Dopo i muli affiorano gli scheletri di due persone nell’Insula dei Casti Amanti a Pompei

A Pompei emergono nuove vittime dallo scavo dei Casti Amanti. L'Insula aveva già restituito gli scheletri di due muli, e oggi gli Scavi archeologi non smettono di stupire restituendo reperti sulla vita e le abitudini delle persone e anche degli animali che vivevano nella società antica.

16 Maggio 2023
14:59
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A Pompei emergono nuove vittime dallo scavo dei Casti Amanti. Gli Scavi archeologi non smettono di restituire reperti e preziose informazioni sulla vita e le abitudini delle persone e anche degli animali che vivevano nella società antica.

Dopo il carro e i cavalli di Civita Giuliana, oggi Pompei restituisce i corpi di due uomini, di almeno 55 anni, vittime di un terremoto che ha accompagnato l’eruzione del 79 d. C. È la testimonianza sempre più chiara che, durante l’eruzione, non furono solo i crolli associati all’accumulo dei lapilli o l’impatto delle correnti piroclastiche gli unici pericoli per la vita degli abitanti dell'antica Pompei, come gli scavi degli ultimi decenni stanno sempre più investigando.

Gli scheletri sono stati ritrovati nel corso del cantiere di messa in sicurezza, rifacimento delle coperture e riprofilatura dei fronti di scavo dell’Insula dei Casti Amanti, che sta prevedendo anche degli interventi di scavo in alcuni ambienti. Giacevano riversi su un lato, in un ambiente di servizio, al tempo in dismissione per probabili interventi di riparazioni o ristrutturazione in corso nella casa, nel quale si erano rifugiati in cerca di protezione.

L'Insula dei Casti Amanti è composta da più abitazioni e da un panificio, ed è così chiamata per una decorazione che ritrae lo scambio di un languido bacio tra due amanti. Ma forse non tutti sanno che negli anni passati, nella stalla annessa al panificio erano stati ritrovati anche gli scheletri dei muli utilizzati per girare le macine presenti e caricare il grano necessario alla produzione del pane.

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Uno dei muli ritrovati nell’Insula dei Casti Amanti

I dati delle prime analisi antropologiche sul campo, pubblicati nell’E-journal degli scavi di Pompei, indicano che entrambi gli individui sono morti verosimilmente a causa di traumi multipli causati dal crollo di parti dell'edificio.

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Gli scheletri rinvenuti a Pompei

Il ministro della cultura Gennaro Sangiuliano ha dichiarato: «Il ritrovamento dei resti di due pompeiani avvenuto nel contesto del cantiere in opera nell’Insula dei Casti Amanti dimostra quanto ancora vi sia da scoprire riguardo la terribile eruzione del 79 d.C. e conferma l’opportunità di proseguire nelle attività scientifiche di indagine e di scavo. Pompei è un immenso laboratorio archeologico che negli ultimi anni ha ripreso vigore, stupendo il mondo con le continue scoperte portate alla luce e manifestando l’eccellenza italiana in questo settore».

Kodami era già entrata nel Parco Archeologico di Pompei per raccontare un tratto ancora poco conosciuto della storia antica: la relazione tra animali e persone. Qui, accompagnati da Luana Toniolo, archeologa e funzionaria del sito, abbiamo scoperto come vivevano cani, gatti, galline, cavalli, in città, ma anche la fascinazione per coccodrilli, leoni, gazzelle, arieti, orsi e molte altre specie.

Siamo entrati nella Casa dei Ceii, ancora chiusa al pubblico, dove è presente l'affresco che ritrae una delle scene di caccia più straordinarie tra quelle presenti nelle domus romane. La pittura che riproduce una scena di caccia con animali selvatici dove si riconoscono antilopi, gazzelle e tori. Si tratta di un topos tipico della pittura pompeiana perché tra il I secolo a.C. e I secolo d.C. negli spazi da giardino si ricreavano scene di questo tipo per portare la natura dentro le case, essendo prive di finestre.

Oggi, questo interesse, e anche la relazione tra persone e animali continua grazie alle numerose iniziative del direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel, che ha fortemente voluto un eco pascolo all'interno della città antica di Pompei. Ad oggi, 150 pecore assicurano il contenimento delle malerbe e la concimazione naturale dei terreni in una vasta porzione di territorio ancora non scavato, come aveva raccontato lo stesso Direttore: «A volte l’innovazione più grande è il ritorno alle nostre radici. Così Pompei, attraverso il recupero della più antica ed efficiente tecnologia di tradizione, la “Natura”, affronta in maniera sostenibile la gestione e manutenzione degli spazi verdi del sito».

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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