Kodami Call
rubrica
15 Novembre 2022
17:47

Siamo 8 miliardi: la popolazione mondiale cresce e anche il conflitto uomo-animali

La popolazione mondiale oggi è arrivata a 8 miliardi di persone, una cifra che ci ricorda come la crescita incontrollata della nostra popolazione porti soltanto nuovi conflitti fra uomo e animali.

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Oggi, 15 novembre 2022 è una data storica. Da qualche parte nel mondo è nato un bambino o una bambina che ha fatto salire il conteggio della nostra popolazione mondiale a 8 miliardi tondi. La nascita di un nuovo essere umano dovrebbe essere motivo di gioia, ma nell'apprendere la notizia ci viene difficile essere completamente felici: più la popolazione umana cresce e più si inaspriscono le dure lotte fra uomo e animale.

Sgomitiamo con gli altri organismi della Terra per accaparrarci più risorse possibili, rosicchiando giorno dopo giorno i già esigui territori della fauna selvatica e provocandone, così, l'estinzione. Arrivare a 8 miliardi di persone ci ricorda che il mondo che consegnamo alle future generazioni è una Terra in continua contrapposizione con gli animali in cui un'ottica di coesistenza pacifica lascia il posto a un filosofia antropocentrica tra le più comuni: o tu, o io.

In Italia c'erano un aspro conflitto uomo-leone

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Di questo continuo attrito con la natura in Italia esiste soltanto un lontano eco che si fa vivo solo in rare occasioni, quando periodicamente leggiamo dai media di un attacco di un lupo, un orso o una volpe a qualche allevatore in alta montagna. Eppure un tempo qui, proprio nelle nostre campagne, l'uomo ha dovuto affrontare una fra le più grandi sfide di convivenza con la fauna selvatica.

Circa 2.000 anni fa, infatti, erano presenti fiorenti popolazioni di leoni in Italia e nel resto di Europa. Fino al I secolo d.C. circa questi felidi erano presenti in gran parte dell'Eurasia, dal Portogallo all'India e vi rimasero fino alla fine II secolo. Erodoto, uno dei primi grandi storici dell'antichità, riporta nei suoi scritti che i leoni erano piuttosto comuni in Grecia intorno al 480 a.C. In uno documento in particolare racconta come attaccarono la spedizione di cammelli da carico del re persiano Serse mentre marciavano attraverso il paese. Passando ad Aristotele, filosofo greco al quale si è basata per secoli la concezione del mondo della dottrina cattolica, egli dichiarava che già nel 300 a.C. i leoni erano animali rari e prima del 100 d.C. erano stati completamente estirpati dalla regione.

In ogni caso il meraviglioso felino sparì quasi ovunque, tranne che sul Caucaso, in Spagna dove rimase fino al X secolo. Ci troviamo agli albori del Sacro Romano Impero e proprio nel cuore dell'Europa una popolazione di leoni continuava a persistere in un piccolo baluardo roccioso spagnolo. Inutile dire che di lì a breve l'animale scomparve anche da quelle montagne.

Ora possiamo immaginare che il conflitto con gli altri esseri viventi che abitano con noi questa sfera blu che ruota intorno al Sole sia inevitabile dato il nostro alto numero. Eppure quando i romani espandevano i propri territori cacciando i leoni dai loro habitat la popolazione mondiale si attestava circa a 200 milioni di persone, ovvero 40 volte meno della popolazione mondiale di oggi.

La lotta uomo-animale continua in diversi paesi del mondo

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A distanza di più di mille anni il numero di esseri umani si è moltiplicato esponenzialmente e oggi ritroviamo esattamente le stesse dinamiche di lotta fra uomo e natura. Fotografie cristallizzate nel tempo che rappresentano esattamente le stesse modalità di mille anni fa: l'uomo si espande e traccia confini, gli animali li valicano non conoscendo la differenza fra limite geografico e limite politico.

Valicare confini che noi riteniamo di nostra proprietà è proprio uno dei principali motivo per cui l'uomo entra in conflitto con gli animali: da una parte gli animali che vogliono appropriarsi dei propri spazi per ricercare il partner con cui accoppiarsi o una nuova fonte di cibo, dall'altra c'è l'uomo che per sostenere la popolazione crescente deve appropriarsi di nuovi terreni per creare piantagioni ed edifici.

I numeri del conflitto variano molto in base all'animale preso in esame. Per quanto riguarda gli attacchi effettuati da grandi felidi all'uomo, ad esempio, un'analisi pubblicata nel 2018 sulla rivista Journal of Applied Ecology conferma come quasi un migliaio di persone sono state attaccate da leoni africani nella Tanzania meridionale tra il 1990 e il 2010, tra il 1999 e il 2005 più di mille persone sono state attaccate da leopardi nello Stato indiano di Maharashtra, mentre altrettanti attacchi di tigre persistono in Nepal e nel resto dell'India.

Altri animali con cui si entra spesso in conflitto sono gli elefanti. In uno studio americano pubblicato su Frontiers in Ecology and Evolution si riporta che proprio per colpa di questo conflitto solo l'India presenta circa 400 morti annue di persone e 100 di elefanti mentre lo Sri Lanka documenta annualmente oltre 70 morti umane e 200 di elefanti

Dunque passano i secoli e sembrerebbe che a questo conflitto non possa esserci mai fine, ma non è il momento di abbandonarsi alla disperazione, si può ancora fare qualcosa. Secondo uno studio pubblicato lo scorso agosto su Biological Conservation dalla Colorado State University, abbassare il numero della nostra popolazione mondiale è possibile ed è l’unico mezzo per contrastare tutto questo.

Secondo gli autori è ancora possibile riportare in equilibrio la popolazione mondiale spingendo i propri governi a migliorare le proprie politiche. Si deve migliorare l’accesso alla contraccezione moderna e promuovere posizioni e iniziative che incentivino le piccole famiglie. E tutto questo non dimentichiamolo, è anche a nostro beneficio: perché è utile per preservare la biodiversità ma anche per diminuire il divario economico fra i più ricchi e i più poveri del mondo.

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