L'Utahraptor ostrommaysorum è stata la specie più grande dei dromeosauridi, la famiglia di dinosauri predatori teropodi a cui appartengono anche il Velociraptor e lo Scipionyx samniticus italiano. Visse negli Stati Uniti d'America durante il Cretaceo Inferiore, circa circa 139–134,6 milioni di anni fa, ed è l'unica specie inserita all'interno del genere Utahraptor, istituita nel 1993.
Di preciso, il suo areale comprendeva gli attuali Stati centrali degli USA, vivendo soprattutto nella parte inferiore dell'attuale regione degli Arches, nello Utah. Proprio dal nome dello Stato principale in cui si possono rinvenire i suoi reperti deriva nome de genere, che significa proprio "rapace dello Utah", mentre l'epiteto specifico deriva dal nome del paleontologo americano John Ostrom, il primo ad aver proposto la possibilità che tutti i dinosauri fossero animali a sangue caldo, e del paleoecologo Chris Mays.
Molto più grosso rispetto agli altri raptoridi che vivevano al suo tempo, l'Utahraptor risultava probabilmente essere il predatore più temuto del suo tempo nella regione dove viveva.
Com'era fatto l'Utahraptor
L'Utahraptor era molto simile ai suoi parenti più stretti: i dromeosauri e i velociraptor. L'unica grande differenza si riscontrava nella stazza, essendo infatti molto più alto e più grosso.
L'esemplare più grande che finora è stato riportato alla luce e ricostruito attraverso i fossili raggiungeva difatti i 5 metri di altezza, per 500 kg di peso. La sua lunghezza invece era variabile e la sua mobilità articolare gli permetteva persino ritirare la testa quasi dietro le spalle. Se dovessimo però considerare la lunghezza massima, dalla punta della coda alla punta più esterna della bocca, l'animale poteva anche raggiungere i 7 metri.
La caratteristica principale che lo distingue dagli altri predatori, assieme a tutti gli altri dromesauiridi del periodo, è la presenza di un lungo e potente artiglio a falce, situato all'estremità dell'ultima falange del secondo dito dei piedi. Quest'arma era controllata da potenti muscoli che venivano usati a scatto, in modo che l'artiglio penetrasse nella carne della preda come un coltello a serramanico. Nonostante possa sembrare all'apparenza grosso e resistente, però, era estremamente fragile. Grossi urti avrebbero potuto romperlo e per questa ragione era sollevato, durante la camminata e la corsa dell'animale.
Gli altri artigli erano invece utilizzati per penetrare superficialmente nella pelle, per produrre graffi ed escoriazioni che portavano la preda al sanguinamento. Inoltre, secondo alcuni paleontologi gli artigli delle mani erano molto più specializzati nel taglio rispetto agli altri dromaeosauridi, in quanto l'Utahraptor sceglieve prede di dimensioni più grosse e pericolose.
Controversa la questione delle piume, che secondo alcuni avrebbero potuto ricoprire il corpo. Infatti, alcuni parenti di questa specie, come il Microraptor, è ormai certo disponessero di piumaggio in alcune parti del corpo, utili per termoregolare e per la comunicazione, e sta crescendo il numero di paleontologi che credono vi siano forti prove nei fossili e negli studi filogenetici che portano a credere che anche l'Utahraptor possedesse un piumaggio evoluto. Alcuni artisti specializzati nella rappresentazione iconografica dei dinosauri avrebbero persino proposto che l'Utahraptor, come anche il Velociraptor o il Tirannosauro, fossero simili a delle galline giganti, coperte di piume dalla testa ai piedi.
Il dibattito su questo argomento si professa ancora lungo, anche se è molto probabile che l'animale quantomeno lungo le braccia e sulla sommità del capo potesse realmente disporre di alcune grosse piume usate come strumento di comunicazione sessuale.
Comportamento e abitudini
A differenza del suo "cugino" Velociraptor, l'Utahraptor non era molto veloce. Secondo infatti il paleontologo Gregory S. Paul, esperto in dromeosauridi, l'Utahraptor sarebbe stato più un cacciatore d'agguato. La sua massa e le sue dimensioni infatti impedivano a questo animale di raggiungere una velocità superiore ai 30 km orari. Svolgendo dei calcoli approssimativi sulla quantità di energie che avrebbe dovuto spendere in un minuto di corsa, Paul ha sostenuto che all'Utahraptor sarebbe convenuto molto di più cacciare grandi dinosauri – soprattutto iguanodonti e triceratopi – tramite tecniche di caccia miste, che prevedevano la caccia di gruppo e l'effetto sorpresa.
Lo stile di uccisione delle prede prevedeva però l'utilizzo degli artigli, che oltre a far sanguinare la preda erano anche molto utili per aggrapparsi sulla sua superficie, per infliggergli più danni e rallentarlo nella fuga. Tra l'altro, in questo caso l'eventuale presenza delle piume sulle braccia avrebbe permesso a questi predatori di trovare un maggior equilibrio, mentre erano in bilico sulla schiena o il fianco della loro preda, agendo da piccoli alianti che permettevano all'Utahraptor di ottenere maggiore stabilità. Una tecnica che oggi è ancora utilizzata dai rapaci e che prende il nome in inglese di Raptor Prey Restraint (RPR).
Sappiamo inoltre che questi animali erano abituati a collaborare con altri esemplari della stessa specie, poiché nel 2001 furono trovate un insieme di ossa appartenute a sette individui deceduti assieme in una trappola paludosa mentre cacciavano un iguanodonte. Il gruppo di Utahraptor non erano tutti della stessa età. Il più grande era lungo 4,8 metri, quattro giovani arrivavano fino a 3 metri e un cucciolo – probabilmente morto successivamente alla caccia – era lungo circa 1 metro. Questo ci permette di immaginare questi animali molto simili ai moderni lupi e ai leoni, ovvero costituivano delle alleanze o delle famiglie che solitamente andavano a caccia insieme.
Storia della scoperta
Il primo esemplare di Utahraptor fu rinvenuto nel 1975 dal paleontologo americano Jim Jensen, presso la cava di Dalton Wells nello Utah centro-orientale. Per quanto questo primo esemplare fosse comunque di notevoli dimensioni, fu trascurato per oltre dieci anni, fino a quando nell'ottobre del 1991, presso un altro sito, altri paleontologi non trovarono un grosso artiglio, che riuscì a riportare in auge la specie altrimenti dimenticata presso i magazzini della Brigham Young University.
La specie fu così analizzata nell'arco di due anni e fu classificata dai paleontologi Kirkland, Gaston e Burge nel giugno 1993, che erano stati coloro che avevano scoperto il secondo artiglio nel 1991. Il caso vuole che i tre volessero nominare la specie Utahraptor spielbergi, in onore del regista Steven Spielberg che tra il 1992 e il 1993 aveva diretto il film Jurassic Park e riportato in auge al cinema la carriera del paleontologo. Per via però di incomprensioni economiche – Spielberg avrebbe infatti dovuto versare una piccola somma come finanziamento alla ricerca, derivante dagli introiti del film – Kirkland propose allora di dare il nome della specie in onore del paleontologo americano John Ostrom e del paleoecologo Chris Mays.
Il ritrovamento che ha permesso di disporre il maggior numero di reperti è quello del 2001, che presentava Utahraptor di diversa età attaccare una preda prima di finire a loro volta intrappolati, presso un pantano. Questi fossili però, a differenza di quelli provenienti dagli scavi del 1991 e del 1975, non sono stati ancora del tutto analizzati. E a seguito della possibilità concreta di poter effettuare nuove scoperte sulla specie, direttamente da questi fossili o dal sito in cui sono stati ritrovati, a metà degli anni 2000 è nato l'Utahraptor Project di Scott Madsen, paleontologo che ha lanciato un crowdfunding internazionale, che ha spinto diversi paleontologi in erba a sovvenzionare la ricerca e ad effettuare multipli scavi, nel corso degli anni, alla ricerca di nuovi ritrovamenti appartenenti a quest'animale.
Da sottolineare infine che nel 2018 il Senato dello Stato degli Utah propose di nominare l'Utahraptor il dinosauro simbolo della nazione. Il problema inizialmente era che a disporre già di questo titolo era un altro dinosauro molto noto e importante per la storia della nazione: l'Allosaurus.
Per non scontentare allora nessuno e per celebrare anche l'anniversario della scoperta dell'Allosauro, in seguito fu deciso di affiancare i due animali come fossili ufficiali dello Stato, uno appartenente al Giurassico e l'altro al Cretaceo.
L'Utahraptor nella cultura di massa
Anche se era stato scoperto e classificato da poco, l'Utahraptor nel corso degli anni 90 divenne uno dei dinosauri più presenti all'interno dei prodotti d'intrattenimento per via delle sue notevoli dimensioni e alla fama che ottenne grazie al film Jurassic Park. Infatti, per quanto non compaia direttamente nel primo film della saga, l'Utahraptor ispirò insieme al dromesauride gli artisti del film, mentre mettevano in scena il Velociraptor, in verità molto più piccolo rispetto a quanto visto al cinema.
Il riscatto sarebbe però avvenuto solo qualche anno dopo, quando nella serie di documentari della BBC "Il mondo dei Dinosauri", datata 1998, i paleontologi chiamati a consigliare i documentaristi vollero e ottennero che l'Utahraptor comparisse col suo vero nome durante la quarta puntata, mentre andava in scena una delle sue famose battute di caccia.
Da lì in avanti, la specie sarebbe comparsa insieme al Velociraptor in molteplici prodotti documentaristici e videoludici, fra cui molti giochi della saga di Jurassic Park. Per vederlo però al cinema, si è dovuto aspettare però il 2022, quando finalmente i produttori del film Jurassic World Dominion hanno inserito l'Utahraptor fra i nuovi dinosauri della saga giurassica, presentandolo tra l'altro in una versione piumata che ha stupito il pubblico e che ha soddisfatto molti dei sostenitori del piumaggio nei dromesauridi.
L'Utahraptor inoltre è il protagonista del romanzo Raptor Red, pubblicato nel 1995 e scritto dal paleontologo Robert T. Bakker. In questo romanzo, il narratore segue la vita di una femmina di Utahraptor che deve affrontare le naturali avversità quotidiane. Secondo la critica letteraria, questo romanzo è una risposta di Bakker al libro fantascientifico e pieno d'imprecisioni che ha ispirato la saga di Jurassic Park, dal titolo omonimo, scritto da Michael Crichton sul finire degli anni 80.
In verità Bakker stesso ha dichiarato che il suo testo non possa essere considerato una risposta alla stesura di un romanzo di culto come quello proposto da Crichton, anche perché i due libri si rivolgono a due platee molto diverse. Raptor Red viene considerato più un romanzo di formazione in salsa mesozoica, che ha come focus la divulgazione scientifica. Jurassic Park era invece un romanzo fantascientifico, che presentava uno scenario imprevedibile per porre una domanda sottile ai suoi lettori: con l'avanzare della tecnologia genetica, dove si pone per gli esseri umani il limite etico della gestione della natura?