«È un comportamento che fa la maggior parte dei cani in presenza di una risorsa alimentare o in ogni caso quando c'è qualcosa che non gli va di consumare in quel momento». Queste le parole di David Morettini, istruttore cinofilo e membro del comitato scientifico del nostro magazine, usate per commentare a Kodami un video che da alcuni giorni è diventato virale su TikTok: un cane seppellisce un gatto e molti ritengono che questo sia una prova di affetto dell'animale nei confronti di un compagno deceduto.
Il video ha raggiunto oltre 20 milioni di visualizzazioni e ritrae un cane che sta scavando una buca in quella che sembra una piccola fioriera su un marciapiede. L'animale regge il corpo del felino in bocca, che Kodami ha deciso di coprire per non spettacolarizzare la morte e la sofferenza di un altro essere vivente, e dopo avere raggiunto la profondità adeguata depone il gatto nella buca. A questo punto inizia a coprirlo delicatamente con altra terra spostandola con il muso.
Fra i commenti del video sono state lanciate le più assurde teorie sul perché il cane avesse compiuto un gesto del genere e molti di questi concordano nel dire una cosa: un'amicizia profonda legava i due animali e quello del cane è un gesto di commiato per l'amico, un rituale di sepoltura per dire degnamente addio al gatto. Come spiega l'esperto, però, non si tratta di un estremo saluto, ma un comportamento innato piuttosto comune nei cani: «Se avesse avuto delle crocchette, probabilmente avrebbe fatto la stessa cosa, magari scavando per cercare di seppellire il cibo nella ciotola, come fanno molti».
«Seppellire fa parte della sequenza predatoria – continua Morettini – Questa consiste in una serie di comportamenti ritualizzati: prima di tutto c'è il fiuto della traccia, poi si scova la preda, si parte all'inseguimento, dopo c'è l'afferrare la preda, lo scuotimento per ucciderla e in fine la dissezione del corpo per mangiarla. In alternativa all'ultima parte, nel caso in cui il cane non abbia voglia di mangiare la preda catturata, la sotterra. Un po' come facciamo noi per conservare la carne frollandola, anche loro fanno lo stesso».
Dunque dal punto di vista etologico si tratta sempre di un comportamento ritualizzato, ma non c'è alcun significato spirituale, proprio come spiega l'esperto: «Si definisce comportamento ritualizzato una successione predeterminata di azioni che in questo caso sono innate nell'animale. Quando si guardano video simili bisogna togliere il più possibile il proprio giudizio per evitare di romanzare la storia. Ad oggi non ci sono prove di rituali di sepoltura fra i cani e gli unici animali di cui sono a conoscenza che hanno un comportamento simile sono gli elefanti. I cani spesso non hanno neanche tanti comportamenti di solidarietà verso i propri conspecifici e possiedono anche poche cure parentali, altrimenti non farebbero tanti cuccioli».
«Questo non vuol dire che sia un animale meno nobile, sia chiaro – aggiunge l'esperto – Ma non per questo dobbiamo proiettare il nostro antropocentrismo su di loro: il cane che seppellisce il gatto non è un rituale di sepoltura. Certo, non escludo che possa esserci un'amicizia tra cane e gatto, ma ritengo che nel momento in cui il gatto è diventato risorsa, il cane ha semplicemente messo in pratica il suo istintivo comportamento ritualizzato legato alla sequenza predatoria».
Comportamenti del genere affondano le loro radici in millenni di evoluzione, come lo stesso David Morettini spiega: «La sequenza predatoria fa parte di un gruppo di comportamenti legati agli antenati dei cani, ma che riguarda anche noi da molto vicino. Infatti, il cibarsi di una creatura con cui abbiamo un legame affettivo è un tabù moderno, in passato ci sono state molte tribù umane dove cibarsi dei defunti era parte integrante di una tradizione per rispettare i morti».
«Senza viaggiare troppo con la fantasia – conclude l'istruttore cinofilo – Mentre sorprendentemente il cannibalismo e cibarsi dei defunti ha avuto per l'uomo un ruolo significativo, nei cani una riutilizzazione del genere non esiste. Non abbiamo testimonianze e non ci sono osservazioni di un tale repertorio etologico di sepoltura».