Oggi, 17 febbraio 2023, si festeggia la Giornata Nazionale del Gatto, una ricorrenza nata per celebrare il felino più amato in Italia, presente in tutte le comunità umane fin dall’antichità. Dopo essere stati al centro della cultura artistica e letteraria, oggi i gatti sono approdati anche sul Web, dove i meme e i video che li vedono come protagonisti guadagnano ogni giorno milioni di like.
Un successo involontario di cui è consapevole anche Tim Berners-Lee, l'inventore del World Wide Web. Era il 2014 quando sul forum Reddit un utente gli chiese: «Per cosa non avrebbe mai pensato che sarebbe stato usato internet, ma che in realtà è diventata una delle ragioni principali per cui la gente lo usa?».
E Tim Berners-Lee, colui che nel 1990 creò il primo server per il World Wide Web, rispose: «Gattini».
I gatti non sono solo gli animali più popolari sulla Rete e sui social: i contenuti in cui sono presenti sono tra i più condivisi e prima o poi sono entrati nella strategia di marketing online di insospettabili colossi proprio per aumentare l'engagement, cioè le interazioni, dei loro profili.
Nelle nostre case gli animali più presenti continuano a essere i cani, ma sul Web sono i gattini a vincere. Ma perché succedere? Proviamo a rispondere oggi, per celebrare insieme la Giornata Nazionale del Gatto!
I gatti nei reperti dall'Antico Egitto alla società romana
Il viaggio inizia ben prima dell’avvento del Web, in Mesopotamia, dove sono stati trovati i più antichi resti di un gatto domesticato, risalenti a ben 10mila anni fa. Un gruppo di ricercatori dell'Università del Missouri, coordinato dalla genetista Leslie A. Lyons, ha ricostruito la storia evolutiva dei gatti mettendo a confronto quasi 200 marcatori genetici. Dallo studio è emerso anche un altro dato: nonostante la prolungata convivenza con gli umani, i tratti genetici originari di questi felini tanto quanto quelli dei cani e di altri animali domestici.
Eppure i gatti occupavano un posto centrale nella religione e nella cultura dei popoli della zona della Mezzaluna Fertile, e per averne la conferma basta recarsi al Museo del Cairo, dove è conservata una ricca produzione che vede protagonisti i gatti, entrati a pieno titolo anche nella religione dell'Antico Egitto sotto svariate forme. In qualche caso sono state trovate anche sepolture regali a loro dedicate. Secondo gli esperti, quando morivano gatti appartenenti alle famiglie di elevato rango sociale, questi venivano sepolti con tutti gli onori. Un trattamento giustificato dall'affetto rivolto a questi animali, ma anche in considerazione della posizione, tra il terreno e il divino, assunto nella società egizia.
Un trattamento che non dovrebbe stupirci dato che nel viaggio affrontato da Kodami nella relazione tra animali e persone dell'Antica Pompei abbiamo osservato quanto fosse diffusa la presenza di gatti, cani, galline, cavalli e di molte altre specie. Animali si trovano rappresentati sia nei mosaici delle domus, ma sono presenti anche calchi di gesso e reperti che raccontano come questi animali vivessero a stretto contatto con la società romana già all'epoca.
Alcuni dei più famosi mosaici con protagonisti i gatti rinvenuti nell'Antica Pompei oggi sono conservati al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, dove si vede un gatto nell'atto della predazione.
Le streghe e il Medioevo
È però nel Medioevo che viene sancito definitivamente il gatto come come simbolo del mistero, della femminilità, e dell’occulto. Nel 1487 viene diffuso il "Malleus Maleficarum", letteralmente il "Martello delle streghe", un trattato latino scritto dai frati domenicani Heinrich Kramer e Jacob Sprenger.
Il libro è un vero e proprio manuale per smascherare e punire le streghe. Uno dei modi suggeriti nel testo per scoprire se dietro la tranquilla apparenza della vicina di casa si nascondeva una strega era quella di verificare se avesse la capacità di trasformarsi in gatto. I gatti erano considerati infatti l'emanazione diretta del Male sulla Terra, e il loro favore o odio erano campanelli d'allarme per capire in quale casa si nascondesse il Maligno.
Oggi l'Inquisizione è terminata, ma anche dopo i "secoli bui" questa suggestione è rimasta e ha fatto parte a pieno titolo della cultura letteraria penetrata in Occidente e anche in Italia. A consacrare nel mondo il legame tra l'occulto e i gatti è il capolavoro di Michail Bulgàkov "Il maestro e Margherita". Nel romanzo si capovolge il racconto di due miti fondanti della cultura occidentale: quello della passione di Cristo, e quello della leggenda del Faust, l'uomo che fece il patto con il diavolo Mefistofele.
Se il richiamo alla vicenda di Cristo è chiaramente presente, quello al Faust è svelato dalla presenza della co-protagonista Margherita. Durante la ricerca del suo dottore, la giovane si imbatte nella corte demoniaca del diavolo prendendo parte a un sabba nelle vesti di strega. Sua guida nelle notti sataniche è il gatto Behemoth, uno dei personaggi più vividi del racconto di Bulgakov, tanto da finire su un francobollo commemorativo delle Poste Sovietiche nel 1991.
Il gatto non è più uscito dal nostro immaginario collettivo e ciclicamente assume il ruolo di interprete di sentimenti e pulsioni che non potrebbero essere resi usando altre metafore animali. Ridicolizzare animali portatori di un simile bagaglio di significati oscuri è quindi un atto catartico che il Web con i suoi meme e i suoi video non ha fatto altro che amplificare. In un certo senso, ha esorcizzato questi felini della loro anima oscura, come un moderno "Malleusa Maleficarum".
Ecco, in poche parole, perché i gatti hanno colonizzato il Web, anzi, il mondo.