Il video del delfino spiaggiato a Castel Volturno: l’intervento dei bagnanti per riportarla in mare

Un delfino si era spiaggiato sulle rive di Castel Volturno, provincia di Caserta, rischiando di morire. Il delfino, una Stenella, però è stato subito avvistato e salvato grazie al supporto dei bagnanti. Abbiamo chiesto a un esperto cosa fare in caso di simili avvistamenti.

12 Settembre 2022
11:41
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stenella

Si era spiaggiato sulle rive di Castel Volturno, provincia di Caserta, rischiando di morire. Il delfino però è stato subito avvistato e salvato grazie al supporto dei bagnanti e dei gestori del Lido Don Pablo che sono intervenuti sul posto per primi.

Il momento del ritrovamento della Stenella sulla riva di Castel Volturno è stato ripreso in un video che mostra i momenti immediatamente precedenti all'arrivo degli esperti che l'hanno aiutata a tornare nell'acqua alta. Ma cosa ha portato questo animale che solitamente nuota in mare aperto ad arrivare sul bagnasciuga campano? Kodami ha provato a fare chiarezza con Francesco Caruso, biologo ed ecologo marino alla Stazione zoologica di Napoli.

«La Stenella è una specie pelagica, cioè che vive al largo, e inoltre si muove in gruppi di molti individui – spiega Caruso – Ma non dobbiamo pensare che incontri come questi siano difficili da fare in Italia, anzi, le Stenelle sono molto presenti nel Mediterraneo e si tratta dei delfini più facili da incontrare qui, anche più del Delfino comune».

Sul posto per l'istituto sono intervenuti gli esperti della Stazione Zoologica Anton Dohrn guidati da Fulvio Maffucci, insieme alla Capitaneria di Porto e all'Istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno.

Le cause che possono aver portato l'animale tanto vicino alla costa sono molteplici: «Tutte le forme di inquinamento influiscono su questo fenomeno – spiega Caruso – I delfini essendo mammiferi hanno una fisiologia molto simile alla nostra, quindi risentono del contesto ambientale in modo simile a noi. Inoltre soprattutto all'interno di Capodogli e grandi balene spiaggiate troviamo spersso plastica e reti. Discorso diverso per le Stenelle che essendo più piccole ingeriscono meno simili manufatti umani, ma resta comunque una possibilità».

«Purtroppo – aggiunge Caruso – non solo i dati del Golfo di Napoli dicono che lo spiaggiamento di balonettore comuni, capodogli e delfini di diverse specie è abbastanza frequente».

Cosa fare quando si nota un animale spiaggiato? «Per prima cosa bisogna chiamare la Capitaneria di Porto che poi avvertirà l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale competente e nel caso di Napoli la Stazione Zoologica».

Non bisogna mai interferire con la vita degli animali selvatici, mammiferi marini compresi, tuttavia in situazioni di emergenza si può dare il proprio contributo: «In attesa dell'arrivo dei soccorsi si possono mettere in atto alcune azioni. Se l'animale è sulla spiaggia bisogna creare una conca d'acqua nella sabbia e tenerlo bagnato. Questi animali non sono abituati agli urti con le superfici quindi anche un piccolo colpo può causare dei danni. Importante è poi non stare in grossi gruppi intorno al delfino spiaggiato».

La Stenella ritrovata a Castel Volturno, però, non era a contatto con il bagnasciuga, ma nell'acqua bassa non riusciva a prendere la via per il mare aperto: «Quando l'animale non ha ferite visibili ed è in grado di nuotare bisogna accompagnarlo al largo. Purtroppo nella maggior parte dei casi lo stesso individuo si rispiaggia dopo pochi giorni, per questo è importante avere strutture dedicate a cura e diagnosi di animale». Strutture che però a Napoli sono ancora assenti.

Caruso, da un anno è tornato in Italia dopo aver lavorato 6 anni all'estero: 2 negli Usa e 4 in Cina, inserendosi nel nuovo dipartimento Cape (Conservazione animali marini e public engagment) dell'Anton Dohrn. È proprio nel più antico centro di ricerca europeo sui mammiferi marini che il team di cui fa parte Caruso vuole creare un rescue center per vertebrati marini, il primo in Italia.

«Nel caso di simili incidenti saremmo pronti ad affrontare gli spiaggiamenti e a capirne le cause», conclude Caruso.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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