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16 Gennaio 2024
9:13

Ursula non ce l’ha fatta, è morta la lupa investita da un’auto in Liguria

Troppo gravi le ferite riportate: «Gli esami, oltre ai gravi traumi cranico e toracico, hanno evidenziato la frattura di due vertebre con compromissione del canale midollare non operabili».

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(Credits Christel SAGNIEZ da Pixabay)

Ursula non ce l’ha fatta. È morta al Cras di Campomorone, in provincia di Genova, la lupa investita da un’auto sulla Statale Aurelia, tra Arenzano e Cogoleto. Si era spinta tra le case, tanto da arrivare addirittura vicino al mare, su una strada a grande percorrenza. E le conseguenze sono purtroppo sotto gli occhi di tutti.

Nell’impatto Ursula aveva riportato fratture alle zampe e al bacino. L’automobilista che l’ha travolta si era subito attivato per richiedere l’intervento dei soccorsi, da lì il trasferimento al Cras, affidata alle cure del personale Enpa di Genova. Ma le sue condizioni sono peggiorate giorno dopo giorno, sino al tragico epilogo.

«Abbiamo effettuato tutti gli esami necessari e purtroppo, oltre ai gravi traumi cranico e toracico, hanno evidenziato la frattura di due vertebre con compromissione del canale midollare non operabili – dicono i responsabili Enpa del capoluogo ligure – abbiamo contattato più cliniche ma sono stati tutti concordi con il tragico responso. Anche se è difficile da accettare siamo consapevoli che pur con tutto l’impegno che ci mettiamo non è possibile salvarli tutti».

L’incidente costato la vita a Ursula è figlio di una dinamica che, purtroppo, in Liguria è all’ordine del giorno. La fauna selvatica ha da tempo perso la propria naturale diffidenza nei confronti dell’uomo e delle zone maggiormente abitate tanto da spingersi con facilità in mezzo alle case e, troppo spesso, anche sulle strade. La Statale Aurelia dove è stata travolta Ursula non è solamente lontano dai boschi, ma è molto vicina al mare. Un habitat che certamente non appartiene al lupo.

Lupi, caprioli, volpi e, soprattutto, cinghiali sono ospiti ormai consueti sulle strade della Liguria e, in particolare, di Genova. Porre un rimedio ora non è del tutto semplice, così come pare complesso trovare soluzioni efficaci per evitare che le “visite” di animali selvatici in città continuino ad aumentare. C’è chi invoca le armi e c’è chi, invece, pensa a soluzioni alternative più morbide e che contribuiscano a preservare specie di cui l’entroterra ligure si sta nuovamente popolando. Una crescita che male si concilia con l’urbanizzazione costante e con l’espansione dell’uomo in una regione che, di fatto, è una stretta striscia di terra tra montagna e mare.

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Pietro Zampedroni
Giornalista
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