L'orsa JJ4 non può restare rinchiusa nel Centro faunistico di Casteller. È il quadro emerso dalla visita condotta dalla Lav che con il responsabile dell'Area Animali Selvatici, Massimo Vitturi, ha oltrepassato i cancelli per conoscere lo stato di salute dell'animale.
«Il Casteller è come un'area cani, l'orsa JJ4 non può stare lì. Siamo riusciti a entrare finalmente. Abbiamo visto M49, e JJ4 solo dai filmati perché si nascondeva all'interno del recinto, ma siamo riusciti ad entrare per vedere le condizioni in cui vivono gli animali. E non sono compatibili compatibili con le condizioni in cui dovrebbe vivere un'orso». Queste le prime parole rilasciate da Vitturi a Kodami dopo aver visto l'orsa.
Dalle testimonianze degli attivisti emerge che JJ4 si trova in buone condizioni di salute fisica, non viene sedata e ha ancora il radiocollare che le hanno applicato nel 2020. La sua però non è vita. Si tratta di un animale selvatico, abituato a muoversi in autonomia e senza confini, che oggi invece si trova rinchiuso tra quattro mura.
A varcare la soglia del Casteller c'era anche il presidente di Centopercentoanimalisti Paolo Mocavero.
La tensione davanti ai cancelli è alta, sul posto oltre ai Forestali ci sono agenti della Digos per inibire eventuali tentativi di fare video all'interno della struttura da parte degli attivisti. L'area è ampia circa 8.000 metri quadri, pochissimo se si tiene presente che gli orsi in un solo giorno si spostano di decine di chilometri.
JJ4 si trova al Casteller dalla notte del 18 aprile 2023, quando è stata catturata per mezzo di una trappola a tubo dai Forestali. L'orsa era insieme ai suoi tre cuccioli, uno dei quali inizialmente è rimasto intrappolato con lei, e poi liberato nei boschi della Val di Sole. Ora dei piccoli la Provincia autonoma dice di non sapere più nulla.
Il Centro faunistico è di proprietà dell'Amministrazione provinciale di Trento e si tratta di una struttura costruita per l'accoglienza provvisoria degli orsi. Proprio in ragione dei suoi spazi estremamente ridotti non può essere una sistemazione permanente per nessun grande carnivoro. Eppure ne ospita addirittura due.
JJ4, nota anche come Gaia, condivide infatti la sorte di un altro orso famoso presente nel Casteller: Papillon, M49, a sua volta sottoposto al carcere a vita dalla giustizia degli esseri umani. L'orso giudicato eccessivamente confidente dalla Provincia autonoma è riuscito a fuggire più volte, per finire poi nuovamente nel recinto. «Dopo l'ultimo tentativo di fuga – spiega Vitturi – i cancelli elettrificati che separavano le aree dove si trovano gli orsi sono stati sostituiti da muri di cemento alti circa 3 metri.
Per lui non sembrano esserci più possibilità di uscita, mentre per JJ4 una speranza c'è, ed è nelle mani della Giustizia. Infatti, all'indomani del decreto di abbattimento firmato dal presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti, le associazioni di tutela animale, hanno presentato i loro ricorsi al Tribunale amministrativo di Trento. Il giudice del Tar li ha accolti sospendendo temporaneamente la sentenza di morte disposta da Fugatti. Ma nulla è ancora certo. Bisognerà attendere l'udienza di merito del 14 dicembre per sapere se l'animale verrà abbattuto o se potrà ricominciare una nuova esistenza altrove.
«JJ4 deve essere trasferita quanto prima nel rifugio che abbiamo individuato in Romania e che a M49, sul quale non pendono giudizi dei Tribunali, debba essere riservata una vita degna di essere vissuta, diversa dall’attuale sopravvivenza al Casteller».
Infatti, i singoli recinti nel quale è suddiviso il rifugio rumeno da noi proposto, tutti collegati tra loro tramite tunnel, che possono essere aperti o chiusi a seconda delle necessità, sono tra le otto e le quaranta volte più grandi di ognuno dei recinti nei quali sono rinchiusi gli orsi al Casteller, motivo per cui dovrebbe essere utilizzato solo per dare ospitalità temporanea e limitata a orsi in difficoltà. Tutti gli altri plantigradi dovrebbero invece essere lasciati liberi sui loro territori, attraverso la prevenzione degli incidenti.
«Una volta trasferita JJ4 e tirato quindi un sospiro di sollievo per essere riusciti a sventare la sua uccisione, ci occuperemo anche di M49 – conclude Vitturi – ma la responsabilità per evitare nuovi incidenti e quindi nuove incarcerazioni o uccisioni di orsi, resta ancora tutta in capo alla Provincia di Trento. Per questo rinnoviamo la nostra richiesta di avviare subito un programma di attività, concordato con le istituzioni scientifiche del territorio, quali il MUSE e il Parco Naturale Adamello Brenta, per favorire la convivenza pacifica tra gli orsi e noi umani».
Nonostante le responsabilità che gli vengono imputate, Fugatti continua a chiedere la morte per l'animale, senza «togliersi la corona e fare un passo indietro», come lo aveva invitato a fare Carlo Papi, il padre di Andrea, il 26enne morto a seguito dell'aggressione di JJ4 nei boschi sopra la sua abitazione di Caldes.
Durante i funerali del giovane, papà Carlo aveva invitato le istituzioni a prendersi le proprie responsabilità. Mea culpa che però non è mai arrivato. Oggi Carlo è tornato a chiedere al presidente trentino di riflettere sulle colpe della sua amministrazione: «La famiglia Papi ha atteso circa tre mesi dalla tragedia di Caldes, con la morte attesa e annunciata di Andrea, per avere le scuse pubbliche e morali non ancora arrivate. Ad oggi chiediamo ancora una volta ai responsabili di questa ignobile tragedia di spiegare come è potuto accadere una simile vicenda e quindi di chi sono le responsabilità dell'accaduto».
Responsabilità che sono dell'essere umano, e non dell'orso.