Queste immagini non fanno bene a nessuno. Guardando il video viene da sgranare gli occhi e, increduli, chiedersi come sia possibile che ci siano ancora persone che si comportano in questo modo di fronte a un orso e, per giunta, proprio in Trentino.
L'incontro, avvenuto probabilmente in Val di Non, ritrae alcune persone che, prima cercano di spaventare l'animale con un urlo, poi rimangono ferme, gridando nella sua direzione. L'animale, che secondo quanto ricostruito da Il Dolomiti, potrebbe essere M62, l'orso trovato morto nel mese di aprile, li osserva da lontano e non accenna ad avvicinarsi, mentre gli umani, tra le urla, sono in dubbio: «Dai, papà, non fare commedie! Guarda che questo è quello matto che è già saltato addosso a una persona», dicono, riferendosi a Mj5 e all'incontro avvenuto lo scorso mese di marzo in Val di Rabbi.
Il video poi si interrompe e, oltre allo sgomento sul comportamento umano, rimangono due pensieri. Il primo è che queste persone, in pochi attimi e inconsapevolmente, hanno smentito l'Amministrazione Provinciale di Trento, che si è più volte detta convinta di aver operato in maniera capillare e precisa, informando i cittadini sulle strategie migliori per gestire gli incontri fortuiti con gli orsi.
Il secondo, invece, è che si tratta di una conseguenza diretta data da una gestione dei grandi carnivori in mano alla politica e alla protezione civile, invece che agli esperti del settore. Questo elemento non può che portare a percepire la coesistenza come un'emergenza, un problema da gestire, piuttosto che indicare la strada, con consapevolezza, per raggiungere un equilibrio delicato che ha bisogno di un impegno concreto e sistemico.
Certo, restare tranquilli di fronte a un orso come consigliano gli esperti, non è facile: la paura può giocare brutti scherzi, si sa. C'è da dire, però, che un comportamento come quello che si vede nel video, oltre ad essere irresponsabile e pericoloso, è davvero triste, soprattutto se fosse stato girato nell'ultimo periodo.
Su Kodami abbiamo realizzato nel nostro format "Incontri selvaggi" un video in cui – ben prima che accadesse il terribile episodio che ha portato alla morte di Andrea Papi – spieghiamo proprio i comportamenti da tenere in caso di incontro con un orso.
Una politica ferma sul piano della vendetta
In seguito alla tragica morte di Andrea Papi, nei boschi della Val di Sole, non troppo distante dalla Val di Non, per settimane i bar, i ristoranti e tutti i luoghi di incontro hanno funzionato come luoghi di ritrovo in cui affrontare la situazione, una sorta di terapia di gruppo per i trentini, obbligati a fronteggiare una tragedia che ha colpito non solo la famiglia della vittima, ma l'intera collettività. Ognuno con il fardello delle proprie emozioni, ha parlato con i vicini di casa e con gli sconosciuti, provando a riprendersi dallo shock e riorganizzare le idee.
Nel frattempo, la Giunta Provinciale, guidata dal Presidente Maurizio Fugatti, continua ad avere le luci puntate addosso da parte dell'opinione pubblica italiana, e non solo. Di orsi ne hanno parlato gli esperti, i politici e gli abitanti delle valli, esprimendo le proprie opinioni sul possibile futuro della convivenza con la specie, che al momento rimane ancora incerto.
Solo ora, dopo più di un mese, lentamente, la vita sta riprendendo. Nei boschi del Trentino, nel frattempo, l'atmosfera è cambiata e non c'è da stupirsi, perché dallo scorso 5 aprile, la politica ha agito ancora una volta in modo emergenziale, oltre che vendicativo nei confronti della specie, senza intervenire in alcun modo per cambiare le strategie comunicative. Maurizio Fugatti è ancora determinato nel voler uccidere JJ4, anche se, nel frattempo, si è presentata l'opportunità di intervenire con un trasferimento in Germania o in Giordania. Inoltre, sostiene di voler trasferire 70 orsi, nonostante anche gli esperti siano contrari e non si sappia poi dove e come poterli spostare.
Secondo il Presidente della Provincia il numero di soggetti va ridotto a un massimo di 40/50, ma anche se ciò avvenisse, finché ci si comporterà in questo modo, il rischio di un'aggressione rimane.
Per ridurlo non serve la vendetta, ma un progetto di comunicazione efficace, capace di raggiungere tutti gli abitanti della Provincia, esattamente come da tempo chiedono le associazioni di tutela animale e molti esperti di grandi carnivori.
Chissà se questo video della Val di Non, oltre a lasciare impietrite le persone che, di contro, si impegnano per favorire la coesistenza, potrà avere anche un risultato positivo, attivando finalmente un processo di informazione che non sia basato solo sulla rabbia e sulla vendetta. Magari questi 30 secondi avranno un'utilità al fine di dimostrare che i messaggi di odio nei confronti delle altre specie, in particolare se vengono dalle amministrazioni, si riflettono inevitabilmente anche sui cittadini.
Quando le immagini si fermano, effettivamente, rimane un'ultima riflessione: cosa succederebbe se ai trentini arrivassero, con la stessa frequenza e determinazione, i messaggi inconfutabili della ricerca, meno emotivi e guidati da una reale conoscenza delle specie e non dalla speranza di un altro successo elettorale.