Quante volte abbiamo visto un insetto impollinare un fiore nei pressi di qualche orto o giardino? Il più delle volte rimaniamo persino colpiti da questo rapporto romantico che si è instaurato fra piante e animali e a cui è legata la sopravvivenza di entrambi, senza renderci però conto che in verità esiste una grande competizione fra le varie specie di insetti per accaparrarsi il polline e il nettare dei fiori. Una vera "guerra", che nel lungo termine ha permesso lo sviluppo di una vera e proprio gerarchia tra gli animali.
Bastano infatti pochissimi minuti a osservare un campo di fiori per accorgersi che alcuni insetti minacciano, molestano, uccidono o attaccano esemplari di altre specie. Un nuovo studio su questo fenomeno è stato pubblicato sulla rivista Ecology da parte di alcuni esperti del Museo di Storia Natura di Parigi, promettendo futuri sviluppi, in previsione del sempre più urgente bisogno di monitorare l'entomofauna coinvolta nel fenomeno dell'impollinazione, anche attraverso specifiche app.
Mosche e farfalle, per esempio, si buttano in picchiata per allontanare altri insetti dalla superficie di un fiore, mentre è noto che le api selvatiche di specie diverse si scontrano, quando non lottano con le operaie di altre alveari appartenenti alla loro medesima specie. Quali sono però le specie in assoluto più temute, quelle che con la loro semplice presenza inducono un fuggi fuggi generale dalla superficie e dai petali di un fiore?
Per rispondere a questa domanda, gli autori dell'articolo hanno svolto diverse osservazioni, svolte in regioni e contesti diversi. Inoltre, le sessioni di studio sono state decise a secondo delle "ore e stagioni di punta" nel traffico aereo degli insetti.
Gli autori dell'articolo affermano, per esempio, che «le osservazioni sistematiche effettuate dal 9 maggio al 2 giugno 2022 sono consistite in 64 sessioni, in quattro parchi urbani ben fioriti a Parigi: Parc André Citroën, Parc de Bercy, Parc Monceau e Jardin des Plantes. Ci siamo concentrati su piante con infiorescenza densa e abbiamo fatto in modo che ogni pianta fosse osservata almeno una volta al giorno, in uno delle quattro fasce orarie che avevamo deciso di sfruttare: le 11:00, le 12:00, le 15:00 e le 16:00. Abbiamo utilizzato un approccio comportamentale focale, registrando continuamente tutti i comportamenti osservati durante ogni sessione di 45 minuti. Per ogni interazione sono stati annotati i comportamenti iniziati e conseguenti e le morfospecie di “attaccante” e “difensore”».
I risultati di queste osservazioni sono i seguenti: «Abbiamo identificato 1.374 interazioni all'interno di questi parchi, di cui il 67% erano “aggressive”. Le morfospecie maggiormente coinvolte nelle interazioni sono state la categoria api selvatiche, al primo posto, api domestiche, al secondo posto, bombi al terzo posto. Di seguito api grigie e grandi sirfidi. Il restante 6% era condiviso da sirfidi 1,8%), vespe Polistes (1,2%), Brachiceri (1,0%), api carpentiere (0,5%), coleotteri (0,5%), moscerini verdi (0,4%), lepidotteri (0,4%) vespe e mosche della carne. Le nostre osservazioni hanno supportato l'idea che esistesse una gerarchia di dominanza non casuale tra le specie. Abbiamo osservato che i grandi sirfidi e le api grigie tendevano ad attaccare la maggior parte degli altri individui, mentre le api mellifere e i bombi a strisce gialle erano molto più calmi e pacifici. Pertanto, possiamo dire che i grandi sirfidi, le api grigie, le api selvatiche, vespe e le mosche della carne sono più aggressive delle api mellifere, dei bombi a strisce gialle e degli "altri bombi"».
La gerarchia risultante da questa ricerca ha prodotto la descrizione di tre gruppi, di cui fanno parte tutti gli insetti impollinatori finora studiati: il primo gruppo appartiene a quegli insetti che esibiscono comportamenti aggressivi, come grandi sirfidi e api grigie; nel secondo gruppo ci son i bombi, i lepidotteri e le api mellifere, che invece hanno ricevuto più attacchi di quelli che hanno provocato, mentre al terzo gruppo ci sono le rimanenti morfospecie, che hanno avviato un ugual numero di scontri provocati quanti ne hanno ricevuti.
«Questo risultato è stato interessante» affermano gli studiosi, «perché le api mellifere tendono comunque a sovraperformare e spiazzare le più aggressive api selvatiche. Ciò significa che il loro dominio non è frutto dall'interferenza aggressiva ma della competizione, presumibilmente mediata dall'efficienza nello sfruttamento delle risorse, che può essere correlata alla loro maggiore eusocialità».
Ovviamente le osservazioni di un numero ridotto di parchi francesi non può costituire un modello complessivo per il fenomeno complesso della competizione interspecifica negli insetti impollinatori ed in effetti gli autori dello studio sono i primi a sostenere che bisognerebbe puntare di più a studiare l'interferenza aggressiva delle varie specie, se si vuole comprendere il fenomeno nel suo complesso. Eppure, il dato suggerito da queste osservazioni è importante e ci dimostra che in natura non sempre l'animale più aggressivo è quello che occupa la posizione predominante.