Il cane da slitta Balto è conosciuto da tutti ed è stato celebrato in numerosi libri e film per il suo importante contributo nel consegnare l'antitossina necessaria a salvare la città di Nome, in Alaska, da un'epidemia di difterite scoppiata nel 1925. La sua fu un'impresa eroica, anche se a dire il vero fu soprattutto un altro cane, Togo, a guidare la spedizione per la maggior parte del lungo e difficile tragitto. Oggi, grazie al suo DNA, Balto ha permesso agli scienziati di esplorare la genetica dei cani da slitta degli anni 20, aiutandoci a capire come sono cambiati questi cani nell'ultimo secolo. E i risultati, purtroppo, non sono molto incoraggianti.
Gli scienziati dell'Università della California Santa Cruz, hanno infatti sequenziato il genoma di Balto all'interno di un imponente progetto di genomica comparata chiamato Zoonomia, che ha portato alla pubblicazione di numerosi articoli sulla prestigiosa rivista Science. In particolare, per lo studio condotto su Balto, il team dell'UCSC ha estratto il DNA da campioni di tessuto prelevati dai resti imbalsamati del cane che sono conservati al Cleveland Museum of Natural History, confrontandolo poi con ben 682 genomi di cani e lupi moderni.
La fama di Balto e il fatto che fosse stato tassidermizzato hanno dato così ai ricercatori un'opportunità più unica che rara: quella di scoprire grazie al suo DNA come sono cambiati gli attuali cani da slitta da allora. Grazie ai risultati dello studio pubblicato su Science, gli scienziati hanno per esempio scoperto che Balto condivideva solo una piccola parte del suo corredo genetico con la razza Siberian Husky che conosciamo oggi, la cui storia vi abbiamo recentemente raccontato nel nostro format video "Che razza di storia".
Balto apparteneva infatti a una popolazione di cani da slitta geneticamente molto più diversificata delle razze attuali. Per di più quei cani differivano parecchio non solo dai moderni Husky ma anche dagli altri cani da slitta utilizzati ancora oggi in Alaska, come per esempio il Groenlandese. Questo vuol dire che erano geneticamente più sani delle razze moderne e che il loro corredo genetico più diversificato custodiva varianti di geni che potevano aiutarli a sopravvivere meglio nel loro ambiente estremo o a resistere alla comparsa di eventuali patologie.
Balto e gli altri cani di quel tempo avevano per esempio molta più variabilità nei geni legati a caratteristiche come peso, coordinazione, formazione delle articolazioni e spessore della pelle: elementi molto importanti e che ci si aspetterebbe di trovare all'interno del DNA dei cani selezionati per correre in quell'ambiente. Tuttavia l'allevamento selettivo attuato dell'ultimo secolo ha purtroppo ridotto questa variabilità nei cani attuali. Per di più i cani allevati in Alaska negli anni 20 portavano un carico inferiore di mutazioni rare e potenzialmente dannose, purtroppo sempre più diffuse nelle razze attuali anche per via degli incroci tra consanguinei.
Come purtroppo sta accadendo per molte delle razze moderne che vengono selezionate esclusivamente per motivi estetici, l'allevamento selettivo sta mettendo pesantemente a rischio la salute. Se infatti un tempo gli incroci avvenivano per "fortificare" le razze da lavoro e le caratteristiche funzionali dei cani, oggi invece molti allevatori puntano quasi esclusivamente a enfatizzare tratti estetici che li rendano più "vendibili" e al passo con le mode. Basta pensare ai cani brachicefali come il Bouledogue Francese che purtroppo si portano dietro numerosi difetti fisici e patologie che rendono le loro vite una vera sofferenza. Proprio per questo, alcuni paesi stanno lavorando per vietare l'allevamento e la vendita di queste razze.