Nel corso degli ultimi giorni un pericoloso fenomeno naturale sta mettendo in serio pericolo la sopravvivenza della fauna marina a largo delle coste della California. Circa 60 delfini e centinaia di leoni marini sono stati infatti trovati spiaggiati tra le contee di Santa Barbara e San Diego, insieme a moltissimi pesci, solo nelle ultime ore. E solo pochissimi esemplari hanno resistito fino al sopraggiungere dei veterinari della guardia costiera, arrivati per aiutarli a riprendere il largo.
Tale tragedia secondo il parere scientifico del NOAA (l'agenzia governativa statunitense che si occupa di previsioni meteorologiche e del monitoraggio delle condizioni oceaniche e atmosferiche) starebbe avvenendo per colpa di una fioritura algale eccezionale, che sta inquinando l'oceano e diffondendo tossine al livello superficiale dell'acqua. E a cadere vittime di questo fenomeno che i biologi marini definiscono "bloom mortale" in questo momento risulterebbero principalmente i grandi vertebrati, che sono tra tutte le specie che abitano l'oceano quelle che hanno bisogno di una maggiore concentrazione di ossigeno e più soggetti all'avvelenamento.
Il NOAA tra l'altro non sarebbe neppure l'unica realtà scientifica e governativa che sta monitorando la situazione. Anche il Channel Islands Marine & Wildlife Institute (CIMWI), che opera sia nelle contee di Santa Barbara e Ventura che nei pressi di Los Angeles, sta infatti cercando di arginare i danni, studiando il fenomeno e cercando di dare assistenza agli animali colpiti dall'avvelenamento – a Santa Barbara soprattutto leoni marini.
Come fa però un alga a risultare mortale per delle specie che si sono adattate a vivere in mare, potrebbero chiedersi dei curiosi? Le ragioni per cui questo bloom algale non è come le altre sono principalmente due, chiariscono i ricercatori. In primis, quando una specifica tipologia di alga prende il sopravvento sulle altre forme di vita, comincia a coprire la superficie del mare, sottraendo ossigeno, luce e risorse alle altre specie. Una chiazza lugubre quindi si espande nell'oceano, iniziando a mietere vittime.
A risultare però davvero letale è la produzione di acido domoico (DA), con cui queste alghe cercano di difendersi dall'ingestione degli animali erbivori. Tale sostanza risulta essere infatti una neurotossina che si accumula velocemente nella carne dei pesci che mangiano alghe e che ne provoca la morte, impedendogli letteralmente di respirare. I delfini e gli altri mammiferi marini ovviamente, vedendo del pesce galleggiare inerte sotto la superficie, non riescono a resistere ad un banchetto che si preannuncia molto gustoso ed è così che la tossina finisce indirettamente nel loro stomaco.
Gli effetti di questa tossina sui pinnipedi e sui delfini sono comunque molto diversi, a secondo delle concentrazioni. Il consumo modesto di acido domoico infatti induce in questi animali letargia, il tipico disorientamento che li fa finire sulle spiagge, mentre se l'esemplare sfortunatamente ha ingerito ingenti quantità di pesce avvelenato esso va incontro a paralisi, alla produzione di schiuma all'altezza della bocca, al vomito e a frequenti spasmi muscolari che nel tempo fanno sembrare i leoni marini dei pazienti malati di Parkinson, prima della morte.
Per diagnosticare l'avvelenamento da acido domoico, esso deve essere presente nel siero del sangue, nelle urine o nelle feci dell'animale colpito, e per fortuna non in tutti i casi risulta mortale. Nei pinnipedi infatti i sintomi dell'avvelenamento regrediscono entro 72 ore poiché la tossina viene eliminata dal corpo nelle urine, ed è per questo che occorre il contributo dei volontari e delle varie agenzie: è possibile continuare a salvare gli animali anche se risultano a prima apparenza agonizzanti.
«Per quanto cerchiamo di aiutare tutti gli animali spiaggiati e la neurotossina provoca delle lesioni cerebrali in molte vittime, attualmente stiamo gestendo più di 200 segnalazioni di mammiferi marini in difficoltà ogni giorno – ha affermato Ruth Dover, co-fondatrice e amministratore delegato della CIMWI. – Stiamo quindi facendo del nostro meglio per tenere il passo con il ritmo degli spiaggiamenti segnalati. Considerata che abbiamo ricevuto oltre 1.000 segnalazioni di mammiferi marini in difficoltà dall'8 al 14 giugno».
L'area d'altronde colpita dalla fiorita algale è davvero molto estesa e più si va a sud più aumenta il pericolo che i mammiferi marini possano venire a contatto con l'acido domoico.
«Non ho mai visto nulla di così intenso in termini di numero di animali spiaggiati nei miei 20 anni di lavoro in quest'area» ha dichiarato Michelle Berman Kowalewski, fondatrice e direttrice dell'Unità di ricerca sui cetacei delle Isole del Canale, che si trovano a poche miglia dalla costa di Los Angeles. Cosa consigliano però gli esperti per aiutare gli animali in difficoltà?
Secondo Berman Kowalewski e Dover, per prima cosa i bagnanti che in giorni giorni si stanno avvicinando alle spiagge per i primi bagni della stagione dovrebbero stare alla larga dagli animali spiaggiati. La calca umana potrebbe infatti diminuire enormemente le chance di sopravvivenza di questi animali. Bisogna quindi tenere alla larga dai cetacei e dai leoni marini gli animali domestici e chiamare subito i soccorsi. Anche perché la tossina potrebbe essere involontariamente ingerita dai cani e dagli esseri umani, entrando in contatto con la sabbia e con gli stessi animali selvatici. L'acido domoico infatti può risultare letale anche per gli uomini, se ingerito.
Attendendo l'arrivo dei soccorsi, proprio per questo bisogna stare molto attenti a non entrare in acqua, visto che il mare potrebbe essere colmo di tossine anche se visivamente libero dall'alga.
Gli scienziati intanto stanno continuando a monitorare le correnti, tentando così di capire dove si sposterà la copertura algale che in questo momento si trova al largo della California. Di sicuro però tutti i ricercatori coinvolti nella lotta per la sopravvivenza della fauna marina sono ormai convinti che tale fenomeno è spiegabile anche analizzando l'innalzamento delle temperature dell'oceano, dovuto al surriscaldamento climatico.
Questo bloom infatti segue perfettamente il trend di crescita delle temperature della superficie del mare a partire dalla fine di maggio scorso. E se gli scienziati hanno imparato qualcosa dalle precedenti estati, sanno che le temperature saliranno ulteriormente nel corso delle prossime settimane.