L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato l'emergenza internazionale per il vaiolo delle scimmie, una zoonosi sime al vaiolo umano, diffuso tra le scimmie.
Lo ha annunciato il segretario generale dell'OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, al termine di una lunga riunione del comitato di emergenza che ha rilevato l'ampiezza delle dimensioni dell'epidemia, che ha fatto registrare nella sola Repubblica Democratica del Congo oltre 14 mila casi e 524 decessi nella prima metà dell'anno, superando già il bilancio dell'intero 2023. A questi nel continente africano si aggiunge anche il primo caso rilevato in Europa.
La Mpox, come viene ufficialmente chiamata la malattia, è stata confermata in Svezia, nella variante Clade, ritenuta pericolosa soprattutto per soggetti fragili, donne e bambini di età inferiore ai 15 anni. «Come abbiamo sottolineato in precedenza, era solo questione di tempo prima che la variante Mpox clade I, che sembra essere più grave rispetto a clade II, venisse individuato in altre regioni, dato il nostro mondo interconnesso», ha dichiarato Hans Kluge, direttore per l'Europa dell'OMS.
A preoccupare è proprio la rapidità di diffusione che caratterizza le epidemie del nostro tempo. La diffusione più o meno globalizzata delle malattie infettive è sempre presente nella storia dell'essere umano, ciò che cambia nel nostro mondo così strettamente interconnesso è proprio la velocità con cui i virus attraversano gli oceani.
Attenzione però a non pensare a un nuovo Coronavirus. Le modalità di trasmissione sono infatti profondamente diverse. Per contrarre la Covid basta entrare in contatto con i droplet, le goccioline di saliva, rilasciate da una persona infetta e con una carica virale sufficiente per infettare altre persone. Per ammalarsi di vaiolo delle scimmie serve invece un contatto decisamente più profondo, come si legge sul sito dell'Istituto Superiore di Sanità italiano (ISS), il virus infatti non si trasmette facilmente da persona a persona: «La trasmissione umana avviene principalmente tramite il contatto con materiale infetto proveniente dalle lesioni cutanee o con oggetti contaminati (lenzuola, vestiti…), oppure il contatto prolungato faccia a faccia (attraverso droplets respiratori). Nell'epidemia in corso , i dati finora disponibili e la natura delle lesioni in alcuni casi suggeriscono che la trasmissione possa essere avvenuta durante rapporti intimi».
L’infezione è causata da un virus della stessa famiglia del vaiolo umano, ma si differenzia da questo per la minore gravità. Si tratta di una zoonosi silvestre diffusa tra scimmie e roditori, il serbatoio animale del virus al momento rimane sconosciuto, tuttavia si pensa che possa essere proprio tra i roditori, come il ratto gigante africano. Tra i fattori che hanno portato al contagio umano, secondo l'OMS ci sono «la caccia e il consumo di selvaggina o carne di cacciagione».
Come tutte le zoonosi anche il vaiolo delle scimmie è il risultato di un salto di specie che avviene solitamente quando l'uomo entra in habitat dove prima c'era, avvicinandosi così a creature con le quali prima non era in contatto. Ne aveva parlato proprio con Kodami, il giornalista David Quammen, autore del libro "Spillover", appunto "salto di specie".