Lo scorso 9 gennaio, sulla spiaggia di Cammarana, in provincia di Ragusa, una tartaruga Caretta caretta è stata ritrovata purtroppo morta, impigliata tra una matassa di reti e plastica. Non si conoscono le cause della morte, ma probabilmente sono da ricondurre all’inquinamento da plastica, di cui è possibile pensare che sia rimasta vittima. A darne notizia è stata l'associazione Oipa di Ragusa che è intervenuta dopo la segnalazione di un cittadino che aveva notato il giovane esemplare agonizzante ma ancora vivo. Purtroppo però poco dopo, all'arrivo dei volontari, la tartaruga marina era già priva di vita.
«Al momento della segnalazione l'animale come ci hanno riferito era agonizzante. Purtroppo anche se arrivati celermente sul posto l'animale aveva smesso di vivere… Ringraziamo il supporto immediato della biologia Marina WWF Sicilia Area Mediterranea ODV Oleana Prato che è una risorsa insieme ai volontari l'amico Titta di Vittoria – hanno dichiarato dall'Oipa di Ragusa – Non sappiamo le cause delle morte del giovane esemplare ma lo scenario della spiaggia a causa delle forti mareggiate, ci impone quella riflessione sullo stato di salute dei nostri mari invasi da plastica è tutto ciò che purtroppo finisce in mare…».
Secondo quanto riportato dalla IUCN la tartaruga Caretta caretta è considerata una specie a rischio di estinzione (endangered) in Italia, anche se negli ultimi anni la popolazione e le nidificazioni sono aumentate. Viene elencata nell'appendice II della direttiva Habitat (92/43/CEE) e contrassegnata come specie particolarmente protetta. L'Unione Mondiale per la Conservazione della Natura considera i siti riproduttivi nelle isole Pelagie adeguatamente protetti, ma è comunque necessario ridurre le minacce nei pressi dei siti riproduttivi della Calabria ionica.
Un recente studio condotto dall'Università di Bologna in collaborazione con l'Inter-Institute Center for Research on Marine Biodiversity di Fano, ha analizzato le conseguenze dell'inquinamento sulla vita delle tartarughe caretta. Le micro plastiche e i frammenti di plastica in generale sono risultati entrambi fattori pericolosi per la loro fisiologia e per la salute in generale. La plastica infatti si accumula nel tratto finale dell'intestino e secondo quanto osservato dai ricercatori, quasi tutti i campioni osservati (45 individui tra il 2017 e il 2019) presentano tracce di materiali plastici che, tra le altre cose, possono fungere anche da vettori per batteri patogeni. Proprio per questo motivo, la specie è considerata un utile indicatore del livello di inquinamento generale degli ecosistemi marini.
I principali fattori di rischio in ambiente marino per la tartaruga marina, oltre all'inquinamento sono poi rappresentati da catture accidentali attraverso l’attività di pesca e dall'impatto con imbarcazioni. In particolare, nel Mediterraneo, secondo quanto riportato sul sito di Caretta Calabria Conservation, si stimano annualmente 132.000 catture accidentali all'anno. Una minaccia purtroppo ancora molto diffusa, come vi abbiamo mostrato raccontandovi la storia (fortunatamente a lieto fine) della tartaruga ribattezzata Osimhen salvata dal Turtle Point della Stazione Zoologica di Napoli.
Con l'arrivo delle stagioni più calde, le tartarughe Caretta caretta si dirigono sempre più verso la terraferma, dove, ogni estate, nidificano all’interno di tane scavate nella sabbia. È giusto riflettere sull'impatto delle nostre azioni quotidiane e del nostro consumo di plastica che sta causando l’inquinamento dei mari e mettendo a repentaglio la sopravvivenza delle specie più protette.
Il triste episodio della morte della tartaruga di Ragusa dovrebbe spingerci ad impegnarci in modo sempre più efficace nella salvaguardia dei nostri mari e degli esseri viventi che li abitano. Questo è il tempo in cui dovremmo assicurarci che le nostre spiagge siano pronte ad accogliere, tra qualche mese, numerosi cuccioli di tartaruga. Per fare ciò è importante lavorare già da adesso per proteggere questi animali da potenziali minacce causate dall'essere umano, in primis l’inquinamento dei mari.