Un nuovo caso di vendita illegale della fauna selvatica sta facendo molto discutere in America. Un uomo della Virginia è finito sotto processo per aver prelevato numerose specie di tartarughe protette vendendole sui social, un'azione che ha arrecato numerosi danni agli ecosistemi e agli animali stessi.
La vendita illegale di animali esotici sta raggiungendo vette inquietanti in tutto il mondo e questo caso mostra come anche in America la situazione sia preoccupante. Fra gli aspetti più critici che devono affrontare gli operatori addetti alla conservazione della fauna c'è l'estrema facilità con cui gli acquirenti riescono ormai ad entrare direttamente in contatto con i cacciatori di frodo.
Il bracconiere della Virginia in questione è Stanlee Fazi, che ha saccheggiato più volte le antiche foreste della Virginia, mettendo in vendita gli animali su Facebook e negli ultimi anni ha incassato decine di migliaia di dollari provenienti da questo scambio illecito. L'uomo è finito sotto processo per aver venduto sui social 22 esemplari di tartaruga, violando una legge federale che vieta il traffico di animali selvatici prelevati dall'ambiente, ma purtroppo alcune stime presentate dall'accusa parlano invece di centinaia di esemplari venduti anche in altro modo negli ultimi anni.
A rendere ancor più grave la compravendita è anche il modo in cui il bracconiere inviava gli animali ai suoi acquirenti. Fazi spediva infatti le tartarughe all'interno di banali scatole di cartone, con un po' di cibo e di vestiti a garantirgli la protezione dalla fame e dal freddo. In un caso, Fazi ha persino infilato le tartarughe dentro a dei calzini di grandi dimensioni e le ha spedite dalla Virginia alla Florida, facendogli compiere un viaggio di oltre 1290 chilometri.
Difronte alla possibilità che possa essere condannato fino a 5 anni di reclusione, Fazi si è dichiarato inconsapevole del danno che stava procurando all'ecosistema della Virginia e si è persino definito un amante delle tartarughe. Ha anche precisato che nessun animale è stato mai maltrattato durante il periodo in cui erano sotto la sua responsabilità e che nessun esemplare tra quelli da lui catturati è stato spedito in famiglie che non potessero garantire elevati standard di qualità di vita.
Il suo caso non fa altro che confermare come sia divenuta gravosa la situazione del commercio illegale di animali e come sia divenuto per i bracconieri talvolta semplice aggirare i controlli, vendendo la "merce" esclusivamente online.
«Parlando genericamente di commercio illegale di animali selvatici, le persone sono abituate a pensare che siano esclusivamente le tigri, gli elefanti e i rinoceronti a cadere vittima dei bracconieri – ha commentato ai giornalisti Scott Buchanan, erpetologo del Dipartimento di gestione ambientale del Rhode Island – Esiste però un commercio illegale molto fiorente di tartarughe negli Stati Uniti orientali, che testimonia purtroppo come questa opinione sia errata e come il fenomeno sia molto diffuso anche da noi».
In Virginia, i pubblici ministeri hanno affermato che Fazi era specializzato soprattutto nella vendita di Terrapene carolina carolina che presentano talvolta carapaci caratterizzati da macchie gialle e arancioni brillanti. Secondo i documenti del tribunale, Fazi pubblicizzava le T. carolina carolina sui gruppi Facebook, allegando alla proposta di vendita anche delle foto che descrivevano gli esemplari come "le migliori testuggini orientali che era possibile vedere in natura".
Le T. carolina carolina sono note anche come tartarughe scatola per via della forma del guscio. Questi rettili sono in grado di chiudersi completamente nei loro carapaci quando sono spaventati serrandosi al suo interno con una cerniera.
Fortunatamente in questo caso le segnalazioni massicce di diversi utenti hanno fatto scattare il sistema di controllo di Facebook, che ha permesso ai funzionari del Servizio Fish and Wildlife degli Stati Uniti di notare le vendite di Fazi. Gli stessi rappresentanti di Meta, la società madre di Facebook, vogliono seguire l'iter processuale fino in fondo e hanno dichiarato che senza il contributo dei comuni utenti sarebbe più difficile scovare questi trasgressori.
Il lavoro degli attivisti sui social in questo caso è stato fondamentale, ma ciò che possono fare purtroppo è limitato. Per riuscire realmente a invertire la rotta sul traffico animale c'è bisogno di un'azione concreta e incisiva da parte dello Stato che si deve imporre più efficacemente per bandire la caccia di frodo e punire severamente i trasgressori.