In Italia esiste una sola Casa rifugio per donne vittime di violenza che accoglie anche gli animali di famiglia. La struttura si trova nella provincia ferrarese ed è unica nel suo genere perché nasce con lo scopo dichiarato di fornire riparo alle donne con animali al seguito. Il progetto nasce su impulso del nucleo di Polizia anti violenza del Comune di Cento ed è stata realizzata grazie al sostegno della Regione Emilia-Romagna e del Comune di Cento.
Le Case rifugio, insieme ai Centri antiviolenza, rappresentano il fulcro della rete territoriale per la presa in carico delle donne vittime di violenza. Tuttavia, queste strutture normalmente non consentono l'ingresso anche ai cani, costringendo le donne che bussano alla loro porta ad entrare da sole. Una scelta che spesso risulta molto gravosa per persone che hanno subito violenze fisiche e mentali.
«C’era una mancanza rilevante nel sistema di protezione delle donne che si trovano in una situazione di abuso. Quando in una famiglia maltrattante ci sono animali, la donna si trova costretta a scegliere se rimanere in quella situazione o andarsene lasciando l'animale alla mercé del matrattante. Può anche avvalersi di un rifugio esterno, ma questo crea una ulteriore violenza in una situazione già delicata», spiega a Kodami Massimo Perrone, presidente dell'associazione Volunteers VS Violence APS che gestisce il Rifugio Link “La Casa dei Buoni”, la prima in Italia espressamente aperta anche agli animali.
La Casa è stata inaugurata a metà del 2021 e l'associazione è nata contestualmente allo scopo di gestirla, e con essa supportare il nucleo familiare in sinergia con i Centri antiviolenza (Cav) della zona.
«Quando ero in Polizia locale mi occupavo di lotta alla violenza sulle donne – spiega Perrone – ho assistito a casi in cui avremmo potuto offrire protezione, ma le donne che si erano rivolte a noi non si sono volute allontanare da loro animali. Non ho smesso di pensare a questi casi e ho dedicato la mia pensione a un progetto che potesse sopperire a questa mancanza».
La Casa dei Buoni è entrata a far parte ufficialmente della Rete dei Rifugi per Donne Vittime di Violenza della Regione Emilia-Romagna, e da luglio sta ospitando un nucleo familiare. Si tratta però di una goccia nel mare, come conferma lo stesso Perrone: «Ospitiamo un solo nucleo per volta e il periodo in cui resta in casa è molto soggettivo. Ci fa soffrire aver dovuto dire di no a 4 richieste che ci sono giunte in questi mesi, e ci fa anche comprendere la necessità di aumentare il numero di Case come la nostra».
Le Case Rifugio sono strutture, il cui indirizzo esatto deve rimanere segreto, che forniscono un alloggio sicuro alle donne che subiscono maltrattamenti, e rappresentano l'approdo a medio-lungo termine per le donne che si rivolgono ai Centri antiviolenza. Secondo i dati Istat, in Italia ci sono 373 Centri antiviolenza e 431 Case rifugio, nessuno di questi però è aperto ufficialmente anche animali domestici. Anche se possono esistere casi in cui si fa uno strappo alla regola per cani di piccola taglia, gli operatori non sono propensi ad accettarli. Il problema è di tipo organizzativo: la convivenza tra cani che non si conoscono e che improvvisamente si trovano in uno spazio molto ridotto può risultare esplosiva e spesso di difficile gestione.
«Per questo la nostra associazione è costituita da un team multidisciplinare di professionisti – spiega – avvocati, medici, psicologi, veterinari, Forze di Polizia, educatori, criminologi. Vogliamo creare rete interprofessionale che possa garantire alle persone un aiuto mirato rispetto alle diverse problematiche dei nuclei familiari ospitati».
L'obiettivo è quello di esportare il modello della Casa dei Buoni anche oltre la Provincia di Ferrara: «Ci stiamo muovendo sui tavoli di diverse Regioni diverse – fa sapere Perrone – Quando ci sono buone pratiche è giusto che vengano diffuse anche fuori dal territorio d'origine. Vogliamo apriamo tavoli tecnici con enti e privati. Il problema è ottenere un immobile che possa materialmente ospitare le persone».
Il tema dell'accoglienza delle donne con i loro animali viene percepito come marginale all'interno del dibattito pubblico, eppure è fondamentale proprio per le vittime di violenza che si vedono costrette a rescindere un legame che considerano fondamentale. «Ci siamo accorti che la nostra società è cambiata e l’animale è a tutti gli effetti parte della famiglia – spiega Perrone – Oltretutto, durante gli anni in Polizia mi sono accorto che le vittime molto spesso sono proprio i più indifesi: bambini e animali, e questo vale anche nei casi di violenza domestica».
Esiste infatti un collegamento tra crudeltà sugli animali e pericolosità sociale che è al centro anche di una proposta di legge presentata alla Camera dei Deputati. A livello scientifico si tratta però di un argomento già noto e dibattuto a partire dal XVIII secolo soprattutto come segnale tra i giovanissimi di futura pericolosità sociale. Questo argomento che è stato introdotto in Italia da Link, l'associazione di Francesca Sorcinelli, coinvolta da Volunteers VS Violence APS nella realizzazione della Casa rifugio.
«Lo abbiamo testato più volte: spesso intervenendo per maltrattamento di animali ci siamo accorti che veniva maltrattata anche la donna. Una situazione simile a quella vissuta dalla prima famiglia che abbiamo ospitato nella Casa rifugio. Si trattava di una donna giovanissima con due bambini e un Jack Russell. Lei veniva da una situazione molto cruenta: il compagno era decisamente violento e siamo stati contenti che i bambini si siano trovati in una situazione familiare, una casa vera e propria, non in un centro. È uno dei principi alla base della nostra associazione. Lei ci ha ringraziato molto e siamo stati con loro anche durante feste natalizie. Sembra una piccolezza ma è quello che ci fa andare avanti».