Siamo alle porte della città di Genova. Sull'antico acquedotto ogni weekend si riversano i genovesi che vogliono fare una passeggiata nel verde senza spostarsi troppo dal centro. Qui per la prima volta, l'altro ieri, è stata documentata la presenza di un lupo che sbuca sulla strada per tagliare il bosco.
Le immagini sono state girate da Elisa Pezzoli, consigliera municipale e titolare della fattoria-ristoro Maixei ubicata proprio sul tracciato del condotto tra Molassana e Struppa, due quartieri della Val Bisagno. La donna si ferma, avvia la fotocamera e sull'onda emotiva dice: «Il lupo esiste ragazzi, un lupo sull'Acquedotto, non fa male all'uomo secondo me», poi lo richiama come si farebbe con un gatto e si avvicina, finché l'animale non prosegue il suo cammino nei boschi.
Un documento che fa riflettere, ancora una volta, sul ritorno del lupo nel Nord Italia e soprattutto su come bisognerebbe comportarsi in caso di avvistamento ravvicinato. Lo spiega Paolo Rossi, fotografo di fauna selvatica e autore di diversi libri e cortometraggi tra cui Sopravvissuti all'Homo sapiens – Una storia di resistenza selvatica. «Quando si vede un lupo alle porte di Genova da solo non è detto che sia un animale in dispersione, può essere anche appartenere ad una famiglia che vive attraversando tanti chilometri quadrati, dai 70 ai 150, territori enormi dunque che comprendono zone vicine alla città, perché i cinghiali – le loro prede – sono scesi sempre più a valle».
Tam tam di avvistamenti in zone urbane ma si può parlare di invasione del lupo? «Non ci sono studi, o comunque i dati non sono pubblici, che dimostrino che i lupi sono aumentati e le videotrappole non sono un metodo per capire effettivamente quanti sono, offrono solo un'indicazione. Vedere un lupo ogni tanto non vuol dire che ci sia pieno, il lupo si muove sui nostri stessi sentieri per arrivare più velocemente dove vuole ma, in generale, ci sono tante prede e pochissimi predatori anche vicino alle città».
La tesi d Rossi sarebbe sostenuta dal fatto che non si vedono famiglie numerose di lupi vicino alla città ma solo esemplari: «Li notiamo di più prima perché dieci anni fa i lupi non erano arrivati alle porte della città, gli è servito il tempo di capire che le loro prede si erano spostate e poi noi umani abbiamo lasciato campo aperto non occupandoci più della campagna».
Cosa fare quando si incontra un lupo?
Il video del lupo sull'Acquedotto mette in luce alcuni comportamenti virtuosi della signora e altri invece molto pericolosi. Prima si ferma, giustissimo, poi lo richiama e procede nella sua direzione: non si deve fare. «La donna interagisce ancora una volta con il lupo come se fosse un cane – spiega Paolo Rossi – l'atteggiamento deve essere diverso quando si interagisce con il re dei boschi. Prima di tutto se si hanno cani questi vanno legati, non bisogna richiamare il lupo ma semplicemente fermarsi e attendere. Se si è in un punto in cui il lupo non può andarsene, siamo noi a dover tornare indietro. Ricordiamo che la presenza del predatore, anche in aree fortemente urbanizzate come quella della periferia genovese, non costituisce un pericolo per l'uomo bensì un indice di buona salute dell'ecosistema locale».