C’è voluto molto tempo, ma alla fine è finalmente arrivato dalla Regione Lombardia l’ok per rimuovere dal Garda, e in particolar modo a Sirmione, le reti usate in passato per catturare le anguille diventate vere e proprie trappole per i pesci e per l’avifauna della zona, nonché pericolose per imbarcazioni, bagnanti e subacquei.
Si tratta di strutture abbandonate ormai da dodici anni, esattamente da quando la pesca dell’anguilla venne fermata con l’Ordinanza del ministero della Salute del 22 giugno 2011, in seguito al ritrovamento di molti esemplari contaminati da Pcb e diossine, inquinanti indistruttibili tanto più sui fondali del corsi d’acqua. Misura che viene rinnovata di anno in anno per evitare di contaminare anche la catena alimentare.
Tale divieto tuttavia ha chiaramente reso inutilizzabili e inutilizzate le attrezzature per la pesca che però, anziché essere ritirate sono rimaste al loro posto, trasformandosi in trappole spesso mortali per altri grossi pesci e uccelli acquatici.
Il via libera della Regione, pertanto, è un risultato molto importante che si è ottenuto grazie al lavoro senza sosta del Wwf di Bergamo–Brescia che da anni si batte per il recupero delle reti abbandonate tutte, comprese ovviamente queste per le anguille.
L'organizzazione è riuscita nell'arco di circa un anno, attraverso l’impegno dei suoi volontari, a realizzare un censimento di tutte quelle esistenti e a mostrarlo alla Regione che finalmente ha approvato appieno le urgenti richieste dell’organizzazione ambientalista.
E così, alla fine, quelle strutture in completo stato di abbandono verranno rimosse a carico ovviamente dei proprietari. Del resto, sembra davvero inutile lottare contro l'inquinamento da microplastiche, se poi si distrugge un ecosistema lasciando a marcire in molte zone del lago chilometri di reti oramai classificate come rifiuto pericoloso.
L’ordinanza rinnovata il 20 giugno 2022 e in scadenza a fine giugno 2023 è un tema che accende gli animi di chi vive il lago di Garda quotidianamente. Infatti, non tutti sono d’accordo con il divieto e molti sperano ogni anno che la proroga venga interrotta.
La situazione delle anguille contaminate da diossine e policlorobifenili nel lago di Garda, però, non solo non è migliorata rispetto al 2016, ma secondo il monitoraggio ordinato dal Ministero della Salute nel 2022 ed effettuato in collaborazione con Regione Veneto, Lombardia e Provincia autonoma di Trento, è peggiore rispetto a sei anni fa.
Il monitoraggio disposto da Roma è stato realizzato tra aprile e ottobre 2022 e poi analizzato ed elaborato dall'Istituto zooprofilattico dell'Abruzzo e Molise che ha riscontrato, in pratica, che circa un terzo delle anguille analizzate è risultato avere sforato e di molto, i limiti di inquinanti che, a seconda della quantità, risultano avere effetti inquinanti ma anche cancerogeni..
Inutile quindi che, chi pensa che il divieto vada tolto, speri che questo avvenga in tempi brevi. Gli esperti dei servizi regionali hanno, al contrario, fatto presente che con ogni probabilità, la situazione di blocco resterà per i prossimi 10 anni visti i tempi lunghissimi che sono necessari per lo smaltimento di questi inquinanti. Come a dire che per l’anguilla si prospetta uno stop a pesca e consumo che potrebbe essere di fatto perpetuo.