Il tempo della pandemia ci ha fatto familiarizzare con i vaccini, una delle più geniali invenzioni della medicina moderna. In particolare abbiamo conosciuto l’efficacia e l’utilità dei vaccini prodotti con tecnologie basate su acidi nucleici (mRNA) che sono risultati sicuri (finora) e protettivi quasi al 100% dalla malattia grave COVID-19. Il vaccino è un dispositivo che induce il sistema immunitario del soggetto che lo riceve a proteggerlo da un microbo. Ma questa straordinaria capacità di stimolare l’immunità è stata sfruttata anche per combattere il cancro, tant’è che l’immunoterapia è considerata la frontiera delle terapie oncologiche.
Il vaccino contro il melanoma orale del cane
Ancora una volta il mondo animale fa da apripista: infatti proprio un vaccino a base di acidi nucleici (DNA) viene utilizzato, insieme ad altre terapie, per la cura di una delle forme più aggressive di cancro del cane: il melanoma orale. Questo tumore, per molti aspetti simile a quello dell’uomo, è uno dei tumore più frequenti del cavo orale, ha un comportamento biologico maligno e spesso metastatizza con esito infausto per l’animale.
Il vaccino terapeutico si basa su un principio di funzionamento molto semplice: si inocula nel cane un gene (pezzo di DNA) che permette alle cellule di costruire una proteina espressa dalle cellule tumorali. In questo modo, il sistema immunitario attacca questa proteina estranea e di conseguenza attacca il tumore distruggendolo. Un approccio rivoluzionario di cui beneficiano i nostri fedeli amici con l’ulteriore vantaggio di una terapia ben tollerata e con pochi effetti collaterali. Inoltre, giova ricordare che i vaccini basati su acidi nucleici sono facili da produrre, hanno costi bassi e sono sicuri.
Il vaccino contro il melanoma per cercare di salvare una gorilla
Anche per questo proprio recentemente è stato segnalato l’impiego di questo vaccino in un gorilla di montagna che viveva nel parco nazionale di Virunga (Repubblica Democratica del Congo). E’ la triste storia di Gashangi, una femmina di 30 anni d’età affetta da melanoma peri-orale. Dopo le prime valutazioni cliniche, i medici veterinari hanno deciso di asportare chirurgicamente il tumore. Con il passare del tempo, la gorilla ha manifestato una recidiva del cancro e a quel punto i veterinari, dopo varie consultazioni visto il caso unico che si era presentato, hanno deciso di somministrare il vaccino contro il melanoma del cane. Purtroppo il cancro era già metastatico e la cura, che ha avuto un importante effetto palliativo, non ha evitato la morte dell’animale. I medici che curavano Gashinga hanno fatto una scelta coraggiosa nel tentativo di salvare a tutti i costi l’animale, anche perché i gorilla di montagna sono una specie a rischio di estinzione e nel mondo vivono soltanto 1000 soggetti.
La strada è tracciata e ancora una volta il cane è protagonista come modello di indubbia utilità per le terapie oncologiche dell’uomo e di altre specie in un’ottica One Health. La speranza è che le tecnologie di sviluppo e produzione possano rapidamente evolvere e fornirci dei vaccini a base di acidi nucleici non solo per prevenire insidiose malattie infettive ma anche per curarci dal cancro che ogni giorno uccide centinaia di animali e uomini in tutto il mondo.