Una ventina di cani randagi sono stati uccisi e si sospetta addirittura che alcuni siano stati sepolti vivi all'aeroporto internazionale di Thiruvananthapuram, in India. La notizia, pubblicata da un quotidiano indiano, rende ancora più fosco il quadro che riguarda la vita quotidiana degli animali nel continente indiano già gravato dalla situazione catastrofica dei milioni di randagi che lo abitano e dalle pesanti alluvioni che hanno devastato, un paio di settimane fa, l’area di Nuova Delhi con l’inondazione del suo Yamuna River e centinaia di animali rimasti intrappolati e salvati a fatica.
I randagi massacrati si erano rifugiati nell’aeroporto internazionale nell’estremo sud dell’India, dove recentemente erano stati segnalati quattro incidenti in cui il personale della sicurezza e una donna dello staff di una compagnia aerea erano stati morsi da cani randagi.
Secondo il quotidiano indiano, un'agenzia impegnata nel mantenimento della pulizia dei locali aeroportuali sarebbe stata sospettata di aver commesso il terribile massacro, facendo invece credere alle autorità che i cani sarebbero stati dati in adozione. Le indagini sono quindi partite e i corpi dei cani sono stati recuperati per l’autopsia che dovrà anche confermare, o meno, che alcuni degli animali, come si sospetta, possano essere stati sepolti vivi.
E mentre il ministro del Kerala J Chinchu Rani, che ha visitato lo scalo martedì, si è affrettato ad affermare che «saranno intraprese azioni rigorose contro i colpevoli», torna quindi prepotentemente ad emergere il disastroso e mai risolto problema del randagismo in India che secondo alcuni sarebbe addirittura peggiorato dopo l’approvazione dell'Animal Birth Control (ABC) del 2001, la normativa che vieta l’abbattimento dei cani randagi. Sebbene l'obiettivo iniziale fosse quello di tutelarli, secondo i ricercatori negli ultimi 20 anni la legge ha portato ad un enorme aumento del numero di cani, favorendo inoltre la diffusione della rabbia, malattia endemica dello sconfinato paese.
Intanto le alluvioni e le fortissime piogge che hanno portato all’inondazioni di vaste aree a nord della città di New Delhi hanno costretto le associazioni locali a numerosi interventi per portare in salvo centinaia di animali rimasti bloccati dalle acque straripate da fiume Yamuna. Humane Society International/India segnala interventi sul campo per cercare di portare aiuto agli animali in difficoltà.
«Gli animali colpiti dentro e intorno alla capitale dell'India sono per lo più quelli nelle aree della pianura alluvionale, negli allevamenti da latte, nei gaushalas (rifugi per mucche randagie) e negli insediamenti umani – spiegano. – I soccorritori di HSl/India stanno distribuendo cibo per cani e riso per sostenere i cani delle persone e altri animali domestici, mangime per centinaia di animali da fattoria e medicine per i rifugi che si prendono cura degli animali salvati. Il nostro team si è anche coordinato con la People for Animals Public Policy Foundation e l'India Animal Fund per sostenere coloro che cercano di aiutare gli animali nella regione della capitale».
La stagione dei monsoni in India quest'anno ha visto precipitazioni quasi senza precedenti: oltre il 100% al di sopra dei normali schemi, compreso un acquazzone torrenziale che ha colpito diverse parti del paese dal 1° al 10 luglio. L'India ha subito quasi 200 disastri nell'ultimo decennio e questo rende fondamentale una pianificazione che preceda le emergenze climatiche improvvise ma ormai non più inaspettate. «Quando si tratta di calamità e bisogni legati agli animali, la pianificazione della preparazione è l'investimento più forte che una nazione, una regione, una provincia o un comune possa fare».