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19 Gennaio 2024
13:06

Uno dei pesci d’acqua dolce più minacciati e ricercati del mondo è stato riscoperto in Turchia

Era dal 2011 che non veniva avvistato un barbo leopardo (Luciobarbus subquincunciatus), una delle 10 specie di pesci d'acqua dolce più ricercate al mondo.

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Il barbo leopardo riscoperto in Turchia. Foto di Metin Göksu

Uno dei pesci d'acqua dolce più minacciati e ricercati al mondo è stato recentemente riscoperto nel tratto turco del fiume Tigri, dopo ben 12 anni dall'ultimo avvistamento certo. Si tratta del leggendario barbo leopardo (Luciobarbus subquincunciatus), la seconda specie della lista dei 10 pesci perduti più ricercati del pianeta redatta dalle ONG Re:wild e SHOAL ad essere riscoperta. Lo stesso team di ittiologi turchi, ormai specializzato nella ricerca dei pesci più sfuggenti al mondo, aveva infatti già riscoperto, sempre in Turchia, anche l'altrettanto raro e minacciato cobite del fiume Batman (Paraschistura chrysicristinae).

La riscoperta del barbo leopardo è stata accolta con enorme entusiasmo sia dal mondo accademico che da quello conservazionistico, poiché finalmente nuove speranze di salvezza per questa specie che resta comunque a un passo dall'estinzione. «Non c’è niente di paragonabile alla sensazione di scoprire che una specie che è stata spinta sull’orlo dell’estinzione resiste ancora, nonostante tutto», ha detto Cüneyt Kaya, professore alla Recep Tayyip Erdogan University e membro del team che ha partecipato alla spedizione.

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L’individuo catturato e fotografato dal pescatore Metin Göksu

«Ed è ancora più emozionante che scoprire una nuova specie, perché significa che possiamo darle una seconda possibilità. Sia con il cobite del fiume Batman che con il barbo leopardo, abbiamo ora l’obbligo di mobilitare gli sforzi di conservazione per garantire che nessuno dei due vada perduto di nuovo», ha aggiunto. Un tempo il barbo leopardo era molto più diffuso e il suo areale si estendeva in Turchia orientale, in Siria orientale, in Iran e in Iraq, all'interno del complesso sistema fluviale Tigri-Eufrate e in nessuna altra parte del mondo.

Negli ultimi trent'anni, tuttavia, la pesca eccessiva, l’inquinamento, la distruzione degli habitat e soprattutto la costruzione di dighe hanno portato  rapidamente la specie verso il baratro dell’estinzione, tanto da essere stata inserita nella categoria "In pericolo critico" della Lista Rossa IUCN delle specie minacciate, ovvero quella immediatamente precedente all'estinzione definitiva. In molti pensavano addirittura che la specie fosse ormai addirittura perduta per sempre, visto che l'ultimo avvistamento certo e documentato risaliva al 2011.

Osservazioni aneddotiche e mai documentate, segnalate dai pescatori locali, hanno però continuato ad alimentare le speranze che il barbo fosse ancora lì fuori da qualche parte. Proprio per questo, Kaya e Münevver Oral della Recep Tayyip Erdogan University, hanno chiesto il loro aiuto per provare a cercarlo. E dopo alcune spedizioni infruttuose i due ittiologi hanno finalmente ricevuto la videochiamata tanto sperata. Dall'altro lato dello smartphone c'era il pescatore Mehmet Ülkü che aveva catturato un pesce che sembrava in tutto e per tutto il leggendario barbo leopardo.

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Uno dei due pesci catturati nella rete. Foto di Metin Göksu

Il pescatore ha quindi tenuto in vita il pesce in una piccola vasca, fornendogli costantemente ossigeno per tutta la notte. Nel frattempo, Kaya ha preso un volo diretto per la città di Van, poi ha guidato per quasi sei ore fino a Cizre, dove è stato catturato il pesce, mentre invece Oral ha guidato per oltre 11 ore e per tutta la notte. Intanto, mentre i due esperti erano in viaggio, Ülkü era riuscito a catturare addirittura una secondo individuo e quando gli ittiologi sono arrivati, finalmente, davanti a loro è come se fosse comparso un animale mitologico: il barbo leopardo era stato ritrovato.

«Abbiamo mollato tutto e saremmo andati fino ai confini della Terra per vedere questo pesce, questa leggenda, vivo e in natura», ha detto poi Oral. «Non ho mai visto un pesce così bello. È stata la realizzazione non solo del nostro sogno di trovare questa specie perduta, ma della speranza che non tutto sia perduto: abbiamo ancora la possibilità di proteggere il barbo leopardo e tutte le altre incredibili specie d’acqua dolce con cui condivide il suo habitat». Dopo che Kaya e Oral hanno scattato alcuno foto e misurato i due pesci, sono stati poi raggiunti dal dipartimento locale di acquacoltura della pesca di Cizre per liberare in sicurezza i due preziosissimi individui.

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Il momento della liberazione di uno dei due pesci. Foto di Metin Göksu

La riscoperta di questa specie arriva tra l'altro in un momento davvero critico per tutti i pesci d'acqua dolce. Appena a novembre scorso, infatti, l'IUCN ha pubblicato l'aggiornamento sullo status di conservazione dei pesci dulciacquicoli, rivelando che le dighe e lo sfruttamento delle risorse idriche stanno mettendo a rischio ben il 25% di tutte le specie del mondo. E purtroppo, non solo ci sono già diverse dighe nella parte turca del fiume Tigri, ma è in programma anche la costruzione di un nuovo sbarramento proprio a Cizre, molto vicino a dove sono stati trovati i due barbi leopardo.

«Gli ecosistemi delle acque dolci svolgono un ruolo enorme nel mantenere in salute l'intero nostro pianeta», ha commentato Harmony Patricio, responsabile del programma di conservazione dei pesci d’acqua dolce per Re:wild e SHOAL. «Ridurre le minacce e salvaguardare la biodiversità che mantiene questi ecosistemi è perciò fondamentale per combattere la crisi climatica e quella relativa alla perdita di biodiversità ed è essenziale per il benessere umano. Ci auguriamo che la riscoperta del barbo leopardo serva da catalizzatore per stimolare futuri sforzi di conservazione per la biodiversità d’acqua dolce di questa regione».

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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