Un esemplare di quasi 15 anni, la festa organizzata per celebrare l’evento e dare giusto riconoscimento all’attività dei volontari. Un appuntamento che ha anticipato di poche ore il salvataggio di un’altra decina di piccoline appena nate, in grande ritardo rispetto alla media degli altri nidi. Si chiama Simona la tartaruga Caretta caretta liberata a Taranto dalla locale delegazione del WWF, con il supporto in acqua dei subacquei di Enjoy your dive. Il luogo scelto per la liberazione è stato il mare di Lido Bruno, una delle spiagge della città dei due mari.
Si tratta, naturalmente, di un tartaruga abbastanza giovane, considerato che una Caretta può raggiungere gli 80 anni di età e viste soprattutto le dimensioni, con il suo carapace di 47 centimetri a fronte dei 70 di un esemplare adulto. Era stata salvata lo scorso luglio da uno dei volontari in forza al WWF, che l’aveva recuperata mentre si trovava con una costrizione da lenza sull’arto anteriore sinistro a San Pietro in Bevagna. In un primo momento l’animale era stato condotto nel centro dedicato di Policoro. Più di tre mesi di riabilitazione, che hanno richiesto l’intervento anche del personale del Dipartimento di Veterinaria dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro. Prima della liberazione in mare avvenuta, per l’appunto, la scorsa domenica.
«Reti e lenze sono tra le peggiori cause di mortalità – ha spiegato a Kodami il responsabile del WWF Taranto Gianni De Vincentiis – gli attrezzi fantasma che vengono abbandonati dai pescatori rappresentano un grandissimo pericolo per questi animali. Peraltro le lesioni causate da questi oggetti provocano una morte tra atroci sofferenze. Ben che gli vada le tartarughe muoiono annegate. È una fine davvero crudele».
Non a caso era stata inizialmente individuata un’altra area cittadina, il litorale di Viale del Tramonto. Tuttavia proprio la presenza di reti, calate a poca distanza dalla costa nonostante ciò sia espressamente vietato, avrebbe messo a rischio il passaggio dell’animale, con la concreta quanto paradossale possibilità di doverlo recuperare di nuovo appena liberato.
«Quella di Lido Bruno è stata una vera e propria festa di comunità – ha scritto sui social Francesca Viggiano, assessore comunale all’ambiente – Simona, questo meraviglioso esemplare di Caretta, è nuovamente libera. È una grande emozione. Grazie a Fernando, il volontario che l’ha salvata e a tutte le persone intervenute».
L’occasione è stata utile anche per anticipare la prossima riapertura di un altro sito, la Riserva Naturale Regionale Palude La Vela, chiusa dal 2017 dopo che una serie di incendi ne avevano completamente devastato la vegetazione. A farne le spese era stata anche la fauna, che sarà ripopolata anche grazie alla liberazione di una quarantina di specie provenienti dai centri recupero animali selvatici regionali.
Nel frattempo, proprio a testimonianza dell’instancabile attività dei volontari del WWF Taranto, un altro salvataggio si è aggiunto proprio in queste ore agli interventi già eseguiti quest’anno (tra cui quello riguardante Simona). Alcune piccole tartarughe appena nate sono state recuperate in zona Fata Morgana, sempre a Taranto, dopo la segnalazione di alcuni cittadini.
«Sono in ritardo rispetto alla media perché ormai le temperature sono scese molto – ha aggiunto De Vincentiis – questo probabilmente ha causato le difficoltà per l’ingresso in acqua. Torneremo nelle prossime ore a controllare il sito perché è possibile che ci sia un nido non censito. Il che significa che ce ne potrebbero essere altre. Si trovavano sulla spiaggia ma le temperatura bassa, oltre alle mareggiate delle scorse notti, avranno impedito alle piccole tartarughe di superare la risacca. Adesso le abbiamo portate a Policoro, sono state poste in una zona riscaldata con un termoregolatore per riprendere vitalità». Verranno tenute in osservazione per un tempo brevissimo in modo tale che la loro temperatura si stabilizzi e siano in grado di affrontare il mare.