«Cesare era l'ultimo del gruppo dei cani di quartiere che vivevano alla stazione Frullone di Napoli dal 1988. Era una compagnia per tutti coloro che frequentavano la metro e i pendolari erano molto affezionati a lui». Così Simona Provvido ricorda Cesare, il cane di quartiere del Frullone, al quale i cittadini hanno dedicato una targa nella stazione della metro.
Tra loro c'era proprio Provvido che ha un ricordo personale dei cani del suo quartiere. «Fin da bambina ricordo che collaboravo con i volontari portando il cibo. Oggi, a distanza di anni con il supporto della Municipalità abbiamo voluto rendere omaggio raccontando non solo Cesare ma quella pagina di vita cittadina».
Oggi il concetto di "cane di quartiere", cioè adottato dalla comunità e seguito nelle sue necessità da volontari designati dall'amministrazione cittadina, è più diffusa e conosciuta, ma a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta si trattava di un concetto nuovo e quasi pionieristico.
I cani di quartiere vengo sterilizzati, valutati come "non pericolosi" e reimmessi sul territorio. Da quel momento diventano cani di cui è formalmente responsabile il sindaco ma di cui in concreto si occupa tutta la comunità. È proprio questo che è successo con anche con i cani di quartiere del Frullone, di cui Cesare era l'ultimo componente, in un momento storico in cui la sensibilità nei confronti degli animali non era ancora parte della mentalità delle istituzioni locali.
«Già all'epoca – spiega Provvido – ci fu un accordo tra i volontari e l'Asl per permettere a quei cani di vivere liberi, nel modo che preferivano, e pienamente inseriti nella loro comunità». La targa che oggi ricorda Cesare è per tutti loro.
Del cane del Frullone conserva il ricordo anche Luigi Carrozzo, storico volontario e proprietario del Rifugio "L'emozione non ha voce": «Abbiamo dato a Cesare quello che era suo : il diritto di abitare in eterno dove aveva scelto di vivere; una targa è stata scoperta in suo onore presso la fermata della metropolitana "Frullone"dove lui aveva scelto di vivere e dove ha concluso la sua esistenza tra coloro che gli volevano bene. Cesare, cane di quartiere!».
Il cane aveva vissuto infatti per un periodo proprio al rifugio di Carrozzo prima di tornare nella parte della città che sentiva davvero sua: «Negli ultimi tempi, prima che morisse, Cesare fu ospite presso il "rifugio dal volto umano" poi fu deciso di rimetterlo a casa sua e dopo pochi mesi, una mattina, fu trovato senza vita. Oggi si è voluto ricordarlo con questa manifestazione ricordando lui come simbolo di tutti i cani liberi».