Verso la fine dell'estate, le tartarughe Caretta caretta nascono in un uovo sotto la sabbia. Vengono attratte dal riflesso della luce sulle onde, e raggiungono il mare per la prima volta. La tartaruga caretta è la più comune del mar Mediterraneo e, da adulta, peserà fino a 200 chili e vivrà per decenni. Dopo anni che era considerata a rischio estinzione, è tornata a nidificare in Italia, grazie a numerose iniziative.
Erica Moura è una ragazza che partecipa al project Mare per AMP di Punta Campanella: «Negli ultimi anni abbiamo fatto un grande sforzo di conservazione, di creazione di progetti per proteggere le specie che stanno a rischio estinzione». Diffusa quasi in tutto il mondo, la tartaruga caretta è fortemente minacciata soprattutto nelle coste dell’Italia da dove potrebbe scomparire per sempre. Il project Mare si prefigge come obiettivo quello di garantire l'incolumità di queste tartarughe e dei loro nidi: «Durante i mesi di giugno e luglio facciamo il monitoraggio per trovare delle tracce delle mamme. Facciamo delle camminate in spiaggia all’alba, troviamo queste tracce e così riusciamo a individuare il nido», dice Erica.
Domenico Sgambati, che è il coordinatore di questa iniziativa, conosce bene il valore del loro monitoraggio: «Una volta che viene avvistato un nido bisogna sicuramente recintarlo in modo da evitare che la gente ci cammini sopra. Con un numero di circa 5 volontari si monitorano le nascite accompagnando le tartarughe al mare per evitare che vengano disturbate».
Questi volontari ogni anno proteggono la schiusa delle uova su tutto il litorale che si estende in Campania, dal Cilento a Castel Volturno. In Italia, secondo Domenico, sono di vitale importanza le iniziative come il project Mare: «Questa operazione fa parte di una strategia che cerca di rallentare gli impatti antropici sulle tartarughe marine che purtroppo sono numerosi».
La caretta è l’unica tartaruga che nidifica sulle coste italiane. Secondo il Caretta Calabria Conservation, nel Mediterraneo i pescatori ne catturano 132.000 all'anno, ma anche l’urbanizzazione delle coste italiane rappresenta per questo animale un pericolo molto serio. «Le tartarughe vengono influenzate dalla presenza di luci sia nella fase di nidificazione che nella fase di nascita per cui lidi, ristoranti e strade, attirano i piccoli appena nati» ci spiega Domenico.
Nonostante ciò il numero di nidi di quest’anno sulle nostre coste ha sorpreso anche gli esperti. La creazione di progetti, come quello dell'AMP di Punta Campanella, ha portato a risultati evidenti negli anni. Infatti, stando al coordinatore: «Ci sono probabilmente più esemplari giovani, più esemplari che riescono a sopravvivere grazie al supporto della strategia di conservazione nazionale e internazionale, e quindi si hanno più tartarughe in generale che vivono nei nostri mari, che vivono nei nostri oceani e che quindi che nidificano in più».
Questa tartaruga è molto longeva e raggiunge la maturità sessuale tra i 23 e i 30 anni per cui i risultati positivi della conservazione, iniziata decenni fa, si stanno iniziando ad avere adesso. Questo animale, ogni 2 o 3 anni, torna nel luogo di nascita per riprodursi deponendo tra le 100 e le 150 uova in ognuno dei 3 o 4 nidi che crea. È fondamentale quindi che al loro ritorno siano garantite le migliori condizioni possibili senza una presenza ingombrante dell’essere umano, che possa ostacolare la loro riproduzione. Ignazio ha partecipato come volontario al project Mare, ed era presente nel momento della schiusa: «Per me assistere ad un evento così, la testa della tartarughina uscendo dalla sabbia, è stato veramente magico».