I plesiosauri sono un gruppo molto importante di rettili marini preistorici, che sono vissuti dal Triassico inferiore al Cretaceo superiore, insieme ai più famosi dinosauri. Noti per il oro collo molto lungo – così lungo che in alcune specie rappresentava la metà dell'intero lunghezza del corpo – è sempre stato difficile per i paleontologi andare a spiegare i meccanismi che hanno permesso a questi animali di assumere questa forma. Rispetto infatti ad altri animali loro contemporanei, come i sauropodi, che sviluppavano colli lunghi adatti a raggiungere le fronde più alte degli alberi, i plesiosauri essendo creature marine non avevano ragioni apparenti per sviluppare tali strutture.
Una nuova ricerca, tuttavia, pubblicata su BMC Ecology and Evolution da un team di paleontologi cinesi ed inglesi, è riuscita nell'impresa di spiegare come è avvenuto questo processo evolutivo e quali potrebbero essere le pressioni ambientali che hanno spinto i plesiosauri ad assumere colli sempre più lunghi. Tutto sembra essere iniziato 250 milioni di anni fa, quando all'inizio della loro storia evolutiva questi animali cominciarono ad aumentare vertiginosamente il numero delle loro vertebre. Tanto che in soli 5-10 milioni di anni il loro collo aumentò in lunghezza circa del doppio.
Nello specifico, i risultati dello studio hanno dimostrato che almeno un gruppo di plesiosauri, i pachypleurosauri, posto alla base dell'intero albero evolutivo di questi animali, ha allungato per la prima volta il collo tramite questo meccanismo con la comparsa di Chusaurus xiangensis, una specie che visse nella attuale provincia di Hubei, in Cina.
Per comprendere però meglio il processo bisogna però andare oltre il Triassico, seguendo l'evoluzione dell'intero gruppo, hanno dichiarato gli scienziati. Se infatti si mettono a confronto i plesiosauri del Giurassico o del tardo Triassico, che in media avevano 25 vertebre, con quelli del Cretaceo, si osserverà che questo gruppo aveva la tendenza ad aumentare il numero di vertebre, visto che l'Elasmosaurus – una specie vissuta fino a poco prima della grande estinzione – ne aveva ben 72 e il suo collo era cinque volte la lunghezza del suo tronco.
«Il nostro studio mostra che i pachypleurosauri hanno raddoppiato la lunghezza del loro collo in cinque milioni di anni, e il tasso di aumento è poi rallentato – ha aggiunto il dottor Ben Moon, docente all'Università di Bristol, che ha collaborato allo studio – Presumibilmente avevano raggiunto una sorta di lunghezza del collo perfetta per il loro modo di vivere». Ma di cosa si nutrivano nello specifico questi rettili marini?
A rispondere a questa domanda è sempre Ben Moon, che ha cercato di spiegare l'origine di colli lunghi di questi animali. «Pensiamo che, essendo piccoli predatori, probabilmente si nutrissero principalmente di gamberetti e di piccoli pesci, quindi la loro capacità di avvicinarsi di soppiatto a un piccolo banco e poi librarsi nell'acqua, lanciando la testa dietro alla preda, si dimostrava un grande strumento di sopravvivenza. Tuttavia, potrebbero esserci stati costi aggiuntivi nell'avere un collo molto più lungo, quindi si è stabilizzato ad una lunghezza più o meno uguale alla lunghezza del tronco».
I grafici presentati all'interno dell'articolo non fanno altro che confermare questa teoria. Più passava il tempo e più i colli dei plesiosauri diventavano lunghi e probabilmente più adatti ed efficienti per cibarsi di un gran numero di pesci, usando la testa come un attrezzo di speronamento e di avanscoperta.
Quest'arma nel tempo divenne però anche uno dei principali punti vulnerabili di questi animali. Gli altri predatori, infatti, come i mosasauri, cominciarono presto a capire che era facile attaccare i plesiosauri, mirando proprio al loro lungo collo. Fra i vari scavi effettuati in tutto il mondo, i paleontologi hanno infatti trovato diversi reperti che testimoniano questi mortali scontri. Teste di plesiosauro mozzate, vertebre con sopra i segni dei denti dei predatori. Sì, per i plesiosauri fu molto difficile nuotare negli oceani preistorici, ma come chiariscono i paleontologi non bisogna dimenticare che questi rettili, insieme agli ittiosauri, furono tra i vertebrati marini di maggior successo del Mesozoico, dopo gli squali.