In molti documentari e video che circolano sul web è possibile vedere serpenti che ingoiano prede molto più grandi del proprio corpo e una domanda affiora spontanea nella mente di molti: «Un serpente può mangiare un essere umano?», e la risposta è sì. Già nei primi anni ‘70 Thomas Headland, un ricercatore che si era trasferito nella foresta pluviale filippina per studiare un gruppo indigeno di cacciatori-raccoglitori chiamato Agta, parlando con più di 120 di loro ha scoperto che il 26% degli uomini era stato attaccato da pitoni. Solo sei persone erano state effettivamente uccise nell'arco di 39 anni, e in base ai loro ricordi solo un uomo e due bambini erano stati trovati all'interno di alcuni di questi rettili.
Uno dei primi casi riportato sui media è stato registrato nel 2002, vicino a Durban, in Sudafrica. Secondo le testimonianze di alcuni bambini un loro amico era stato inghiottito da un pitone africano, per poi scomparire senza lasciare nessuna traccia. Da quel momento in poi su internet sono circolati centinaia di articoli che riprendevano le stesse foto di serpenti. L'unica cosa che cambiava era il luogo dell'avvistamento: una volta in Cina, un'altra a Panama, un'altra ancora in Sudafrica e così via. Tutte ritraevano gli stessi esatti esemplari intenti a cercare delle prede umane con cui banchettare.
Il problema è che sono tutte storie molto difficili da dimostrare e prove reali di serpenti mangiatori di uomini non ne abbiamo mai avute. Fino al 2017. Nel giro di poche ore, grazie a un video diventato virale, Akbar, un ragazzo di 25 anni che raccoglieva olio di palma in un remoto villaggio dell'isola di Sulawesi, in Indonesia, è diventato il primo esempio documentato delle capacità di alcuni pitoni di inghiottire esseri umani.
Specifichiamo che i serpenti solitamente, come molti altri animali, quando percepiscono un pericolo preferiscono evitarlo, strisciando in luoghi protetti, e solo se si sentono minacciati attaccano per legittima difesa. Ogni anno nel mondo vengono morse circa 5 milioni di persone, di cui tra le 81 e 137 mila muoiono, soprattutto in Africa, Asia e America Latina, non essendoci un’adeguata assistenza medica, ma un essere umano mangiato intero da un serpente affamato è completamente un’altra storia.
Per anni l'isola indonesiana di Sulawesi ha fornito un rifugio sicuro a centinaia di specie animali. Un paradiso che però si sta perdendo a causa della deforestazione incontrollata che sta rovinando i numerosi ecosistemi di Sulawesi. È proprio all'interno di un’ecosistema compromesso che, molto probabilmente, viveva Akbar, che si è trovato faccia a faccia con un pitone reticolato, una specie che può raggiungere anche i 6 metri di lunghezza, e che, privato dei suoi spazi naturali, era in cerca di una nuova fonte di cibo.
Per capire come è stato possibile un incidente del genere, vediamo come potrebbe un pitone reticolato a mangiare una preda della dimensione di un essere umano. Dimenticate il veleno: i serpenti più grandi del mondo, come alcune specie di anaconde, pitoni e il boa costrittore, gli unici abbastanza grandi per ingerire un essere umano, attaccano la preda stritolandola, non mordendola. Una volta uccisa entra in campo la strabiliante capacità dei serpenti di ingerire prede intere fino a tre volte più grandi della larghezza della loro testa.
Al contrario di quello che si crede, i serpenti non si slogano da soli le mascelle. Se guardiamo un cranio di qualsiasi mammifero, le ossa sono tutte unite insieme. Il "trucco" del serpente è la presenza, tra il cranio e la mascella, di un pezzo di tessuto connettivo estremamente elastico. Il lato sinistro e destro della mascella inferiore sono uniti, dove noi abbiamo il mento, solo da un legamento flessibile, che consente al serpente di muovere i due lati separatamente e piano piano inghiottire la preda partendo sempre rigorosamente dalla testa.
Ma arrivati a questo punto l’impresa non è conclusa, perché anche digerire una preda molto grande non è un gioco da ragazzi. L’apparato digerente dei serpenti, che attraversa quasi l'intera lunghezza del corpo, è elastico; si adatta facilmente a quasi tutte le dimensioni e normalmente non è in funzione. Solo quando la preda entra nello stomaco i serpenti attivano la digestione, rafforzando i muscoli del cuore per pompare più sangue e accelerare il metabolismo. È come se il nostro apparato digerente diventasse il famoso e forzuto protagonista di molti cartoni animati Braccio di Ferro solo per digerire il pranzo! Nell'arco di poche ore il pH dello stomaco scende da 7,5 a 2 ed entrano in gioco un cocktail di acidi ed enzimi digestivi, delle sostanze chimiche, che dissolvono tutte le parti del corpo tranne i capelli e le unghie, che gli rimangono particolarmente indigesti.
Immobilizzati dal gigantesco rigonfiamento di cibo nello stomaco i serpenti digeriscono per diversi giorni o addirittura settimane. È qui che i serpenti sono più vulnerabili! È proprio approfittando di questo momento che la squadra di ricerca di Akbar ha fatto la macabra scoperta. Il ragazzo è stato ritrovato nello stomaco del gigantesco pitone reticolato ancora completamente vestito, tanto che gli stivali che indossava erano chiaramente visibili nella pancia del serpente.
Pensando ad animali così complessi, selvatici, non abituati a stare a contatto con gli esseri umani, e che seguono principalmente il proprio istinto di predatori solitari e schivi, diventa fondamentale salvaguardare il loro habitat naturale. Nei paesi in cui gli ecosistemi sono sconvolti dalla rapida distruzione delle foreste, come nel caso specifico dell’Indonesia che dal 2002 al 2021, ha perso 9,95 milioni di ettari di foresta e il 96% degli alberi, abbattuti a causa della deforestazione, gli incontri uomo-animale stanno diventando sempre più comuni.
Gli esempi sono già tanti: sull'isola di Sumatra, in 12 anni il 60% degli attacchi di tigri verso gli esseri umani si sono verificati in luoghi recentemente disboscati, provocando 27 morti umane, oltre a otto tigri; in India gli elefanti privati di spazio danno il via a veri e propri conflitti per riprenderselo, causando all’anno circa 400 morti di persone e 100 di elefanti. Il continuo insinuarsi degli esseri umani nell'habitat degli animali selvatici che, a differenza nostra, non conoscono limiti geografici e confini territoriali umani è purtroppo causa di scontri sempre più frequenti con serpenti e altri animali disorientati e in cerca di una nuova fonte di cibo.