Ventimila dollari. Anzi, 9950 per la precisione a tratta, per viaggiare su un aereo privato con il mio cane da Milano a New York e viceversa. E' quanto costa, facendo semplicemente una simulazione d'acquisto online, il volo a bordo di K9 Jets, la compagnia privata di aerei che ha lanciato il servizio dall'Italia verso gli Stati Uniti in cui i cani possono viaggiare in cabina accanto agli umani di riferimento.
Premettendo subito che la compagnia aerea dichiara senza mezzi termini che si tratta di un'esperienza lussuosa («K9 JETS permette ai tuoi animali domestici di essere al tuo fianco nella cabina di un jet privato di lusso invece di essere limitati nella stiva») è chiaro allo stesso tempo che non è un'esperienza per tutti, anzi: lo è per pochissimi.
Molti media hanno rilanciato la notizia con avverbi come «finalmente» e aggettivi positivi per sottolineare un aspetto che chiaramente fa presa su chiunque abbia il legittimo desiderio di voler portare il proprio cane con sé ovunque nel mondo, ma l'aspetto economico di questa "offerta" non può passare in secondo piano.
Lì dove è assodato che una compagnia privata sia libera di offrire un servizio al mercato secondo il proprio listino dei prezzi e con target di riferimento molto di nicchia che però evidentemente risponde positivamente tanto da aprire anche la rotta dall'Italia, è altrettanto lapalissiano che il problema del non accesso ai cani in aereo rimane lo stesso per tutte le persone che non hanno redditi così alti da consentirsi un viaggio del genere. Ovvero per tutti tranne che per pochissimi, per ribadire il concetto.
Poi c'è una domanda, in realtà, che è di sottofondo di fronte a questo tipo di iniziative: ma quanto è etica una scelta del genere? Avendo una tale disponibilità economica, è corretto spendere così tanti soldi per un volo privato che oltretutto produce anche effetti molto pesanti sia in termini di inquinamento acustico che ambientale come diverse ricerche scientifiche hanno già dimostrato? E' vero che i jet privati volano ogni giorno anche senza animali a bordo, ma associare la ricchezza esasperata anche alla relazione con il cane in qualche modo lo oggettivizza ancora di più e mostra un'immagine del rapporto con il "pet" che attraverso i social media diventa distopica: da una parte le foto patinate di "proprietari di lusso" e dall'altra immagini con appelli disperati che mostrano ogni giorno canili in cui chiudiamo gli animali dietro le sbarre dei box in attesa della "famiglia perfetta".
La risposta si differenzia a seconda di chi la dà, starete pensando. Sicuramente riguarda lo stile di vita, i valori e le priorità che chi sceglie di fare una scelta del genere ha, ma ciò che sarebbe interessante approfondire, uscendo dalla retorica, è sapere quanti di noi che abbiamo un cane, avendo la disponibilità economica, prenderebbero quel volo in compagnia di Fido. Ci porremmo davvero la questione etica e ambientalista? Saremmo capaci di pensare a altri modi in cui quei soldi potrebbero portare beneficio, ad esempio, a una qualsiasi struttura di accoglienza per animali privandoci di un volo di piacere con il nostro cane?
Ma soprattutto, davvero importa sottolineare tutto questo? E non che invece il problema è che i voli di linea continuano a essere off limits per i cani pur volendo pagare un biglietto "normale" come si fa ad esempio sui treni? E, ancora, non sarebbe più corretto invece, proprio per incentivare le persone a vivere con un cane favorendo percorsi di adozione, che anche nel trasporto su rotaia si applichino degli sconti per chi ha un animale a seguito? Come ad esempio è stato fatto recentemente dalla Regione Lombardia nelle tratte locali.
Insomma, quello che emerge da questo tipo di notizie e che dovrebbe essere messo sotto la lente di ingrandimento è che ancora una volta la società umana mostra un lato della relazione con il cane che non è rivolta al sostegno concreto di chi decide di vivere insieme a un quattrozampe nel fornirgli servizi e accesso alle cure con costi bassi per far fronte alle necessità che un animale necessariamente ha e avrà durante la sua vita o per favorire gli umani che fanno la scelta consapevole di far entrare un cane nella propria famiglia nonostante incida sul bilancio annuale.
No, siamo qui a parlare di un volo da 20 mila dollari andata e ritorno che ci mostra ancora una volta che il cane – che già è nei fatti considerato dal nostro ordinamento un "bene di lusso" – diventa addirittura di "extra lusso". Del resto in Italia il sostegno a chi ha un animale domestico, pensando solo all'attuale Legge di Bilancio, è cristallizzato in una misera detrazione fiscale sulle spese veterinarie sostenute con un tetto massimo di 550 euro e l'anno scorso nemmeno c'era più questo sostegno alle famiglie, depennato in un solo colpo. E così potrebbe essere ancora in futuro, visto che non vi è alcuna politica continuativa di supporto concreto ma spesso basata solo su proclami elettorali all'alba di ogni nuova chiamata alle urne.