Nella serata di lunedì 6 marzo, due tori sono fuggiti dal macello nella zona industriale di Bressanone, in Alto Adige. La fuga è durata circa 4 ore, ma è terminata nel peggiore dei modi per entrambi, in seguito all'intervento di Vigili del Fuoco, Carabinieri della Forestale e cacciatori, chiamati per gestire gli animali in fuga tra le vie della città.
Mentre uno dei due tori attraversava la strada, l'autista di un'auto lo ha ripreso, provando a richiamarlo, ma il tentativo si è rivelato inutile e l'animale, dopo aver rivolto uno sguardo all'uomo, è scappato a gambe levate.
«Era arrivato fino al bosco, mentre l'altro si è nascosto in mezzo agli alberi, sulla vicina ciclabile e poi si è spostato verso la ferrovia. Per questo motivo non è stato facile recuperarli e abbiamo impiegato molto tempo – fanno sapere a Kodami dalla caserma dei Vigili del Fuoco di Bressanone – Il primo è stato riportato subito al macello, mentre l'altro è stato abbattuto sul posto dai quattro cacciatori intervenuti».
Le fughe dei bovini dai macelli: «Sono esseri senzienti che possono provare paura»
Non è certo la prima volta che nel nostro paese accade un fatto di questo genere. La fuga precedente, infatti, risale appena a qualche settimana fa, quando una mucca ruppe la recinzione del macello di Farra di Soligo, in Provincia di Treviso, e scappò facendo perdere le proprie tracce per alcune ore. Intervenne l'intera comunità e anche il sindaco del paese, Mattia Perencin, fece un post sul proprio profilo Facebook chiedendo a chi la vedesse di non avvicinarsi e di contattarlo immediatamente.
La fuggitiva venne rapidamente individuata in una zona paludosa poco distante dal recinto e riportata al suo triste destino nel macello comunale.
La scorsa estate, invece, 40 bovini scapparono da un mattatoio in California. Anche in quel caso le forze dell'ordine recuperarono quasi tutti gli animali. Un unico fortunato, però, sfuggì dalla morte certa e venne preso in custodia dalla cantautrice Diane Warren.
Ma cosa spinge gli animali a comportarsi in questo modo? Possono davvero sentire la paura di ciò a cui stanno andando incontro?
«I bovini sono esseri senzienti, capaci di provare emozioni come la paura che, come sappiamo, in soggetti normali, ha una funzione adattativa importantissima – spiega la dottoressa Federica Pirrone, etologa e membro del comitato scientifico di Kodami – È possibile, quindi, che la fuga sia legata alla paura di trovarsi in un ambiente chiuso, nuovo e non confortevole».
Le reazioni possono variare tra gli individui, perché ogni soggetto ha una propria personalità e un proprio bagaglio di esperienze che lo influenza. «Il trasporto, l'arrivo e la permanenza possono costituire per i bovini un'esperienza estremamente pesante – aggiunge l'esperta – L'eccessivo affaticamento, ad esempio, ma anche la sete prolungata, abbinata magari alla fame prolungata o alla limitazione dei movimenti, ai problemi di riposo, lo stress sociale, il dolore, la paura e l'angoscia, sono tutti elementi che peggiorano ulteriormente l'esperienza».
Le misure strutturali e gestionali di EFSA
Esistono, però, alcune misure strutturali e gestionali che sono state identificate dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) nel 2020 e riguardano il benessere degli animali destinati al macello. Le linee guida vengono costantemente aggiornate e pochi mesi fa, ad esempio, sono stati modificati proprio i parametri riguardanti il trasporto degli animali, concedendo loro più spazio, abbassando le temperature massime dei veicoli e riducendo al minimo i tempi di viaggio all'interno dell'Unione Europea.
«Le buone pratiche per il benessere degli animali riducono le sofferenze e li rendono più sani – scrive Guilhem de Seze, responsabile del dipartimento dell’EFSA che si occupa di valutazione dei rischi, nel testo di aggiornamento dei parametri – Questo è un elemento cardine anche per la sicurezza della filiera degli alimenti. Vi è uno stretto nesso tra il benessere degli animali, la loro salute e le malattie veicolate dagli alimenti, in linea con il principio di One Health al quale EFSA si ispira».
Le misure gestionali di EFSA minimizzano, quindi, le conseguenze sul benessere degli animali ancora in vita, ma ciò non cambia certamente il loro destino: una volta arrivati al macello, per sopravvivere non resta che tentare la fuga.