I cani dei Vigili del Fuoco arrivano in Turchia. La cinofila: «Fondamentali per trovare i dispersi tra le macerie»

I nuclei cinofili dei Vigili del fuoco italiani sono arrivati in Turchia. La cinofila Viviana Codazza racconta come avviene il lavoro di ricerca dei dispersi tra le macerie.

8 Febbraio 2023
13:38
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cani vigili del fuoco

I nuclei cinofili dei Vigili del fuoco italiani sono arrivati ad Adana, in Turchia, per soccorrere la popolazione colpita dal terremoto di magnitudo 7,8 la notte del 6 febbraio 2023. Una serie di scosse, con epicentro nel distretto di Ekinözü ha investito le città turche e a nord della Siria, colpendo un'area in cui risiedono 13,5 milioni di persone.

Turchia
L’epicentro del terremoto che ha colpito Turchia e nord della Siria

Il bilancio dei morti nei due paesi cresce di minuto in minuto, così come quello degli sfollati e dei dispersi. Proprio per recuperare chi è rimasto intrappolato sotto le macerie è arrivato in Turchia un contingente composto da 50 Vigili del fuoco di Toscana e Lazio appartenenti ai team Usar, che sta per Urban Search and Rescue, traducibile con "ricerca e soccorso in ambiente urbano". Si tratta di personale specializzato per la ricerca di dispersi che ha operato nelle analoghe emergenze in Italia e all’estero.

«La ricerca dei dispersi è un compito che in questi tragici contesti persone e animali compiono fianco a fianco», spiega a Kodami Viviana Codazza, Vigile del fuoco del nucleo cinofilo della Lombardia che con la sua Border Collie Margot ha prestato soccorso sul luogo del disastro del Ponte Morandi nell'agosto del 2018.

«I cani da ricerca fanno davvero la differenza su questi scenari – chiarisce Codazza – Il cane grazie al suo olfatto è in grado di trovare e segnalare la presenza di persone sotto cumuli di detriti con una precisione che uno strumento tecnologico non potrebbe mai avere. Il cane può percepire 2 molecole all'interno di uno stadio».

Sono oltre 100 i cani da ricerca che in questo momento si trovano in Turchia provenienti da 19 stati membri dell’Unione Europea, Italia compresa. La situazione nella vicina Siria è invece più delicata vista la situazione geopolitica. Qui la Commissione Europea è in contatto con i partner umanitari e le ong che stanno effettuando operazioni di ricerca e salvataggio. La mobilitazione internazionale è imponente e si prepara ad essere prolungata nel tempo, e non priva di rischi per gli operatori intervenuti. Dopo un evento di simile portata, infatti, sono attese scosse di assestamento.

«Non bisogna dimenticare che i rischi in aree di terremoti e disastri sono elevatissimi per tutti, compresi cani e umani – aggiunge Codazza – Ne siamo consapevoli e lo stress è molto alto anche per chi si trova sul campo. Per questo da cinofila sento di svolgere un duplice compito: da un lato salvare le vite delle persone sotto le macerie, dall'altro fornire supporto emotivo ai nostri colleghi. Funzioni di cui mi sono resa conto fin dal mio primo intervento, quello del Ponte Morandi. Le vittime che venivano estratte dalle macerie sul momento erano sfinite e sotto choc e quasi non prestavano attenzione a chi le salvava. Chi cercava attivamente i cani per una carezza e avere un momento di respiro erano i colleghi sfibrati da quello che vedevano, e che nonostante le difficoltà continuavano a soccorrere chi era vivo, e a recuperare chi ormai non c'era più».

Terremoto

Sono 1.185 i soccorritori europei che sono già arrivati in Turchia. Parte del contingente italiano è stanziato ad Antiochia, dove i video mostrano il lavoro di cani e umani sui resti di una palazzina di 5 piani distrutta dal sisma.

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«I nostri cani cercano persone vive – sottolinea la cinofila Codazza – Attraverso la formazione che facciamo insieme imparano a segnalare attraverso l'abbaio il luogo esatto in cui si trova la persona viva sotto le macerie. Però riescono anche a percepire i morti. In questo caso noi operatori capiamo che lì si trova un corpo dalla reazione del cane: non è un abbaio, può essere un guaito o un'altra azione insolita. Non sono stati formati per farlo ma lo fanno ugualmente perché percepiscono che c'è qualcosa che non va».

C'è una grande distinzione tra la ricerca di persone vive e la ricerca dei corpi. In Italia i nuclei cinofili tradizionalmente si occupano della prima, come aveva spiegato Guglielmo Landi, Vigile del Fuoco avellinese che con la sua Labrador Sasha ha lavorato per 11 nella ricerca dei dispersi in tutta Italia.

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Come funziona la ricerca dei dispersi

Terremoto
Cinofili ad Antiochia (Fonte: Vigili del Fuoco)

Al contrario di quanto avviene per i cani dell'esercito, che afferiscono al Ministero dell'Interno, i cani impiegati dai Vigili del Fuoco sono scelti dai loro conduttori e vivono insieme. E Viviana Codazza e la Border Collie Margot vivono insieme dal primo momento in cui si sono scelte 7 anni fa.

«Quando ho iniziato la formazione per la ricerca di superficie con i Vigili del Fuoco insieme a Margot fa non sapevo fin dove saremmo arrivate – racconta – e mai mi sarei aspettata di compiere il primissimo intervento come cinofila sul Ponte Morandi, poche ore dopo il crollo. È stato un battesimo di fuoco di grande potenza per entrambe».

Lì Codazza ha messo in pratica tutto quello che aveva imparato durante la sua formazione: «Tutto il percorso avviene tenendo ben presente il carattere del cane e del conduttore, solo se il binomio è perfetto si prosegue nei vari step fino alla certificazione finale, anche se si tratta di un percorso che non termina mai davvero perché la formazione è continua e si affina sul campo».

Ma come agiscono le squadre una volta arrivati sul campo? «Per prima cosa dividono i binomi cane-umano in aree precise da controllare – spiega Codazza – Si tratta di zone ben delimitate, individuate tra quelle che secondo le rilevazioni ospitano i dispersi. Una volta assegnata la zona arrivano sul posto 1 cane con il suo conduttore, e un altro cinofilo senza cane. Quando il cane dopo la ricerca indica con l'abbaio un punto, questo viene segnato. A questo punto si cambia: il cinofilo che prima era solo porta il suo cane per ricominciare la ricerca. Se il secondo cane segnala lo stesso punto del primo si comincia a scavare subito. I cani fanno segnalazioni molto precise nel punto esatto in cui avvertono l'odore umano, questo aiuta restringendo di molto il campo di lavoro delle squadre di ricerca».

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Non sempre, però i cani individuano lo stesso luogo. «In questo caso se si ha disponibilità di un'altra squadra si fa ripetere la ricerca a un terzo cane, altrimenti il capo squadra si assume la responsabilità della scelta. Questa attività nel gergo è chiamata di "bonifica"», chiarisce la cinofila.

I cani impiegati nelle ricerche di superficie sono in grado di captare le singole molecole odorose: «I nostri cani sono formati per seguire il cono d’odore e risalire al vertice, cioè la persone dispersa. Durante l'attività di bonifica i cani dopo aver percepito l’odore cercano di vedere se si tratta di persone ferite perché riconoscono la cosiddetta "posizione da infortunio"».

Viviana Codazza sfata poi un mito molto diffuso quando si parla di cani da ricerca: «Parlare di "cani molecolari" non ha molto senso, è una semplificazione diffusa dai mass media, perché tutti i cani sono “molecolari”, cioè seguono le molecole odorose. Esiste però una differenza tra i cani che a partire da un indumento individuano una persona precisa, un'attività che è detta mantrailing, e i cani che cercano genericamente le persone disperse sui luoghi dei disastri come fa Margot».

Di solito le operazioni sui luoghi dei disastri durano per diversi giorni di fila non-stop in cui le singole aree del disastro vengono bonificate una ad una. Un'operazione non priva di rischi: «Le macerie di un crollo o di un terremoto sono per definizione luoghi fortemente instabili – conclude Codazza – Per questo i cani vanno senza pettorina, e noi stessi dobbiamo prestare molta attenzione. Sicuramente cani e umani che si trovano in Turchia stanno compiendo un'azione eroica, considerata la distanza da casa e il difficile contesto».

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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