Il kiwi della discordia tra Stati Uniti e Nuova Zelanda finisce sui giornali e costringe alle scuse lo zoo di Miami. L’uccello simbolo della Nuova Zelanda, che era stato ricevuto dallo Smithsonian National Zoological Park come parte di uno speciale accordo di prestito in collaborazione con il governo della Nuova Zelanda, non smette di far discutere ed ha provocato anche la nascita di una raccolta firme per ottenerne il trasferimento.
La polemica nasce pochi giorni fa, dopo la pubblicazione sui social di un video in cui il piccolo uccello, una vera e propria star dei media e considerato una sorta di ambasciatore tra i due paesi, appare illuminato direttamente da intense luci e accarezzato da diversi presenti. Al suo tentativo di ripararsi all’interno di una scatola per sfuggire la luce, il piccolo uccello notturno viene ulteriormente esposto scoperchiando la scatola.
Tutti questi comportamenti, da parte di chi dovrebbe curarne il benessere rispettandone l’etologia, sono apparsi quantomeno irrispettosi ai tanti fans neozelandesi del kiwi che si sono subito fatti sentire via social chiedendo a gran voce che all’uccello fossero riservato cure e attenzioni più consone al suo status, unico esempio di kiwi conservato nello zoo americano.
La “diplomazia dei kiwi”
Paora, questo il nome dell’uccello nato da un uovo che si era schiuso a Miami nel 2019, era stato chiamato con il nome della leader iwi, l’ambientalista Paora Baldy. Alla cerimonia per la sua nascita al museo aveva partecipato anche l'ambasciatrice neozelandese negli Stati Uniti Rosemary Banks che aveva suggerito il nome per il piccolo uccello destinato a diventare un simbolo dell’amicizia dei due paesi nel nome della conservazione. Un po’ quello che era successo più volte in Cina con l’invio di panda utilizzati come ambasciatori nei confronti di paesi con i quali era necessario sancire buoni rapporti diplomatici. Ultimo esperimento di riproduzione, felicemente riuscito, Paora è figlio di una coppia riproduttiva rimasta di proprietà della Nuova Zelanda e dei Maōri.
Per lo Smithsonian's National Zoo questa non era la prima partecipazione ad un programma di conservazione riguardante i kiwi: già nel 1975 l’istituzione era stata la prima organizzazione a far schiudere un kiwi marrone al di fuori della Nuova Zelanda. Nel 2010, come si può leggere sullo stesso sito dello zoo, aveva ricevuto una nuova coppia di kiwi dalla Nuova Zelanda «per creare un centro scientifico di allevamento presso lo Smithsonian Conservation Biology Institute. Il nome del maschio è Tamatahi (ta-ma-TA-hee), che significa figlio primogenito, e la femmina è Hinetu (hee-nay-TOO), che significa donna orgogliosa. Entrambi gli uccelli provengono dal popolo Ngati Hine in Nuova Zelanda. L'aggiunta di questi animali al patrimonio genetico del Nord America è un'opportunità rara e preziosa».
La coppia non era arrivata da sola ma con un’altra coppia, successivamente trasferita in Germania, e con un altro kiwi singolo, andato allo zoo di San Diego. «Quando questi uccelli moriranno, saranno rimandati alla tribù per la sepoltura» specificava il documento, attestando la grande importanza data alla loro presenza e l’enorme rispetto dovuto a questi animali. «I kiwi sono originari della Nuova Zelanda e sono lì da oltre 60 milioni di anni: l'uccello più antico del paese – si può leggere. – I kiwi marroni sono uccelli notturni, terrestri e incapaci di volare i cui adattamenti assomigliano più ai mammiferi che agli uccelli. Hanno piume intorno al viso che sembrano baffi, un acuto senso dell'olfatto, un buon udito e sono l'unico uccello con le narici all'estremità del becco. Inoltre, i kiwi marroni depongono le uova più grandi di tutti gli uccelli in relazione alle loro dimensioni corporee».
La petizione per il suo trasferimento
Era stata proprio la sua caratteristica di animale notturno a suscitare le maggiori apprensioni, tanto da spingere gli artefici della petizione a chiedere per lui una sistemazione più consona. «Abbiamo motivo di credere che un prezioso Kiwi in via di estinzione venga maltrattato dallo zoo di Miami in Florida – hanno scritto sottolineando che – i kiwi sono il nostro prezioso Taonga (tesoro) non i giocattoli americani». Sono stati messi in evidenza atteggiamenti maldestri: «È stato addomesticato ed è sottoposto a una brillante illuminazione fluorescente 4 giorni alla settimana, viene maneggiato da dozzine di estranei, accarezzato sui suoi sensibili baffi, deriso e mostrato come un giocattolo».
Mentre le cure e le attenzioni riservate al piccolo uccello avrebbero dovuto essere di ben altro genere: «I kiwi sono animali notturni, che dovrebbero essere tenuti in appositi recinti bui e poco manipolati. Paora non è in grado di esercitare un comportamento naturale, che è una delle libertà necessarie delineate nella legge sul benessere degli animali.
Il manuale delle migliori pratiche per i kiwi afferma che non dovrebbero essere maneggiati spesso o portati fuori dalla loro tana per essere tenuti in mano al pubblico. È tenuto sveglio durante il giorno, con solo una piccola scatola in un recinto ben illuminato per imitare il suo habitat naturale sotterraneo». Infine la richiesta: condizioni di vita migliori e ipotesi di trasferimento. «Potremmo non essere in grado di portare a casa Paōra, ma abbiamo la possibilità di dargli le cure che merita. Ci auguriamo che questa petizione possa raggiungere qualcuno che abbia il potere di avviare un'indagine sulle sue condizioni e trasferirlo in un ambiente più adatto».
Le scuse dello zoo
Dopo la pubblicazione del video che mostrava i presunti maltrattamenti e le oltre 13 mila firme raccolte dalla petizione, lo zoo di Miami, attraverso il direttore del suo staff, si è sbrigato a scusarsi pubblicamente anche attraverso i social. «A nome di tutti allo Zoo Miami, vi preghiamo di accettare le nostre più profonde e sincere scuse per lo stress provocato da un video sui social media che mostra la manipolazione e l'alloggiamento di "Paora", l'uccello kiwi che è attualmente sotto la nostra cura. Le preoccupazioni espresse da sono state prese molto seriamente e di conseguenza, con effetto immediato, il kiwi encounter non sarà più offerto» scrivono facendo riferimento all’esperienza con un kiwi che si poteva acquistare tra quelle proposte dallo zoo ai suoi visitatori.
«Lo sviluppo del kiwi encounter non è stato, col senno di poi, ben concepito per quanto riguarda il simbolismo nazionale di questo animale iconico e ciò che rappresenta per il popolo della Nuova Zelanda, in particolare i Maori. Ancora una volta, siamo profondamente dispiaciuti – hanno specificato, aggiungendo – Paora è normalmente tenuta fuori dalla vista del pubblico in una zona tranquilla. Questa zona gli fornisce un riparo speciale che gli permette di rimanere in relativa oscurità durante il giorno in modo che possa, a sua discrezione, uscire ed esplorare il suo habitat nella quiete della sera. Attualmente sono in corso piani per costruire un habitat speciale per lui che continuerà a fornirgli il riparo di cui ha bisogno rispettando e sostenendo i suoi istinti naturali. Sarà sviluppato in modo tale da poter mostrare ai nostri ospiti il fantastico kiwi senza alcun contatto diretto da parte del pubblico».
Le dichiarazioni del primo ministro neozelandese Chris Hipkins sembrerebbero aver messo il punto alla questione. Con una dichiarazione ufficiale è stato costretto a intervenire, puntualizzando: «hanno riconosciuto che ciò che stavano facendo non era appropriato, o non era giusto, o non era giusto nei confronti del kiwi. Questo è davvero tutto ciò che possiamo chiedere loro».