Dormiva sotto un tetto di stelle, poi tutto è diventato buio. Gli hanno sparato un tranquillante con la cerbottana e Pasqualino, cane senza un riferimento umano e nato in libertà, si è risvegliato in canile. «Tutto è partito da una segnalazione», racconta Valerio Gaveglia, educatore cinofilo e volontario del canile di Muratella di Roma. «La titolare di un'azienda agricola ha chiamato i vigili che sono arrivati e lo hanno addormentato e portato via insieme alla sorella».
In realtà i due cani non avevano bisogno di aiuto e soprattutto non rappresentavano un pericolo non interagendo con le persone da cui restavano a cento metri di distanza: «Si procacciavano il cibo da soli, non davano fastidio a nessuno ed erano, giustamente, diffidenti nei confronti dell'uomo», continua l'educatore.
Il viaggio di Pasqualino da Roma a Sanremo
Il destino di Pasqualino sembrava così segnato: separato dalla sorella e chiuso in un box di tre metri quadrati con lo sguardo fisso sul cemento. Poi, un piccolo miracolo: un'alleanza tra persone che riesce a riscrivere il finale di quella che si preannunciava come una triste storia. Tutto parte grazie al tam tam sui social nel condividere una poesia scritta per Pasqualino da un’operatrice del canile di Muratella e che arriva alle orecchie di Stefano Di Caprio, presidente dell'Armata dei randagi, un'oasi per cani fobici sulle alture di Sanremo con la mission di accogliere soggetti semi selvatici, deprivati della loro vita abitudinaria e in libertà.
Pasqualino così ha la possibilità di entrare a far parte dell'Armata ma in mezzo ci sono 1400 chilometri da attraversare in un giorno. Come fare? Ecco allora che entra in gioco la scuola di formazione per cinofili Pet revolution che finanzia il viaggio e il meccanico Paolo Gentile che, smontando i sedili posteriori della macchina di Valerio crea un nuovo allestimento così da far viaggiare Pasqualino comodamente dentro un kennel.
«La vita di Pasqualino è rovinata, ormai – sottolinea nonostante tutto Valerio Gaveglia – Questo è un dato di fatto, non sarà comunque la vita che lui ha scelto per sé stesso. Noi abbiamo solo messo una toppa all'ennesimo errore madornale che è stato compiuto. Ma, forse, qualcosa in più l'abbiamo fatta: abbiamo trasformato Pasqualino in un vessillo, un'icona che possa tornare in mente a chiunque sia pronto di nuovo a segnalare la presenza di un cane libero; l'indifferenza, alle volte, se accostata ad una elementare cultura cinofila, può davvero salvare più di un'esistenza».
L'alleanza per garantire la libertà dei cani
Pasqualino, nato libero è stato salvato così non di certo "dalla strada" ma dal canile, da dove difficilmente sarebbe stato adottato a causa della sua scarsa propensione verso la manipolazione e il contatto con l'uomo. «Finché continueremo a vedere il canile come un luogo di mantenimento pochi riusciranno a rifarsi una vita», dice Francesca Finotto co-fondatrice della scuola Pet revolution. «Il canile dovrebbe diventare uno spazio che offre dei servizi e della attività per i cani che ci portano poi a riconoscere l'animale, riconoscere l'individuo e identificare per lui quale sarà la realtà familiare o ambientale più adatta».
Pet Revolution nasce dall’idea dei tre fondatori (oltre a Francesca, Luca Caracciolo e Cristina Sopranzi) che con esperienze ed estrazioni diverse hanno deciso di dedicare la propria vita, il proprio tempo e le proprie energie ad un progetto destinato a rivoluzionare il mondo della relazione con gli animali domestici, dal punto di vista del cane, del gatto e dell'umano stesso.
«Noi parliamo di "amore rivoluzionario" – continua Finotto – Un amore che rispetta i bisogni e l'etologia degli animali, senza mettere al primo posto i propri bisogni affettivi o narcisistici. Pet Revolution rappresenta una possibilità di crescita personale e professionale attraverso dei percorsi formativi basati su un nuovo approccio didattico e relazionale. Siamo d'aiuto alle famiglie e, come nel caso di Pasqualino, alle associazioni, ai canili e alle realtà che si occupano di animali nell’ottica di trasformare il panorama cinofilo attuale».
Pasqualino rinato Theodore all'Armata dei randagi
Anche Stefano Di Caprio con la sua Armata vuole fare "una rivoluzione". «Quello che mi sono trovato a chiedermi – racconta a Kodami – è perché tutte queste battaglie hanno bisogno di vittime o bandiere. Pasqualino all'Armata è rinato come Theodore, è il mio Theodore Kaczynski». Stefano si è ispirato agli scritti dell'uomo che è stato poi identificato come Unabomber e condannato all'ergastolo per aver inviato pacchi postali esplosivi a numerose persone, provocando tre morti. Kaczynski nei suoi scritti parla di libertà e necessità di un cambiamento sociale e critica la società tecnologica. «La storia di Pasqualino secondo me dovrebbe portare a spiegare che la libertà è un valore che ci siamo scordati proprio noi esseri umani. La libertà non è un qualcosa da temere: siamo noi che non riusciamo ad accettare che esista qualcosa fuori dal nostro controllo e che non riusciamo a accettare che un cane viva bene senza di noi o preferisca stare senza di noi».
E la sua Armata, sembra dargli ragione: Murdock, un cane semi selvatico dopo un anno di permanenza gli concede ora lo sguardo solo per 10-15 secondi al massimo, Hannibal appena è arrivato si è chiuso in un cespuglio per circa quattro mesi e poi c'è 243 un vero e proprio marchio sulla pelle per Stefano: 14 anni in un box (il 243 da cui prende il nome) di cemento e che ora sta passando quello che le resta della sua vita lì. «Finché ogni canile non sarà chiuso, ogni maltrattamento genetico vietato e tutti i cani avranno una dignità – dice il responsabile del rifugio – noi due cammineremo insieme in questo deserto e lei sarà la mia oasi a ricordarmi che per quanto vogliamo giustificarci, al male, c è sempre una soluzione… che la verità è negli occhi degli ultimi classificati».
Perché i cani non sono tutti uguali
Quando si parla di cani, si tende sempre a generalizzare, si pensa che siano più o meno tutti uguali: nell'immaginario collettivo i cani adorano le coccole, vogliono rincorrere la pallina e desiderano il contatto con l'essere umano. Tutti e indistintamente. La realtà è, invece, ben diversa.
«Alcuni cani con genetica semiselvatica o ferale, non hanno alcuna attrazione per il genere umano e sono equipaggiati per sopravvivere allo stato libero senza avere contatti con l'uomo: al massimo si concedono di alimentarsi con i suoi scarti durante la notte, ma nulla di più», spiega Enrica Ceccarini, educatrice cinofila professionista con approccio cognitivo relazionale, titolare della Scuola Cinofila Nessuno è Perfetto.
«Ad oggi questi cani liberi, che non vogliono avere a che fare con l'uomo e conservano la loro dignità di individui liberi sono concentrati principalmente nelle campagne del centro e sud Italia e ahimè, nei canili del Nord, come è accaduto a Pasqualino. Ai clan di cani semi-selvatici che vivono in armonia con le risorse del territorio viene mossa una caccia senza pietà, con tanto di gabbie trappola e gruppi di "volontari" che stanano i cuccioli dalle tane, mentre le madri (che vengono sempre credute inadempienti nell'accudimento della prole) assistono allo scempio impotenti, nascoste tra i cespugli e paralizzate dalla paura. Intere famiglie vengono smembrate».
È con ogni probabilità la sorte toccata a Pasqualino da cucciolo: «Individui nati liberi in una terra libera vengono deportati in massa e sbattuti nelle celle dei canili di tutta Italia e lì lasciati per 7, 10, 12 anni in nome di una "sicurezza" che non esiste e di una adozione che non solo loro non hanno mai chiesto, ma che non arriverà mai. Nei canili gli educatori incontrano centinaia di individui perfettamente sani e "funzionanti" a livello cognitivo, che hanno l'unico "difetto" di non voler avere niente a che fare con l'uomo», aggiunge Enrica Ceccarini che ha sostenuto il percorso di Pasqualino collaborando direttamente con Valerio Garavaglia.
«Qui cani vengono lasciati dietro le sbarre ad impazzire per anni e sono le vittime perfette per una prigionia senza colpa – conclude l'educatrice cinofila – La scusa che ci raccontiamo è "perché liberi sarebbero morti, magari in un incidente, o forse per malattia" oppure "perché liberi avrebbero dato fastidio ai turisti delle spiagge nella bella stagione e sarebbero finiti male"».
La poesia per Pasqualino che ha dato il via a tutto:
Chissà che te sogni Pasqualì…
forse le campagne dove eri un individuo libero
insieme ai tuoi compagni
e come eravate allegri!
l'uomo più vicino lo guardavate a cento metriTu che per gli umani
hai avuto sempre diffidenza
e fin da piccoletto
hai imparato a fare senzaForse non mangiavi tutti i giorni
ma stavi col tuo branco
camminavi per chilometri
e non eri mai stanco
Ma adesso stai in gabbia
per qualcuno "in sicurezza"
dove gli unici compagni
so' paura e tristezzaSogna Pasqualino
e io provo vergogna
per l'essere umano
che è più laido de na fognaDormi Pasqualì, sogna ancora…
che poi te risvegli e
ricomincia il tormento
circondato da bipedi
rumore e cemento