Sono stati senza dubbio momenti di terrore quelli vissuti dai 147 passeggeri e i sei membri dell'equipaggio a bordo del volo 3923 della Southwest Airlines partito da Cuba e diretto a Fort Lauderdale, in Florida. Appena poco dopo il decollo, infatti, il Boeing 737 ha travolto uno stormo di uccelli che, finiti nel sistema di propulsione, hanno mandato in avaria uno dei motori.
Come mostrano i video girati da alcuni passeggeri, l'impatto ha causato l'ingresso di fumo denso all'interno della fusoliera ma per fortuna nessuno è rimasto ferito nell'incidente. L'aereo è stato infatti costretto a effettuare un atterraggio d'emergenza ma come ha dichiarato la stessa Southwest Airlines tutta è andato per il meglio: «I piloti sono tornati in modo sicuro a L'Avana dove i passeggeri sono stati evacuati dall'aereo tramite scivoli a causa del fumo nella cabina».
La Corporación de la Aviación Cubana S.A., invece, ha poi aggiunto che come da procedura è stata anche aperta un'indagine sull'incidente. L'impatto in volo con gli uccelli, conosciuto come bird strike, è piuttosto frequente, soprattutto durante la delicata fase di decollo. Come infatti afferma un report dell'Ente Nazionale per l'Aviazione Civile, «gli uccelli volano generalmente al di sotto dei 500 ft (152 metri) di quota quando non sono in migrazione attiva» e ciò aumenta le probabilità di impatto.
Il fenomeno del bird strike causa ogni anno molti incidenti soprattutto a causa dell'aumento del traffico aereo e per la crescita di alcune popolazioni di uccelli in alcune aree urbane come per esempio corvidi, gabbiani o storni. Sempre secondo l'ENAC, «In Italia il numero di wildlife strike è passato 348 nel 2002 a 1.084 nel 2014, e dal 1980 ad oggi la popolazione nidificante di gabbiano reale è più che raddoppiata, superando le 60.000 coppie».
Proprio per questo tecnici e ornitologi lavorano costantemente per riuscire a trovare sistemi e strumenti che possano ridurre gli impatti e gli incidenti. Esistono infatti numerose strategie per allontanare o ridurre il numero di uccelli negli aeroporti, tuttavia nessun singolo metodo funziona sempre e con tutte le specie. Tra quelli non letali troviamo per esempio la manipolazione degli habitat, la rimozione di fonti di cibo o posatoi, dissuasori visivi, sonori, tattili o chimici oppure la cattura e la traslocazione degli uccelli.
Talvolta, si utilizza per esempio la falconeria. In linea di massima, far volare aquile o falchi negli aeroporti per spaventare e allontanare altri uccelli può sembrare un soluzione logica ed efficace, tuttavia anche se si escludono i problemi etici e quelli legati al benessere animale, gli uccelli da falconeria risultano efficaci solo nel breve termine, sono molto dispendiosi e perciò di difficile applicazione su larga scala. Molto più promettenti, invece, sembrano essere i droni che simulano l'aspetto comportamento e talvolta il verso dei falchi.
Grazie alla tecnologia sempre più economica e alla portata di tutta, negli ultimi anni questa soluzione sicuramente più etica e meno dispendiosa degli rapaci in carne ossa, sta diventando sempre più diffusa e sta dando anche buoni risultati, come dimostra uno studio recente che descrive il RobotFalcon. A questa, ovviamente, devono essere affiancati anche altri metodi non cruenti, come l'eliminazione di attrattori come prati e posatoi, la creazione di modelli migratori per programmare i decolli, oppure l'utilizzo di dissuasori programmabili e automatizzati che simulano i versi di aquile e falchi o che creano piccole esplosioni che servono a spaventare o allontanare gli uccelli.
In ultimo, anche se come detto la maggior parte delle collisioni avvengono a bassa quota, "grazie" al bird strike si possono raccogliere anche importanti informazioni scientifiche sulla biologia e il comportamento degli uccelli. Il 29 novembre 1973 un aeroplano che sorvolava la Costa d'Avorio si è infatti scontrato con un grifone di Rüppell (Gyps rueppelli) a ben 11.300 m di altezza, un dato che resta ancora oggi il record di volo più alto mai registrato per qualsiasi uccello.