse ora è più facile comprendere perché il Pitbull non è un cane che può essere sempre compatibile con le nostre abitudini e che non può essere abbandonato alla solitudine delle mura domestiche solo perché non abbiamo più tempo per lui. Per gestire un Pitbull, insomma, non possiamo mettere al primo posto le nostre esigenze. Se il Pitbull è attualmente il cane più abbandonato, è proprio perché oggettivamente non siamo in grado di prenderci cura di lui. E se anche qui in Italia esistesse una legge che vietasse la detenzione del Pitbull, non avremmo certamente i canili così pieni di questi cani, che non solo arrivano in canile già turbati ma, confinati dentro quelle gabbie, ancora più opprimenti per loro, finiscono per peggiorare ulteriormente. Qual è, quindi, la soluzione?

  1. Si dovrebbe rallentare la riproduzione di questi cani con un massiccio programma di sterilizzazione. L’allevamento selettivo, che va alla ricerca di cani con determinate caratteristiche richieste sul mercato, innesca un circolo vizioso senza fine che va fermato. Le persone, infatti, acquistano i Pitbull perché è di moda, ma questo spesso coincide con l'arrivo dei Pitbull nella famiglia sbagliata e con il loro diventare ingestibile. Perciò molti Pitbull vengono abbandonati in canile. Inoltre molto spesso chi vuole un Pitbull va a prenderlo cucciolo in un allevamento e quasi mai in canile. Ed ecco che si torna al punto di partenza.
  2. Invece di comprare i Pitbull, è bene ricordare che si possono adottare in canile. Ce ne sono centinaia chiusi nei box che potrebbero occupare quel posto vuoto nella vostra famiglia.
  3. La relazione con un Pitbull può funzionare solo se impariamo a conoscere i suoi desideri e i suoi bisogni, anche se, in realtà, questo vale per chiunque voglia accogliere un cane nella propria vita.

Come comportarsi con un Pitbull

Dal suo passato nelle fosse, il Pitbull porta con sé una forte motivazione competitiva, cioè una spinta a voler primeggiare in ogni sfida. Dai Terrier ha ereditato la motivazione predatoria, l’istinto da cacciatore. Un Pitbull che non è cresciuto in modo equilibrato potrebbe tentare di inseguire e afferrare qualsiasi cosa (dalle biciclette alle auto, dai palloni agli atleti che si allenano al parco) e può sviluppare un comportamento ostile nei confronti degli altri cani che incontra sulla sua strada. La famiglia adatta a un Pitbull deve sapere cosa aspettarsi. Sono potenti e la passeggiata al guinzaglio può non essere rilassante, perché reagiranno con impeto e curiosità a tutto ciò che si muove.

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Credit: Nothing Before Family Bullys via Youtube

Ma quando trovano le persone giuste e responsabili, capaci di stabilire con loro regole chiare e coerenti e che si pongono nei loro confronti con rispetto, allora questi cani "aprono il guscio" e "mostrano la perla nascosta", la loro vera anima, che è tutto il contrario di quello che sembra! Sono dotati di una dolcezza infinita, tanto massicci quanto fragili emozionalmente. Definirli fedeli non sarebbe abbastanza, sono proprio umano-centrici, legatissimi al loro umano di riferimento.

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Credit: eros_the_pitador via Instagram

Instaurare una buona convivenza con un Pitbull è assolutamente possibile, perciò segnatevi questi consigli pratici:

  • con un Pitbull è bene passeggiare in spazi aperti, adatti a fare movimento in sicurezza;
  • le regole di ogni gioco vanno imparate insieme con calma, per non finire a litigare;
  • il Pitbull deve essere protetto dalle situazioni affollate e rumorose, perché la sua emotività potrebbe portarlo ad aumentare la confusione, quindi niente aree per cani o centri commerciali;
  • per quanto riguarda gli altri cani, meglio pochi amici ma che sanno come non provocarlo.

In conclusione speriamo di avervi chiarito un po’ le idee su questo cane e di avervi fatto acquisire un po’ più di consapevolezza nel caso in cui voleste adottare un Pitbull o, se lo avete già fatto, vi invitiamo a seguire queste indicazioni per dargli la vita migliore possibile. In futuro, infatti, la cosa giusta da fare sarebbe imitare quei paesi che hanno applicato leggi più restrittive, per risparmiare a queste creature una vita di sofferenze.

Video credits

autrici del video: Mara D'Alessandro e Maria Rosaria Caccavale
supporto scientifico: Elena Garoni e Luca Spennacchio
montaggio video: Davide Guglielmo Paduos

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