È il 6 giugno del 1890 quando il trentaquattrenne Hans Christian Mortensen, eccentrico insegnate di liceo e appassionato di musica, preleva due piccoli storni (Sturnus vulgaris) dalle cassette nido del suo giardino per appliccargli un piccolo anellino fatto di zinco sulla zampa. Su entrambi i lati dell'anello un piccola scritta in danese recita «Ynglede i Viborg 1890 M», ossia allevato a Viborg nel 1890 da M, la sua firma. Mortensen ancora non lo sapeva, ma da quel giorno la storia dello studio degli uccelli migratori sarebbe cambiata per sempre: aveva inventato l'inanellamento a scopo scientifico.
Ma che cos'è esattamente l'inanellamento degli uccelli? Kodami vi accompagnerà a Bacoli, sulle sponde del lago vulcanico Fusaro, dove si trova una delle tante stazioni di inanellamento italiane, nel cuore del Parco Regionale dei Campi Flegrei, alle porte di Napoli. Vi mostreremo, passo dopo passo, come lavorano gli inanellatori e gli ornitologi che studiano l'avifauna, perché è importante e come questa tecnica ha cambiato per sempre lo studio degli uccelli.
Un anello per studiarli tutti
Prima però torniamo per un attimo nel 1890 e al nostro amato insegnante danese. Mortensen era un personaggio piuttosto noto in a Viborg, considerato pazzo da molti per le sue singolari abitudini. Amava la carta gialla, a suo dire nettamente migliore per gli occhi di quella bianca, ed era un fervente e attivo oppositore dell'uso di alcol, tabacco, caffè. Suonava il violoncello e il pianoforte, ma la sua più grande passione era sempre stata un'altra: l'ornitologia.
Con quel piccolo anellino di zinco forgiato a mano il giovane Mortensen aveva un solo grande desiderio, trovare la risposta a una delle più grandi domande irrisolte della storia naturale: dove vanno gli uccelli quando migrano? La sua idea era semplice ma geniale, bastava che qualcuno catturasse uno di quegli uccelli marcati a suo nome per scoprire finalmente dove se ne vanno quando spariscono all'arrivo dei primi freddi autunnali.
Negli anni successivi Mortensen migliorerà notevolmente la sua tecnica, gli anelli diventano di alluminio, molto più leggeri per gli uccelli, e continuerà a inanellare ancora e ancora per tutto il resto della sua vita. Non solo storni, ma anche anatre, aironi, gabbiani, cicogne e tantissimi altri uccelli: oltre 6000 individui in totale. Col tempo iniziano anche ad arrivare le prime ricatture in giro per l'Europa. I "suoi" anelli vengono ritrovati in Olanda, in Irlanda e in Spagna. La mappa delle rotte e delle destinazioni degli uccelli inizia così finalmente a prendere forma, e a partire dalla prima metà del 1900 sarà un esplosione di anelli in volo per tutto il mondo. L'inanellamento a scopo scientifico si diffonde molto rapidamente non solo nel resto d'Europa, ma anche negli Stati Uniti.
Dopo oltre un secolo di marcature questa tecnica di studio è stata oggi modificata e perfezionata sempre più, diventando uno dei metodi più efficaci per studiare la biologia, l'ecologia, il comportamento, i movimenti e le popolazioni di uccelli in tutto il mondo. Progetti e stazioni di inanellamento catturano e marcano ogni specie possibile, contribuendo a raccogliere una quantità di dati impressionante. Da quel primo tentativo casalingo è nata oggi una vera e propria comunità di ornitologi e naturalisti uniti da un solo grande obiettivo: raccogliere dati che possano servire alla ricerca e alla conservazione degli uccelli.
Ogni anno sono circa 4 milioni gli uccelli che vengono inanellati solamente in Europa e molti di questi si spostano liberamente tra nazioni e continenti. L'uso di anelli individuali per acquisire informazioni sugli uccelli ricatturati necessita quindi di un'efficiente rete organizzativa comune tra i paesi. Apporre un anello alla zampa di un uccello lo rende un individuo unico e riconoscibile, la cui storia di vita e destino possono così finalmente essere studiati. Ma non basta applicare un anellino, serve che qualcuno lo ritrovi, che lo riconosca e che possa condividere le informazioni con tutti gli altri inanellatori. Per questo motivo esiste oggi una rete di stazioni di monitoraggio sparse per il mondo tra loro perfettamente coordinate attraverso centri nazionali. Come quello italiano dell'ISPRA, l'istituto di ricerca ambientale del Ministero della Transizione Ecologica (MiTE), che forma e autorizza gli inanellatori coordinando tutte le attività in Italia.
A livello europeo, invece, è fondamentale l'EURING, l'Unione Europea per l'Inanellamento nata nel 1963, che mette insieme tutti i centri nazionali e gestisce l'enorme banca dati europea dove sono registrati tutti gli anelli.
Una giornata da inanellatori con Kodami
Come per ogni buona stazione che si rispetti anche ad Ali Flegree, il progetto ideato e gestito dall'associazione ARDEA in collaborazione con ACLI, la sveglia ben prima dell'alba non rappresenta un problema. D'altronde è nelle primissime ore di luce che gli uccelli sono maggiormente attivi e vivaci e Rosario Balestrieri, l'inanellatore riconosciuto dall'ISPRA e responsabile del progetto, insieme ai volontari che partecipano alle attività, lo sa bene. La prima cosa da fare è montare e attivare l'impianto di cattura. Gli uccelli oggi vengono catturati con delle reti fisse verticali fatte di nylon, chiamate mist net. Sono leggere, quasi invisibili, ideate appositamente per questo scopo e non causano alcun danno agli animali che volando ci finiscono dentro.
Le reti vengono poi controllate ogni ora, compiendo quello che è in tutte le stazioni di inanellamento è noto come "il giro". Gli uccelli vengono estratti dalla rete solamente da persone autorizzate e addestrate, che seguono precisi passaggi per ridurre al minimo lo stress e non recare alcun danno agli animali. Una volta rimossi dalla rete vengono portati al tavolo dell'inanellamento all'interno di sacchetti traspiranti di cotone, che assicurano agli uccelli tranquillità, spazio e riparo. Una volta arrivati al tavolo si procede finalmente con tutte le varie fasi dell'inanellamento.
La prima cosa che un inanellatore come Rosario deve fare una volta estratto l'uccello dal sacchetto è individuare la specie. Questa parte è fondamentale, poiché ogni specie di uccello ha una taglia di anello differente. L'anellino, su cui è inciso un codice alfanumerico univoco, viene chiuso attorno al tarso con un'apposita pinza preforata, che può quindi schiacciare o ferire in alcun modo gli animali. L'anello è leggerissimo, libero di scorrere e di ruotare sulla zampa, e non sarà in alcun modo fastidioso per il volo o qualsiasi altra attività dell'uccello.
A questo punto vengono raccolte numerose misure biometriche e fisiologiche che aiutano a valutare anche lo stato di salute di ogni individuo marcato. Come la lunghezza dell'ala e del tarso, oppure gli accumuli di grasso e lo sviluppo dei muscoli pettorali, che possono essere osservati soffiando sulla pancia grazie al fatto che la pelle di tutti i passeriformi è trasparente. Questi ultimi due parametri sono molto importanti per capire se l'individuo è in salute e soprattutto se sta per migrare. Il grasso infatti è il vero e proprio carburante della migrazione e stimandone gli accumuli è possibile capire se quell'individuo sta per partire, è appena arrivato o è ancora in viaggio.
Infine stabilito il sesso e l'età osservando il piumaggio, l'uccello viene pesato e immediatamente liberato, mentre tutti i dati raccolti finiscono nei database nazionali ed europei. Tutte le operazioni vengono effettuate in pochissimi minuti: la priorità assoluta è sempre la salute e il benessere degli animali.
Cosa abbiamo scoperto grazie all'inanellamento
Negli anni i numerosi progetti di inanellamento sparsi per l'Europa hanno permesso non solo di ricostruire le rotte migratorie, di individuare le aree di svernamento o di nidificazione, le aree di sosta e di alimentazione ma anche di studiare il comportamento, l'ecologia, le preferenze ambientale e la fisiologia delle specie catturate. Gli oltre 10mila inanellatori attivi solamente nel Vecchio Continente hanno raccolto informazioni e dati utili a monitorare gli andamenti demografici delle popolazioni, il successo riproduttivo, le strategie di muta del piumaggio o le longevità delle specie. Ma cosa ancor più importante, i dati raccolti costantemente in tutti questi anni consentono di capire come tutti questi aspetti della biologia degli uccelli variano nel tempo e in risposta ai cambiamenti ambientali e climatici.
Le piccole isole del Mediterraneo, luoghi di sosta fondamentali per i piccoli uccelli migratori che viaggiano via mare, una volta erano dominio incontrastato dei bracconieri. Oggi invece grazie alle stazioni come Ventotene o Ponza che aderiscono al Progetto Piccole Isole, sono diventate veri e propri santuari ornitologici per lo studio delle migrazioni attraverso l'inanellamento. Su questi piccoli lembi di terra circondati dal mare adesso sono sorti Musei della Migrazione visitati da migliaia di turisti e scolaresche, e si è sviluppato un crescente e salutare turismo ornitologico basato sul birdwatching, l'osservazione per puro diletto e passione degli uccelli.
L'inanellamento ha permesso di scoprire, tra le altre cose, che la maggior parte delle rondini che in primavera si riproducono in Europa, passano l'inverno in un'area molto circoscritta della Nigeria chiamata Ebbaken. È vero, oggi le moderne tecnologie come radar o GPS consentono di raccogliere molte più informazioni e in maniera ancor più dettagliata, ma sono ancora troppo costosi e soprattutto più fastidiosi per gli uccelli. L'inanellamento, quindi, nonostante l'età, resta ancora la tecnica di studio migliore, più efficiente e soprattutto più continua nel tempo.
La tecnologia aiuterà certamente a migliorare lo studio e la conservazione degli uccelli, ma le stazioni di inanellamento come quella di Ventotene, Ali Flegree e tutte le altre saranno, per molto tempo ancora, fondamentali per continuare a studiare le dinamiche di popolazione, il comportamento e i flussi migratori di migliaia di centinaia di specie uccelli che, con i loro straordinari viaggi e i loro anellini metallici, connettono continenti, culture e popolazioni su e giù per tutto il globo.