A oltre 30 anni dall’ultimo avvistamento in Trentino, le fototrappole del Parco Naturale di Paneveggio e Pale di San Martino, in Val Canali sul confine con la provincia di Belluno, hanno accertato il ritorno della puzzola europea (Mustela putorius putorius).
Le certezza che si tratti proprio di questa specie è arrivata in seguito alla determinazione avvenuta da parte di Luca Lapini, zoologo del Museo Friulano di Storia Naturale ed esperto del settore. «Le fototrappole riprendono almeno due individui – commenta a Kodami il ricercatore – Il luogo degli avvistamenti si trova a circa 15 chilometri dal confine con il Veneto, dove la specie è in aumento. Questi elementi ci fanno pensare che, nonostante siano le prime immagini provenienti dal Trentino, potrebbero non essere le uniche puzzole oltre il confine della Provincia Autonoma».
La puzzola europea sulle Alpi dagli anni Sessanta a oggi
La puzzola europea è un mustelide carnivoro di medie dimensioni ampiamente diffuso in Europa, dalla Gran Bretagna agli Urali. A partire dagli anni Sessanta, le popolazioni alpine di questa specie hanno attraversato, però, un'importante crisi determinata da più fattori, tra i quali l’alto numero di investimenti stradali, l’accumulo di pesticidi nell’ambiente, ma anche un’epidemia di rabbia silvestre che, in questa zona, a cavallo degli anni Ottanta, è stata particolarmente letale.
In alcuni territori venne quasi considerata estinta e in Pianura Padana, negli ultimi decenni del Novecento, era presente solo nelle paludi e in alcune golene. In Friuli, invece, verso il confine con la Slovenia, la puzzola non era mai scomparsa. «Non è facile determinare quali fattori abbiano permesso alla specie di riprendersi e tornare ad espandere il suo areale – spiega il ricercatore – Una svolta importante è avvenuta però in seguito alle decisioni prese durante la Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti».
Il convegno a cui fa riferimento Lapini si tenne nel maggio del 2001 e aderirono 181 paesi, tra cui gli stati membri dell'Unione Europea. In questa occasione venne dato obbligo di limitare l'utilizzo di alcune sostanze nocive per la salute umana e dell'ambiente. Altre sostanze, invece, vennero completamente vietate e, tra queste, vi sono i policlorobifenili, anche noti con la sigla di PCB, molto utilizzati fino a qualche decennio fa per mantenere l’elasticità della gomma.
Secondo alcuni esperti, proprio questi materiali, capaci di disperdersi nell'aria, potrebbero avere parte di responsabilità sulla riduzione dei mustelidi, perché capaci di intervenire sulla catena trofica, riducendo la fertilità di specie come la puzzola. «Se così fosse, l'eliminazione dei policlorobifenili, potrebbe essere anche alla base della sua attuale nuova espansione, come sta accadendo anche per la lontra, un altro mustelide che sta tornando ad abitare le Alpi – spiega Lapini – In ogni caso, si tratta di una ripresa sorprendente e i molti avvistamenti avvenuti in questi anni fanno ben sperare».
La puzzola ripresa tiene in bocca un topo selvatico a dorso striato
Nelle immagini catturate dalle fototrappole del Parco di Paneveggio e Pale di San Martino, si nota che una delle puzzole trattiene in bocca una preda, la quale è stata a sua volta identificata da Lapini.
«Ovviamente non bastano queste immagini per averne la certezza, ma si intravede una lunga striatura sul dorso dell'animale catturato e, questo dettaglio ha fatto pensare immediatamente ad Apodemus agrarius, ovvero il topo selvatico a dorso striato – spiega l’esperto – Questo piccolo roditore ha raggiunto l’Italia a partire dai Balcani e la sua individuazione rappresenta essa stessa un elemento molto interessante per questa zona, dove non era mai stato avvistato».
In Italia la presenza del topo selvatico a dorso striato è piuttosto recente e riguarda soprattutto il Friuli Venezia Giulia e il Veneto, ma alcuni individui sono stati segnalati anche in Provincia di Mantova, nella Lombardia meridionale. Si diffonde negli ecosistemi caratterizzati da una buona biodiversità, in particolare nei contesti forestali umidi e si nutre prevalentemente di semi e frutti.
«Con questo dettaglio fotografico le due puzzole di Paneveggio hanno fatto un ulteriore regalo all’ecosistema e anche a noi ricercatori, che siamo sempre lieti di registrare la presenza di nuove specie», conclude il ricercatore.