Gli sguardi, le voci e le ali dell’emergenza climatica in mostra a Napoli

Al Museo Zoologico della Federico II di Napoli due mostre e un documentario raccontano la fragilità degli uccelli che vivono in alta montagna a causa dei cambiamenti climatici.

24 Marzo 2023
15:59
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Lo sguardo di un codirossone. Foto di Riccardo Mattea

L'ultimo report dell'IPCC, il gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici delle Nazioni Uniti, parla chiaro: dobbiamo accelerare e di parecchio gli sforzi per mitigare gli effetti dell'emergenza climatica. Il clima e il mondo sono già cambiati e continueranno a cambiare anche se smettessimo di colpo di immettere in atmosfera gas climalteranti. Questo significa che nei prossimi anni farà sempre più caldo, le alluvioni diventeranno sempre più frequenti e la siccità sarà la nuova normalità. E non serve necessariamente guardare ai ghiacci artici che si sciolgono o alle foreste pluviali che bruciano: l'emergenza climatica è ovunque, anche qui in Italia, e possiamo guardarla dritta negli occhi.

Nelle prestigiose sale del Centro Musei delle Scienze Naturali e Fisiche della Federico II di Napoli sono state appena presentate due mostre fotografiche e un documentario di cui potete guardare in esclusiva un estratto. Tutto ruota interamente intorno al progetto MigrAndata Cervati e c'è un unico denominatore: l'emergenza climatica che sta colpendo gli ambienti d'alta quota italiani e i suoi abitanti, gli uccelli.

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La mostra esposta nelle sale del Museo Zoologico di NapoliMigrAndata è un progetto di monitoraggio dell'avifauna ideato dall'associazione ARDEA con vari partner e si sviluppa sulla vetta più alta della Campania, il monte Cervati. Lì, al di sopra della linea degli alberi a quasi 2.000 metri di quota ornitologi, naturalisti, veterinari e volontari catturano (solo temporaneamente) gli uccelli che dipendono dalle brulle praterie rocciose d'alta montagna. Lo fanno per applicare sulle zampe un anellino identificativo, valutare lo stato di salute e raccogliere preziose informazioni su come stanno cambiando le loro vite e le loro migrazioni stagionali in risposta alla crisi climatica.

Questa tecnica di marcatura degli uccelli si chiama inanellamento a scopo scientifico ed è uno dei sistemi più efficaci e diffusi per studiare l'avifauna, come vi abbiamo raccontato in un episodio di Kodami Trails direttamente sul campo.

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L'aumento globale delle temperature sta letteralmente spostando interi ecosistemi in tutto il Pianeta. Le foreste pluviali si allontanano sempre più dall'equatore, i boschi temperati stanno invadendo le zone artiche e i deserti avanzano a ritmi impressionati. Ma gli ambienti non si stanno spostando solamente seguendo i punti cardinali: si arrampicano anche in verticale, sulle cime delle montagne. Boschi e foreste stanno letteralmente strozzando pietraie, praterie e ambienti assolati di montagna ed è un problema per tutti gli animali che vivono in questi habitat.

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Due balestrucci durante le attività di inanellamento. Foto di Riccardo Mattea

Se gli alberi continueranno a salire sempre più di quota lo stesso non potranno fare i brulli ambienti d'alta montagna, molto semplicemente perché più su di così non si può andare, più in alto c'è solo il cielo. Tutto ciò sta già accadendo – piuttosto rapidamente – anche sulle alte cime italiane, come le Alpi e l'Appennino, mettendo in serio pericoli fiori, insetti, rettili, anfibi e uccelli migratori che dipendono necessariamente da questi delicati ambienti sempre più minacciati. Su questo stanno lavorando e facendo divulgazione gli esperti di ARDEA coordinati dall'ornitologo Rosario Balestrieri e dal naturalista Arnaldo Iudici ed è per questo che nascono le mostre e il documentario ospitati ora a Napoli.

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L’ornitologo Rosario Balestrieri rilascia un culbianco appena inanellato

La prima mostra allestita nel Salone Minore del Museo Zoologico è intitolata: "L'avifauna delle vette in primo piano" ed è realizzata dal fotografo naturalista Riccardo Mattea. Nei suggestivi scatti su sfondo nero volti, becchi, piume e occhi di culbianchi, prispoloni, codirossoni e zigoli muciatti raccontano la bellezza e la fragilità delle specie che rischiamo di far sparire se non prendiamo consapevolezza degli effetti delle nostre azioni sul Pianeta. È come guardare dritto negli occhi – faccia a faccia – l'emergenza climatica in atto.

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Il primo piano di un prispolone. Foto di Riccardo Mattea

Ogni scatto è anche accompagnato dalle parole di chi quelle specie le studia per salvarle. Attraverso un QR Code è possibile ascoltare dalla voce dei ricercatori che le studiano la vita e le minacce che mettono a rischio questi meravigliosi animali. Ma gli sguardi e le voci di un clima che cambia troppo in fretta sono anche quelle delle donne e degli uomini che ogni giorno lavorano per la conservazione della natura con progetti come MigrAndata e che, purtroppo, molto spesso rimangano inascoltati persino dall'istituzioni che invece dovrebbero sostenerli e tutelare ecosistemi, flora e fauna.

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Lo sguardo di un rondone pallido. Foto di Riccardo Mattea

Nel Salone Maggiore del Museo Zoologico, tra reperti e scheletri secolari di balene ed elefanti, è invece possibile seguire un percorso per immagini curato del biologo e fotografo naturalista Mariano Peluso dedicato al progetto in sé e che racconta attraverso la fotografia, i luoghi, i temi e i protagonisti che lavorano per studiare e salvare la vetta più alta nel cuore del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.

La perfetta sintesi del progetto nella sua interezza, infine, la si trova nelle immagini del documentario realizzato da Jepis Rivello proiettato sugli schermi del museo e attraverso il quale è possibile vedere e comprendere come viene portato avanti il monitoraggio attraverso il racconto della dedizione con cui tutte le persone che lavorano al progetto studiano gli sguardi, le ali e i colori della fragili vette montane.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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